L'analisi

«Garibaldi» museo navale: Taranto è in affanno nel confronto con Genova

Luigi Binelli Mantelli

La decisione in merito al futuro della nave è ancora incerta in quanto è in atto una trattativa con l’Indonesia per una possibile vendita dell’unità e in secondo luogo occorre trovare i finanziamenti (o i finanziatori) per l’impresa di musealizzazione

La «Gazzetta» ha pubblicato un ottimo ed equilibrato articolo a proposito della musealizzazione di nave Garibaldi, dopo il suo disarmo. Facendo seguito alla (per ora) garbata polemica suscitata dalla indicazione della città di Genova anziché Taranto quale sede del futuro museo galleggiante, vorrei fare alcune precisazioni. La decisione in merito al futuro della nave è ancora incerta in quanto è in atto una trattativa con l’Indonesia per una possibile vendita dell’unità e in secondo luogo occorre trovare i finanziamenti (o i finanziatori) per l’impresa di musealizzazione, che ha costi non irrilevanti, qualora la vendita non andasse a buon fine.

Sul primo punto non entro nel merito delle decisioni del Governo e dello stato maggiore Marina, ma, quale ex comandante del Garibaldi per oltre 2 anni (94-96), come ex comandante in capo della squadra navale e soprattutto come marinaio mi permetto di dissentire in quanto il Garibaldi, dopo oltre 40 anni di onorato servizio ha assunto un valore iconico non solo per la nostra Marina, ma per la nazione intera e cercherò di spiegarne i motivi. Sul secondo punto, finanziamenti e scelta della sede museale, non vi è dubbio che la Difesa e la Marina dovranno partecipare in solido e significativamente, non solo per mantenere il controllo sulla gestione della nave museo, ma anche per coagulare intorno all’impresa sostenitori e finanziatori del comparto industriale e scientifico nazionale.

Il centro studi «Giuseppe Bono» è un buon punto di partenza, ma dovrà raccogliere forze attive e proattive per costruire un business plan credibile e sostenibile attingendo a vasto raggio nel mondo di cui sopra. Nave Giuseppe Garibaldi è la più piccola portaerei del mondo, frutto della genialità progettuale e dell’eccellenza realizzativa delle nostre industrie, sotto l’occhio attento e lungimirante della Marina Militare. La nave ha rappresentato per la Marina Militare e più in generale per la Difesa una svolta epocale, avendo posto le basi per uno storico ammodernamento ed incremento dei ruoli e delle capacità militari e degli stessi criteri di impiego operativo e strategico della flotta. Non appena approvata la Legge che consentiva alla Marina di dotarsi di una propria forza aerea, la disponibilità della nave ha consentito l’immediato imbarco dei più moderni velivoli all’epoca esistenti (AV8Bplus di ultima generazione).

La nave, con il Gruppo aereo imbarcato, ha in seguito assolto con pieno successo numerose missioni e operazioni aeronavali in ambito nazionale, Nato e di coalizione, distinguendosi sempre per prontezza, flessibilità ed efficacia, nonché per l’eccellente rapporto costo/efficacia derivante dalle ridotte dimensioni unite agli straordinari vantaggi aerotattici e strategici.

Oggi la nave è ancora pienamente operativa, in condizioni di efficienza e strutturali impeccabili, grazie alla flessibilità del progetto, alle straordinarie capacità della nostra cantieristica navale e industriale, alla lungimiranza con cui la Marina Militare ha saputo adeguarla progressivamente per far fronte alle nuove esigenze operative, ma soprattutto grazie alla professionalità e dedizione degli equipaggi che si sono avvicendati sull’unità. Un percorso storico e operativo di mezzo secolo che onora sotto tutti i profili la nostra nazione e che merita di essere ricordato e raccontato alle nuove generazioni.

Sarebbe un delitto, a mio parere, dismettere per smantellare, o tanto meno cedere ad altri questo pezzo della nostra storia. Altre Marine hanno fatto la scelta museale con successo, Usa, Regno Unito, Giappone, rispettivamente a New York, Londra, Portsmouth, Kyoto e qui veniamo alla “vexata questio” della collocazione geografica. Premetto che da quasi dieci anni, dal giorno della cessazione del servizio attivo, da capo di stato maggiore della Difesa, ho preso residenza a Taranto, amo questa città e la Puglia nella quale ho trascorso moltissimi anni di carriera, amo la gente di Marina che qui è accolta con affetto, amo le opportunità che offre a chi ama il mare, ma dobbiamo essere obiettivi e pragmatici, soprattutto alla luce della fallimentare esperienza di nave Vittorio Veneto. Non sussistono, a Taranto, le condizioni socio-economiche per sostenere l’impresa, tanto in fase attuativa, che nel tempo, non esistono infrastrutture adeguate, mi riferisco ai trasporti ferroviari, aerei e autostradali, né esiste una ancor minima possibilità di business attivo, oppure pensiamo davvero che 1.000 o 2.000 turisti per un giorno alla settimana, sbarcando dalle navi da crociera già pagati di tutto possano risollevare l’economia cittadina? Basta guardarsi intorno...

Non vi è dubbio che Genova, per motivi storici e di collocazione geografica, sia la sede più opportuna. Ampia visibilità della zona portuale con suo pieno inserimento nel contesto cittadino. Possibilità di cooperazione, se non di vera e propria simbiosi, con l’Acquario di Genova per le tematiche ambientali, interazioni e sinergie con l’Istituto idrografico della Marina, prossimità ai principali cantieri navali (Riva Trigoso e Muggiano) e alle industrie per la Difesa del Nord, con conseguente promozione di immagine; possibili interazioni con il Salone Nautico, l’Istituto Nautico e lo Yacht Club di Genova, in un contesto di più ampio cluster marittimo. Disponibilità per convegni, mostre e manifestazioni culturali verso Regione Liguria e Comune di Genova e altre Amministrazioni. Potenziale ulteriore attrattiva verso il già notevole flusso turistico nella città e inestimabile occasione promozionale ad alto impatto emotivo sui giovani. Ovviamente non mancano le criticità, di cui abbiamo piena consapevolezza, tuttavia tutte superabili. L’utilizzo delle esistenti tecnologie informatiche, cablaggi HQ rarissimi, per simulazioni di team work, concorsi, formazione; l'unicità dell'ambiente; il potenziale isolamento totale dall'esterno, che ne fa un ambiente didattico formativo speciale; costituiscono un’opportunità unica per la nostra Marina e più in generale per la nostra Patria.

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