politica pugliese

Gli Amleti Emiliano e Decaro, il dilemma candidature davanti alla porta vuota

Bepi Martellotta

Di certo c’è che Antonio Amleto nel frattempo nicchia, sfugge alle domande tranchant, riflette e lancia frecciatine al suo «mentore»

Tornare (a Bari) o non tornare? Essere (presidente della Regione) o non essere? Antonio Decaro sta vivendo i dilemmi di Amleto, mentre un esercito di formiche, gli aspiranti consiglieri regionali, si scervella su come trovare un seggio sicuro nella prossima assise collocandosi nella lista giusta (e meno male che sono rimasti 50 posti, sennò sai che bordello di voti per entrare nei 40!).

Antonio Amleto non fa nulla per nascondere i suoi dilemmi, anzi. Sa che spingere un bottone nell’ininfluente Europarlamento significa mettersi a riposo. Sì, gli può capitare che un voto favorevole al riarmo europeo faccia saltare sulla sedia la leader del partito e gli alleati grillini, ma poco cambia rispetto ai «poteri veri», quelli che altri burattinai tengono a casa sua mentre lui sta a girare sulla giostra delle «raccomandazioni» di Bruxelles. E il rischio è che tra qualche anno manco si ricordano che aveva la fascia tricolore...

Antonio Amleto non sa che fare e il suo unico, vero, ostacolo in questo momento è colui che si considera il suo principale sponsor, Michele Emiliano. Anche lui in «fase amletica». «Che fare?», si chiede Michele Amleto. Mollare le redini della Regione rinunciando pure alla candidatura a consigliere regionale semplice, dunque al controllo del «figlioccio» governatore, o tenere il punto con Roma?

Pare che il dubbio si stia sciogliendo a favore di un abbandono dell’idea di restare a Bari, in cambio di una promessa futura per un posto al sole da ministro nel governo di centrosinistra, se e quando arriverà. E dunque se Michele Amleto si toglie i dubbi mollando Bari, se li scioglierà anche Antonio Amleto tornando a Bari. Si vedrà.

Di certo c’è che Antonio Amleto nel frattempo nicchia, sfugge alle domande tranchant, riflette e lancia frecciatine al suo «mentore», il Michele amletico, che gliele ricambia con affetto. Antonio sa che 500mila voti sono tanti, troppi da gestire. E sa che quel mezzo milione di consensi che lo hanno portato all’Europarlamento sono piaciuti al Pd quando servivano a prendere seggi a Bruxelles, ma oggi piacciono meno. Anzi, sono pure un po’ temuti... metti che Antonio Amleto visti i consensi decide di scalare il partito? E invece di spingere bottoni a Bruxelles, da governatore eletto a Bari domani decide di dare una spallata alla leadership del Pd nazionale? Insomma, forse meglio tenerlo lì - è il mood che sta frullando nella testa di qualcuno al Nazareno - magari uno che si candida in Puglia lo troviamo comunque e chiunque sia, poco cambia rispetto all’esito delle urne, tanto il centrodestra lì è seppellito da vent'anni.

Anche Michele Amleto, però, è temuto. Una specie di «spina nel fianco» del Pd da quando ne divenne protagonista e fondatore, nel 2009. Mal digerito da tutti i segretari che si sono avvicendati da allora, ora è guardato a vista dalla leader Schlein, né più né meno come gli altri cacicchi territoriali (De Luca su tutti) dei quali i vertici Dem di Elly farebbero volentieri a meno, se non gli fossero indispensabili per i voti. E che, appena possono, «sistemano» da qualche parte: è toccato a Orlando, dissidente interno mandato a perdere nelle regionali liguri. Ed è toccato a Bonaccini, sfidante interno alle primarie per la leadership e allontanato dall’Emilia con una sistemazione a Bruxelles. Biglietti di andata senza ritorno al Nazareno, un «repulisti» nel quale ci è finito, dopo tentennamenti, lo stesso De Luca, convinto a lasciare il posto da candidato governatore al peggiore dei suoi nemici, il grillino Fico.

In Puglia, invece, il quadro non si schiarisce. E nei dubbi amletici di Antonio e Michele ci si è voluto infilare pure Vendola, pronto a ricandidarsi da consigliere semplice - come Emiliano - dopo aver governato metà del ventennio delle «primavere pugliesi». Una roba mai vista in politica e nei 55 anni di Regione: gli imperatori dell’esercito che vogliono tornarci da colonnelli... Un altro ostacolo al percorso che Elly prova a tenere in piedi nella sua idea di campo largo, dove le alleanze si fanno prima dei candidati e nei territori si spinge sul «repulisti» dai potentati locali. La beffa è che gli ostacoli - con annessi dubbi amletici - le capitano proprio in Puglia, dove il Pd gioca a pallone con la porta vuota degli avversari.

Come uscirne? Emiliano probabile che alla fine ci ripensi e faccia un passo indietro «per il bene del partito». Vendola pure, se nel puzzle delle candidature delle «formiche» nei collegi pugliesi si lascia un po’ di campo libero a qualcuno dei suoi. Antonio Amleto, nel frattempo, medita, prende tempo, fa melina perché tanto la partita è lontana e la squadra avversaria non esiste. Semmai, il problema è preparare la macchina della Regione, dove Emiliano continua a piazzare i suoi in posti strategici.

Mister 500mila preferenze, assediato (e insidiato) come il vincitore di un superenalotto, rischia di essere costretto, dopo la giocata miracolosa, a scapparsene all’estero? Difficile che accada, ma i dubbi amletici resteranno, almeno sinché gli altri Amleto non gli lasceranno il palcoscenico tutto per lui.

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