l'analisi
Comuni al voto, ecco un’Italia più civica e meno ideologica
Le elezioni amministrative del 25 e 26 maggio sono state un banco di prova, seppur parziale, per misurare umori e tendenze in un’Italia sempre più frammentata
Le elezioni amministrative del 25 e 26 maggio hanno portato al voto 126 comuni italiani, tra cui un capoluogo di regione e tre di provincia, per un totale di circa 2 milioni di elettori chiamati a eleggere sindaci e consigli comunali. Un banco di prova, seppur parziale, per misurare umori e tendenze in un’Italia sempre più frammentata. I risultati restituiscono un quadro articolato tra conferme scontate e sorprese locali, in particolare nelle aree a forte tensione economico-sociale. A Genova e Ravenna nessuna sorpresa. Qui il centrosinistra - o «campo largo», secondo la più recente retorica politica - ha sbancato già al primo turno. Dopo otto anni di governo di centrodestra, a Genova, la vittoria di Silvia Salis affonda le radici nella solidità dimostrata alle ultime regionali, mentre a Ravenna il successo è anche frutto dell’eredità del sindaco Michele de Pascale, recentemente eletto alla presidenza dell’Emilia Romagna. Il testimone del «buon governo» è così passato al nuovo candidato di centrosinistra, Alessandro Barattoni, in un contesto in cui la continuità ha vinto sulla retorica del cambiamento.
Ben più incerta la situazione a Matera e Taranto, dove si andrà al ballottaggio l’8 e 9 giugno, ma in entrambe le città i progressisti sono in vantaggio, con Roberto Cifarelli e Piero Bitetti. A Matera, ha giovato la trasposizione meccanica dell’unità dell’opposizioni nazionale alle elezioni comunali, tant’è che Cifarelli ha superato il 40%; a Taranto, al contrario, attorno alla candidatura di Bitetti, si è coagulato un accrocco di liste di partito: dal Pd, alla Dc di Totò Cuffaro, e di liste civiche che durano lo spazio di una campagna elettorale. La coalizione Bitetti ha raggiunto il 37,43%, quella di Tacente il 26,3%, il centrodestra di Lazzaro il 19,18%, le civiche di Di Bello il 5% e Mario Cito figlio del noto ex sindaco Giancarlo l’0,8%.
Un particolare degno di riflessione: i candidati a sindaco Bitetti e Tacente hanno preso meno voti delle somme delle liste delle singole coalizioni. Brutto segno. A Taranto, in specie, il dato da rimarcare è l’affluenza, che si attestato al 56,60 rispetto al 2022 (52,21%), smentendo le attese di un’astensione record in una città ferita da decenni di crisi industriale e disillusione politica. Un segnale che la società civile tarantina è ancora capace di reagire.
Nel capoluogo ionico a contendersi la fascia tricolore saranno due coalizioni molto diverse. Da un lato, Piero Bitetti, sostenuto - come visto - da Pd e un’ampia - forse troppo ampia - alleanza che mette insieme sigle e personalità disparate, in un’operazione di contenimento del rischio piuttosto che di rinnovamento. Dall’altro, Francesco Tacente, espressione di una coalizione civica che ha intercettato consensi grazie all’adesione di figure esperte, protagonisti di lungo corso nella scena politico-amministrativa locale. Due modelli in contrasto: uno schieramento, seppur rammendato dal filo politico, contro una proposta civica più ibrida, la cui la lista «Prima Taranto» è un favore a Matteo Salvini, senza la Lega di Matteo Salvini. Un escamotage elettorale che lascia, politicamente, il tempo che trova. Complessivamente, la coalizione Tacente potrebbe attirare anche voti trasversali al secondo turno. Il centrodestra, orfano della Lega, con una classe dirigente incapace di guardare al di là della propria identità, si è dovuto accontentare del terzo posto, restando fuori dai giochi. Per dirla tutta, il centrodestra dimezzato dovrà rivedere la postura politica, dato che con la politica muscolare non si va lontano. La stessa sorte è toccata al Movimento 5 Stelle, che però può leggere con soddisfazione il proprio risultato, avendo candidato una performante Anna Grazia Angolano. Nonostante l’esclusione dal ballottaggio, i pentastellati migliorano nettamente rispetto al 2022, quando si erano appiattiti sul sostegno all’ex sindaco Melucci.
Una nota significativa: il M5S ottiene risultati migliori se corre da solo con un proprio candidato, piuttosto che quando si annulla dentro alleanze eterogenee. È una lezione che Giuseppe Conte dovrebbe considerare con attenzione in vista delle prossime sfide elettorali. Domenica è l’ultimo giorno utile per gli apparentamenti e si vedrà con chi si accoppierà Bitetti e idem Tacente. Sulla base dell’esperienza la campagna elettorale del ballottaggio è diversa, non è un pranzo di gala, anzi è molto più impegnativa dove il candidato a sindaco dovrà giocarsi la partita con le proprie qualità politiche, culturali e umane. In sintesi, questo turno di amministrative conferma la tenuta del centrosinistra nei suoi feudi storici, ma rivela anche una competizione locale più aperta. I ballottaggi di giugno - non solo a Taranto - potrebbero infatti rivelare un’Italia diversa: più civica, meno ideologica, ma ancora capace di esprimere domande forti di rappresentanza. Sarà la capacità di rispondere a queste domande a fare la differenza.