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Esami di maturità, un percorso di consapevolezza

pasquale del vecchio

Nel proliferare di notizie, la scuola si riappropria, seppur per un breve tempo, dell’attenzione mediatica e sociale che dovrebbe esserle sempre riservata

Puntuali come ogni anno, gli esami di maturità irrompono nella cronaca quotidiana del bel Paese. Ad attendere l’avvio di queste importanti prove didattiche, insieme alle classi quinte pronte ad affrontare la lunga maratona che le traghetterà dal mondo della scuola a quella della vita adulta, c’è una larga parte dell’opinione pubblica. Tra le certezze del periodo, lo spolvero canterino della celebre Notte prima degli esami di Venditi che, al pari dei tormentoni natalizi, si ritrova in vetta alla top ten da Superclassifica Show di maturandi e nostalgici affezionati. Nel proliferare di notizie, anticipazioni e soluzioni svelate nel tempo di un click, la scuola si riappropria, seppur per un breve tempo, dell’attenzione mediatica e sociale che dovrebbe esserle sempre riservata.

Pescando nella cronaca dell’avvio della maturità degli scorsi giorni, una menzione particolare va riservata ai quesiti della seconda prova per i licei scientifici, sorprendentemente arricchiti da pensieri illustri o contesti di studio di inusuale profilo artistico. I due problemi di matematica, infatti, presentavano rispettivamente una citazione di Cartesio sull’importanza della immaginazione nel divenire della ragione e una frase attribuita a Platone sulla bellezza come capacità di mescolare il finito e l’infinito. Ad arricchire, invece, uno dei quesiti sullo studio di funzione, foto e didascalia di una celebre opera futurista di Boccioni che rappresenta un uomo nel suo veloce avanzare nello spazio.

Quali motivi abbiano spinto gli estensori di tali prove ad una articolazione così profonda e ricercata? L’intento era stimolare la concentrazione o smorzare le legittime ansie dei fortunati maturandi? Non lo sapremo mai, ma è lecito sperare che il risultato di tali scelte, al pari di una semina fiduciosa, possa vedere spuntare, nei giovani esaminandi, germogli di consapevolezza sulla direzione da intraprendere nelle loro scelte future. Auspicabile è che nel proseguire la loro formazione in ambito scientifico abbiano compreso quanto necessario sia allenare la creatività per cogliere i frutti della ragione, aprire l’animo all’infinito per poter abitare il finito delle loro esistenze, e che la ricerca del proprio posto nel mondo richieda la capacità di fare spazio a chi ci è prossimo pur preservando quanto di più vero è alle radici del proprio io.

In egual misura è doveroso augurare a coloro che decideranno di incamminarsi in studi di area umanistica e sociale, incursioni culturali nei domini della scienza e della tecnologia, strumenti necessari nel futuro delle loro professionalità. Abbiamo sicuramente bisogno di ingegneri e di figure professionali che in qualsiasi ambito, dalle imprese, alla medicina ed all’agricoltura, sappiano sviluppare e applicare le tecnologie, ma la soluzione a questo crescente fabbisogno di competenze non può trascurare il benefico apporto della cultura umanistica, della filosofia, della letteratura, dell’arte, della musica. La comprensione della realtà, nella sua multiforme e complessa articolazione, richiede il superamento della dicotomia tra cultura classica e scientifica, ormai stantia ed anacronistica.

Nelle strofe finali della sua celebre canzone, Venditti richiama la voglia di cambiare come una delle scoperte più belle da compiere nel mentre si avanza sul palcoscenico della vita. Che la maturità sia per le studentesse e gli studenti di oggi, così come per quelli di ieri ancora capaci di rivedersi maturandi, un percorso di continua scoperta e consapevolezza.

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