L'omicidio di Filomena Bruno
Orta Nova, uccisa dall'ex genero, i familiari citano in causa i cc: «Protezione fu insufficiente»
La famiglia ha deciso di fare causa all’Arma dei Carabinieri e quindi di citare in giudizio i Ministeri della Difesa e della Giustizia
FOGGIA - «Le misure di protezione messe in campo per proteggere Filomena Bruno furono assolutamente insufficienti e comunque non furono quelle previste dalla legge cosiddetta 'codice-rossò». Lo sostengono i familiari della donna uccisa a coltellate il 28 ottobre scorso a Orta Nova (Foggia) dal 36enne Cristoforo Aghilar - ex compagno della figlia della vittima che, arrestato due giorni dopo, ha confessato - i quali hanno deciso di fare causa all’Arma dei Carabinieri e quindi di citare in giudizio i Ministeri della Difesa e della Giustizia. Lo rende noto il legale della famiglia, Michele Sodrio, che parla di «negligenze» nella gestione del caso nei giorni precedenti l’omicidio.
«I familiari - afferma Sodrio - denunciano che Filomena Bruno dovesse essere collocata in una struttura protetta, le cosiddette case-rifugio, espressamente previste dalla legge per la protezione delle donne vittime di violenze. Figli, madre e fratelli della vittima ricordano che Aghilar, già nei giorni e nelle settimane precedenti, aveva pesantemente e ripetutamente minacciato tutta la famiglia della Bruno, tanto che due dei figli fuggirono da Orta Nova facendo perdere le loro tracce, proprio perché terrorizzati dall’assassino». Addirittura, ricorda l’avvocato, due sere prima, il 26 ottobre, Filomena Bruno e il fratello Antonio erano stati minacciati da Aghilar con una pistola.
Nei giorni scorsi le parti sono comparse davanti all’organismo di mediazione del Tribunale di Foggia, attivato su richiesta dei parenti, e «in quell'occasione - sottolinea Sodrio - i due Ministeri non si sono nemmeno presentati, quindi si prevede che nelle prossime settimane la causa proseguirà con un vero e proprio processo civile».