politica
Decaro usa il «martello», ma per la discontinuità serve il bisturi delle scelte
Quando sei incudine, statti; quando sei martello, batti. Il proverbio popolare descrive meglio di mille pensose analisi la politica pugliese in questi ultimi giorni in cui Antonio Decaro, con il martello della candidatura ormai saldamente in mano, sta menando come un fabbro sull’incudine di Michele Emiliano. Forgiare la discontinuità, questo sembra l’obiettivo non detto ma palese dell’ex pupillo. Decaro ha cominciato dalla partita più difficile, quella di fare fuori dalle liste il suo predecessore: il primo colpo di martello si è abbattuto proprio su Emiliano e sulla sua candidatura. Il governatore uscente se l’è presa, ma in questa fase è incudine e deve incassare i colpi.
E poi il secondo colpo di martello si è abbattuto più giù, con il no alla candidatura di Alessandro Delli Noci, creatura politica del governatore uscente e tutt’ora coordinatore regionale di «Con», la lista civica delle truppe emilianiste. Delli Noci è indagato a Lecce per corruzione, tanto da essersi dovuto dimettere sia da assessore che da consigliere regionale per evitare l’arresto. Ciò nonostante voleva riprovare a correre: a dargli coraggio erano stati alcuni passaggi con cui il tribunale del riesame aveva espresso dubbi su alcuni aspetti dell’inchiesta; quei passaggi però non sono evidentemente bastati a Decaro, che quindi ha cassato la candidatura ritenendola inopportuna. Delli Noci ha parlato di giustizialismo ma forse dietro c’è anche altro: dopo aver martellato Emiliano, Decaro vuol ridurre ai minimi termini l’emilianismo, cioè quel controverso civismo extralarge che ha imbarcato tutto e il contrario di tutto. La formula la fornì lo stesso Emiliano in una intervista alla Gazzetta del 2018: «Ho preso un ragazzo di destra e ne ho fatto il vicesindaco di Lecce» disse, riferendosi proprio a Delli Noci. E chi è passato dalle file del centrodestra alle braccia di Michelone ha sempre trovato una poltrona calda su cui sedersi, da Cassano a Lacatena, giusto per fare due nomi poi ritornati come un pendolo dalle braccia di Michelone alle fila del centrodestra. Che ora Decaro voglia chiudere quella stagione lo suggerisce anche il terzo colpo di martello: la partenza della campagna elettorale, il suo debutto da candidato governatore dopo l’incoronazione di Bisceglie, è avvenuta nella festa dell’Unità di Nardò. Non è una città qualsiasi. Qui il sindaco si chiama Pippi Mellone: fieramente di destra, appoggiato da CasaPound, immortalato a braccio teso durante una cerimonia del «presente» in ricordo del camerata Sergio Ramelli.
Eppure Mellone è di Emiliano amico e sodale: lo ha appoggiato alle primarie interne del centrosinistra nel 2020 e poi ha candidato una sua assessora nella lista «Emiliano sindaco di Puglia» con grande scorno del PD locale. Recandosi a Nardò Decaro dice implicitamente che l’aria è cambiata e non è più il tempo di quel civismo strabico che guarda soprattutto a destra. Facendo tra l’altro contentissimo quel mondo della sinistra salentina che (anche per questi motivi) con Emiliano non ha mai avuto feeling: storico il gelo con il già segretario regionale Sergio Blasi; notoria la distanza dall’enfant prodige Donato Metallo, ormai scomparso; più sotterraneo il distacco con Loredana Capone, alla quale il posto da capolista del PD alla Camera fu soffiato all’ultimo momento dal capo di gabinetto di Emiliano, Claudio Stefanazzi. Quel mondo oggi non si straccia certo le vesti per le martellate di Decaro sull’area emilianista. Se rimanesse tutto qui, però, il posizionamento di Decaro sarebbe poca cosa: algoritmi da ceto politico, segnali per i cultori della materia.
La discontinuità vera è altra cosa e non si forgia a colpi di martello ma con il bisturi delle scelte. Sull’occupazione del potere e delle partecipate, dalle Asl all’Arpal fino al potentissimo Acquedotto Pugliese, cosa vuole fare Decaro? E mentre la Xylella avanza e invade la piana degli ulivi millenari, parole e azioni saranno improntate alla scienza o alle chiacchiere? E ancora: l’Ilva va decarbonizzata con il gas o c’è un’altra strada? I fondi europei e complementari vanno spesi per sciogliere i nodi del sottosviluppo o dispersi in mancette sulla base di accordi trasversali e clientelari? E sulla pressione urbanistica che grava sulla Puglia, Decaro sta con chi vuole aumentare le cubature o con chi vuole ridurre e rigenerare? Sono solo alcune delle mille domande a cui l’europarlamentare, ormai candidato presidente, deve dare risposta. Potrà così dimostrare che la lotta politica andata in scena quest’estate aveva l’obiettivo politico di una reale discontinuità e non serviva semplicemente a cambiarsi di posto tra incudine e martello.