dopo la tragedia familiare

Strage di Orta Nova: assassino e vittime sullo stesso manifesto, è polemica

Filippo Santigliano

Il Comune ha deciso di finanziare le esequie

In una epoca caratterizzata dalla dismisura, la tragedia per i quattro morti dell’omicidio-suicidio di Orta Nova si è già trasformata in polemica. Per via di un manifesto funebre che annuncia quello che già si sa, e cioè che la famiglia di Ciro Curcelli (moglie e due figli) è stata sterminata dal gesto folle del capo famiglia che si è poi tolto la vita. Ma c’è una postilla che nell’era della comunicazione e dell’immagine, anche dei morti purtroppo, ha già provocato contrasti e divisioni: nello stesso manifesto ci sono le foto dell’assassino suicida e delle sue vittime: la moglie e le due ragazze.

Una famiglia che passa dall’interno della sua abitazione al cimitero ma senza i dettagli di una vicenda triste e terribile che si è consumata tra le quattro mura di casa, quelle dove chiunque dovrebbe sentirsi al sicuro, anche se non è più così.
Il manifesto, che non annuncia i funerali per il semplice motivo che non sono stati ancora fissati, è stato fatto affiggere in paese dalla società delle onoranze funebri che - sono in fondo persone navigate nel settore - ritiene evidentemente che i morti siano comunque tutti uguali. Un inno alla Livella, la poesia dell’indimenticato Totò, che nel campo santo di Napoli metteva a confronto l’arroganza del «nobile marchese» signore di Rovigo e Belluno e don Gennaro, il povero netturbino disincantato delle questioni dei vivi perché preso dal mondo serio, quello della morte che «livella» appunto ogni ceto e condizione sociale.
Al netto delle divagazioni che pure hanno alimentato ed accrescono la discussione a Orta Nova, sullo sfondo di questa decisione c’è forse quel sentimento di pietà cristiana, di partecipazione non solo alla sventura di una famiglia ma anche alla debolezza che ha armato la mano della guardia penitenziaria Ciro Curcelli.

Il Comune di Orta Nova, dal canto suo, ha deciso di accollarsi le spese delle esequie che accompagneranno il rito della sepoltura. Un gesto che a sua volta rende l’idea della tragedia collettiva vissuta nel centro del basso Tavoliere, il più grande comune tra Foggia e Cerignola.
Nel frattempo la comunità ortese questa sera scenderà in piazza per una marcia con veglia di preghiera per ricordare questo momento difficile, questo allontanamento forzato di quattro componenti del corpo sociale di quella cittadina che fa comprendere per davvero la bellezza irripetibile di ciò che ci sta davanti: la vita. E nella luce delle torce questa sera si tenterà di superare la commozione per guardare al futuro, per liberarsi dalle ombre negative che accompagnano il quotidiano. Ci sarà il tempo per elaborare quanto accaduto, per capire che cosa non ha funzionato, se magari qualche «intercettore» di emozioni e angosce aveva intuito la situazione personale della guardia penitenziaria e non ha avuto il coraggio di prendere di petto la circostanza. Ma sono soltanto ipotesi, peraltro al vaglio di chi sta conducendo una indagine complessa e delicata.

Sullo sfondo di tutto questo rimane quel manifesto affisso lungo le strade del paese con i nomi e le fotografie di tutti i componenti della famiglia Curcelli, sterminata da un gesto folle e che proprio per questo poteva probabilmente essere riconosciuto. Un manifesto che fa discutere ma che punta a superare un sentimento paralizzante e comprensibile di fronte alla dinamica di una tragedia senza un minimo senso, per aprire, comunque e con oggettive difficoltà di contesto, una traccia di umanità.

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