L'analisi
I Csm «estratti a sorte» saranno il vero colpo alla nostra magistratura
Nel più assoluto silenzio si sta consumando un gravissimo stravolgimento della nostra Costituzione
Nel più assoluto silenzio si sta consumando un gravissimo stravolgimento della nostra Costituzione.
Il disegno di legge sull’ordinamento giudiziario in discussione in questi giorni, infatti, sembra interessare i media solo in quanto introduce la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri: problema annoso e assai controverso, certo, ma che di per sé non comporta un nuovo assetto costituzionale della magistratura, visto che sia per i giudici sia per i pm restano le guarentigie di autonomia e indipendenza da ogni altro potere (quanto alle aspettative dei fautori della riforma, che si illudono di «tagliare le unghie ai pm», credo che avranno delle amare sorprese …).
Lo stravolgimento della Costituzione, invece, si realizza con i nuovi Consigli superiori della magistratura che verranno istituiti, l’uno per i magistrati giudicanti e l’altro per i requirenti, che saranno organi completamente differenti rispetto all’unico Csm oggi esistente. Nell’attuale impianto costituzionale il Csm, organo di governo della magistratura, è inevitabilmente elettivo: solo in quanto tale, infatti, può essere pienamente rappresentativo dei «corpi» che lo esprimono, la magistratura da un lato e il parlamento dall’altro. E la sua funzione è considerata talmente delicata, che i componenti «laici» vengono eletti dal Parlamento con modalità tali da sublimare la funzione di garanzia loro affidata, vale a dire con una maggioranza addirittura superiore rispetto a quella richiesta per l’elezione del Presidente della Repubblica (2/3 del parlamento, come per i giudici della Corte costituzionale); mentre il prestigio dei componenti «togati» è loro assicurato dall’essere espressione della totalità dei magistrati, che li eleggono assicurando percentuali altissime di partecipazione al voto.
Ebbene, la riforma in via di approvazione (ma sarebbe più giusto chiamarla controriforma) snatura completamente il disegno dei padri costituenti.
I due Csm proposti, infatti, non saranno più rappresentativi della magistratura e del parlamento, in quanto i loro componenti non verranno più eletti ma solo … sorteggiati: i togati tra tutti i magistrati, i laici tra i professori universitari e gli avvocati inseriti in un elenco predefinito.
È il lessico stesso adottato dalla riforma a dare conto di questo snaturamento: i componenti dei due CSM verranno «estratti a sorte». Si badi: «estratti a sorte», come i biglietti della lotteria di Capodanno. Ebbene, con quale autorevolezza, con quale prestigio, potranno mai «governare» la magistratura i due Csm «estratti a sorte»? È lecito domandarselo, visto che di autorevolezza e prestigio i componenti del Csm hanno bisogno per adottare - e fare accettare - i delicati provvedimenti che riguardano la magistratura, vale a dire uno dei poteri dello Stato: ad esempio, con quale spirito la collettività potrà accettare la nomina di un presidente di Corte d’Appello, o di un procuratore della Repubblica, che viene da un organo non elettivo/rappresentativo ma semplicemente «estratto a sorte»?
Il problema si pone con ancora maggiore acutezza per la funzione disciplinare, che la riforma sottrae al Csm per affidarla a una Alta Corte di nuova istituzione. Da tempo si ravvisava la necessità di un simile organo, che tuttavia avrebbe dovuto riguardare tutti i magistrati, ivi compresi i giudici amministrativi e contabili. Invece, l’ineffabile costituente nostrano istituisce l’Alta Corte solo per i «magistrati ordinari», mentre gli altri continueranno a godere di una giurisdizione disciplinare «domestica».
Per giunta, anche la maggioranza dei componenti dell’Alta Corte verrà «estratta a sorte», con quale autorevolezza nell’esercizio della delicatissima funzione disciplinare è facile immaginare. Insomma, si ha la netta impressione che il legislatore costituente voglia colpire la magistratura ordinaria, con lo scoperto fine di ridurne il potere.
So bene naturalmente, anche per averne fatto parte, che non sempre il Csm è riuscito ad assicurare trasparenza e imparzialità nei propri provvedimenti; e so, anche, quanto vicende come quella del magistrato Palamara abbiano contribuito ad eroderne il prestigio. Ma, appunto, l’obiettivo dovrebbe essere quello di rafforzare l’autorevolezza del Csm, non certo porla nel nulla eliminandone la rappresentatività. Il tanto deprecato «correntismo» del Csm, alla fin fine, è un difetto connaturato all’elettività dell’organo, e dunque alla rappresentatività democratica. E la soluzione non può certo essere quella di eliminare la rappresentatività del Csm per sanarne i difetti, esattamente come non è pensabile eliminare la democrazia solo perché è imperfetta.
Diversamente, è inevitabile che sorga spontanea una domanda: ma a che serve eleggere parlamentari, consiglieri regionali, comunali, etc.? Non sarebbe meglio un bel sorteggio?