dal mondo

La nostra epoca come un campo di mine pronte a esplodere

gino dato

L’impiego della paura serpeggia persino nell’ultima strategia statunitense, quella delle pizze che, quasi come avvertimento, sono state recapitate ai giudici federali

«Mi piacerebbe essere Papa, sarebbe la mia scelta numero uno». Non sappiamo quanto scherzosa fosse la risposta che Donald Trump ha sfoderato ai giornalisti che gli chiedevano previsioni sul successore di papa Francesco. Ma un pizzico di megalomania dobbiamo però riconoscerla al fondo della battuta del presidente. Il quale, al giro di boa dei cento giorni, si fa scudo del motto «Make America Great Again».

L’ironia, insomma, non è il forte del Grande tra i Potenti, che, governati dalla paura, spesso governano la Terra con la stessa arma, la paura. Frequente ed emblematico, perciò, nella gestione degli ultimi conflitti e delle recenti tensioni, il ricorso a questa infallibile persuasione. Trump non ha esitato a intimorire i contendenti ucraini e russi: sollevando al dubbio che Putin volesse prendersi gioco di lui, ha minacciato un «passo indietro» se Kiev e Mosca non avessero raggiunto un accordo. Kaja Kallas, alta rappresentante per la politica estera della UE, a chi, dai palazzi del Cremlino, avrebbe voluto rimuoverla e imprigionarla, ha risposto: «Questo è il modo in cui operano i russi: minacciare e intimidire. Vogliono che abbiamo paura delle loro minacce. La risposta è non averne». Ed Elon Musk, magnate vicino a Donald Trump, ha avuto buon gioco nel recitare la parte dell’abile Cassandra profeta di sventure  quando, negli effetti della guerra dei dazi, ha prospettato «un vero massacro in Europa: le vostre famiglie, i vostri amici saranno tutti a rischio...».

L’impiego della paura serpeggia persino nell’ultima strategia statunitense, quella delle pizze che, quasi come avvertimento (guarda che so scovarti…), sono state recapitate agli indirizzi privati di giudici federali e delle loro famiglie, rei di ostacolare la politica di Trump. Le guerre civili, come quelle economiche, insomma si vincono convocando in campo la paura. Antica quanto l’uomo, corre sempre in soccorso del più forte, tiranno o potente, che sa suscitarla negli altri,  tacciandoli, ammutolendoli.  Perché l’arma della paura è sempre la più persuasiva, di sicuro effetto quando si devono reprimere i sudditi, addomesticare gli elettori e indurre le tensioni nei popoli. La paura come instrumentum regni, esercizio del potere, ha fatto un salto di qualità oggi che, grazie ai media globali, si allea e si mescola alle minacce di terrorismo, camuffandosi persino da strumento e linguaggio diplomatici, ostensibili da parte dei neofiti dei conflitti e delle contese, i portabandiera, i guru assurti a eminenze grigie dei grandi della Terra. Il terrorismo come pratica di intimidazione e di riduzione dell’altro a schiavitù psicologica e materiale ne ha fatta di strada. Nasce e si corrobora del sentimento distruttivo del tirannicida solitario e viene praticato nella storia soprattutto dalla frange anarchiche.

Nella seconda metà del Novecento il terrorismo come ideologia ha poi macchiato la storia europea di tanto sangue, una lunga stagione in cui si è organizzato nella «strategia della tensione». Infine, con l’insorgere di conflitti epocali tra i popoli e l’accendersi di frange terroristiche, ha incrinato la convivenza. Il terrorismo, così, fa un altro salto e diventa «orrorismo», paura collettiva e paura di tutto, panica, seminando lo stato costante di insicurezza. Ed è a questo che mirano le profezie sciagurate di questi nostri giorni, quando le sorti di scontri epocali come le guerre civili o le guerre commerciali fanno leva sulle metamorfosi degli stili di vita e schiacciano nell’indifferenza i principi di condivisione e di pratica dell’umanità.

Viviamo un’epoca simile a un campo disseminato di bombe, pronte a esplodere a ogni passo imprudente. Fragili  sono i protagonisti della nostra epoca ma ancor  più lo sono i loro genitori e le generazioni dei  figli, questi ultimi privi di bussola e pronti a lavare con il sangue anche contese assai minori.

Privacy Policy Cookie Policy