L'analisi
Elezioni regionali, in Puglia se c'è una destra «reale» è ora che batta un colpo
Si riscontra, in alcune realtà, una discrepanza tra la forza e il consenso della destra, e mi riferisco a Fratelli d’Italia, a livello centrale - nazionale e alcuni territori e Regioni. Discrepanze dovute a fattori politici certamente ma soprattutto a modelli di classe dirigente
Si riscontra, in alcune realtà, una discrepanza tra la forza e il consenso della destra, e mi riferisco a Fratelli d’Italia, a livello centrale - nazionale e alcuni territori e Regioni. Discrepanze dovute a fattori politici certamente ma soprattutto a modelli di classe dirigente. Il caso della Puglia.
La destra non decolla. Una motivazione bisogna pur averla o trovarla. Avrebbe una intera area dove poter lavorare, pianificare, organizzare. Ci sono conflitti personali nel cuore della classe politica che governa il partito della Presidente del Consiglio? Evidentemente sì. Inconcepibile certamente.
Come si fa a non creare una strategia che possa mettere insieme le diverse anima che in sintesi è riconducibile a tradizionalisti e innovatori. Il punto d’intesa lo su sarebbe dovuto già trovare e convenire a una giusta saggezza oltre il personale. Ma la Destra purtroppo pecca di questa distonia.
L’individualismo risulta essere maggiore di un processo organico che guardi al di là di ogni steccato. In modo particolare in una geografia regionale dove le sinistre hanno veri problemi di fondo e cadute di stile che sta rompendo pezzi di maggioranza in una visione in cui la conservazione pone seri dubbi sia nell’ambito strettamente politico sia sul piano operativo elettorale.
Non credo che esista una sinistra monolitica che possa esprimere un obiettivo e un indirizzo comune. Questo è ancora più pesante per una destra che invece di ricompattare tutti e tutto non riesce a cucire ciò che sarebbe non difficile potenzialmente armonizzare. Invece no. Certo dopo Giuseppe Tatarella manca una sostanziale leadership. Ma questo non significa ripartire.
Il vero problema è stato forse l’incarico di Raffaele Fitto in Europa. Si poteva fare a meno? Credo di no. Ciò però non vuol dire che Fitto non potrebbe non occuparsi del partito in Puglia. Dovrebbe farlo con una presenza maggiore. Sarebbe, in un contesto del genere, l’unico leader che potrebbe legare i diversi contesti. Perché, si vuole o meno, è l’unica personalità che ha la possibilità di ridurre le divergenze. La sua eredità democristiana è un fatto fortemente positivo per una Destra che sappia guardare al futuro e non a un passato che è senza senso e resta soltanto memoria.
Il passato e la storia della Destra sono ormai in archivio: non dimenticarli e punto. Fratelli d’Italia non è assolutamente il Movimento Sociale Italiano (Msi) e tanto meno Alleanza Nazionale. Entrambi, anch’essi dunque, restano storia. Invece ciò che interessa l’elettorato è il presente e il domani.
In una società in transizione tutto diventa non omologabile a un ieri che non c’è più. Sono cambiate generazioni rispetto a Fiuggi ed è mutato un modo di pensare anche la politica. Si pensi a quello che oggi si vive nel tessuto umano, economico, culturale. La mia generazioni, quella che faceva politica nel 1995 e oltre, è politicamente passata. Completamente.
Ciò che abbiamo davanti è altro. L’obiettivo è, invece, quello di poter governare, e in questo caso poter amministrare, una Regione Puglia che le sinistre hanno monopolizzata. I conflitti personali devono smettere di esistere. Credo che Raffaele Fitto per la sua storia e per la sua attuale posizione e autorevolezza potrebbe ancora giocare un ruolo importante.
Non bastano i parlamentari, i consiglieri regionali, comunali. Occorre una strategia progettuale politica omogenea per fare rinascere una destra che non appare ma che c’è. Da una Destra che non appare a una Destra vitale, reale, viva. Una Destra reale e presente in termini di Progetto Politico. Battesse un colpo se c’è una Destra reale, consapevole che è partito di Governo, strategica e culturale.