L'analisi
Leone XIV, le radici e il futuro nel segno di un nome
Papa Robert Francis Prevost ha scelto di chiamarsi Leone XIV, richiamando esplicitamente la figura di Leone XIII, il pontefice che, a cavallo tra la fine dell’Ottocento e il primo Novecento, segnò una svolta decisiva per la Chiesa
Papa Robert Francis Prevost ha scelto di chiamarsi Leone XIV, richiamando esplicitamente la figura di Leone XIII, il pontefice che, a cavallo tra la fine dell’Ottocento e il primo Novecento, segnò una svolta decisiva per la Chiesa. Con l’enciclica Rerum Novarum, Leone XIII affrontò la questione sociale sottraendola all’egemonia del socialismo e aprendo la strada alla dottrina sociale della Chiesa. «La dottrina sociale della Chiesa è parte essenziale e, quasi, ontologica della Chiesa stessa, della sua esistenza e della sua missione: senza di essa non avremmo una Chiesa che si propone «strumento» di salvezza per l’uomo e, come ormai la consapevolezza è maturata, per il Creato.
Una salvezza «integrale» e immanente, perché il fine della salus animarum accompagna l’uomo storico, nel «qui e ora», e non posticipa all’aldilà il compimento della chiamata e la realizzazione del bene, della felicità, dell’armonia tra l’uomo e con il Creatore e il Creato.
È da quel solco che Papa Prevost sembra voler ripartire: una Chiesa riformista, capace di parlare al mondo senza piegarsi a esso. Il nuovo Papa, da un lato, non incarna una visione sovranista-populista, la cui produzione di governi illiberali si stanno diffondendo a macchia d’olio in Europa, dall’altro, usa la chiave di lettura della realtà che considera i fenomeni politici, economici e sociali come espressione delle relazioni tra gli Stati e i popoli, e non come mere dinamiche interne ai singoli Paesi. È una visione anche mondialista, nel senso di aperta al mondo, attenta agli equilibri globali e capace di costruire ponti anziché muri.
Di conseguenza, Papa della pace contro la guerra. Leone XIV è un uomo del mondo: nato a Chicago, il cui nonno paterno di origini italiane, ha vissuto a lungo nelle periferie sudamericane, in particolare in Perù, che considera la sua seconda patria.
È lì che ha maturato la sua vocazione missionaria e la sua attenzione agli emarginati e agli ultimi, portando con sé uno stile pastorale profondamente agostiniano: vicino alla gente, sobrio, concreto. Dal primo gesuita al primo agostiniano Papa. La Chiesa nella sua apparenza statica, dinamica nella scelta dei suoi Pontefici. Non a caso, al suo primo affaccio in piazza San Pietro, ha salutato anche in spagnolo, in ricordo dell’argentino Francesco e del suo Perù. Il profilo di Leone XIV si inserisce in una cultura di riformismo gradualista, fatta di compromesso e pragmatismo, che richiama elementi sia del pontificato di Francesco (con cui condivide lo spirito pastorale e la centralità delle periferie), sia di quello di Benedetto XVI - di cui conserva l’attenzione alla dottrina -, pur mantenendo una personalità autonoma e una formazione distinta.
È probabile che la sua elezione sia il frutto di un’alleanza tra il Nord e il Sud America: due anime della Chiesa che oggi si trovano a esprimere anche due delle figure più influenti a livello globale. Da una parte, Leone XIV alla guida del cattolicesimo; dall’altra, il presidente degli Stati Uniti a capo della maggiore potenza mondiale. Due leadership forti, che incideranno - ciascuna a suo modo - sulle sorti dell’umanità.