La riflessione
Dai «ciao né» ai «turist»: il ritorno estivo degli emigrati al nord
Le vere protagoniste delle ferie d’agosto degli sradicati erano le spiagge. Le si andava a cercare con grande foga a bordo dei treni per bagnanti o sulle utilitarie che si pagavano a rate
C’era una volta un risuonare di tacchi di legno sulle basole, sui selciati e sulle mattonelle di cemento che componevano le pavimentazioni stradali delle città e dei paesi nell’entroterra pugliese e lucano. Lo provocavano gli zoccoli degli emigrati al nord, che tornavano per le ferie estive. Quando il ciclo della produzione industriale italiana non andava soggetto alla deregulation della globalizzazione, le fabbriche italiane chiudevano ad agosto. Treni dalle carrozze arroventate, strade dall’asfalto in via di liquefazione (e niente catastrofismi climatici), per approdare ai luoghi di provenienza.
D’altronde, dietro il costume va analizzata la Storia. Scrive Ornella Bianchi in Le migrazioni dalla Puglia in età moderna e contemporanea: «All’interno del macromodello migratorio regionale la storiografia dell’emigrazione pugliese incomincia a distinguere differenti micromodelli geografico-funzionali e a costruire attorno ad essi i nuovi terreni di ricerca riconoscendo la ardua interpretabilità univoca e semplificata del processo migratorio e la presenza al suo interno di un intreccio di fattori di varia significatività e natura. Agli studi, ancora prevalenti, delle migrazioni rurali, ricollegabili alle progressive trasformazioni e ricorrenti crisi nelle campagne si affiancano ora gli studi delle migrazioni urbane che investono le città costiere della Puglia centrale, con Bari e attorno a Bari, e che vedono protagonisti non trascurabili strati di lavoratori delle città e dei rispettivi hinterlands, mobilizzati, nel bene e nel male, dagli intensi processi di urbanizzazione che vi si registrano tra fine XIX e XX secolo».
Una meta importante è Torino. A partire dai primi anni Cinquanta, l’ex capitale sabauda diviene quello che nella fisica quantistica si definisce attrattore caotico. Tra i bambini pugliesi circola una filastrocca: «Torino, Torino, che bella città, si mangia, si beve e bene si sta!»
Anche se si trattava di zone distanti dal mare, i revenants giravano in abbigliamento balneare: pantaloncini, magliette e, appunto, zoccoli. Nel foggiano venivano soprannominati «ciao né», per quel loro vezzo di sottolineare l’acquisizione della nuova parlata nordica, l’integrazione, si direbbe oggi, in realtà ultraurbanizzate ben diverse dalle località natie. In Basilicata erano detti ironicamente «turist», come ricorda Gaetano Cappelli in Parenti lontani.
Nelle periferie operaie di Torino e Milano, quando il freddo si sentiva sul serio, il sole sembrava un miracolo irrealizzabile. Le case a ringhiera, i condomini popolari, la sincronia obbligatoria e stressante di autobus, tram e metropolitane da cambiare per raggiungere i posti di lavoro, creavano un’ansia che elevava la nostalgia a nevrosi. Perciò nelle due settimane di reinsediamento al sud si mirava a concentrare un’intera stagione negata lassù.
E bastavano pochi giorni per ritrovare appieno il dialetto del posto, depurandosi dalla… sovrastruttura linguistica settentrionale.
Ma le vere protagoniste delle ferie d’agosto degli sradicati erano le spiagge. Le si andava a cercare con grande foga a bordo dei treni per bagnanti o sulle utilitarie che si pagavano a rate. Se proprio le distanze geografiche lo rendevano difficoltoso, ci si travestiva da villeggianti con il capo più rappresentativo, gli zoccoli.
Poi, neanche troppo lentamente, accadde che i «ciao né» o «turist» abbreviarono le tappe e si recavano sulle riviere senza passare da casa. I fattori che contribuirono al cambiamento erano molteplici. Genitori, nonni e altri parenti lontani dipartivano, si allentavano i rapporti con fratelli, cugini e compari non emigrati. I salari crescevano, con l’impennata degli anni ‘80 e del «nuovo miracolo economico italiano». Allora si preferiva acquistare direttamente una villetta in stile mediterraneo sui litorali, cementificandoli. Da Milano e Torino, quando non dall’estero, direttamente all’esotismo di prossimità delle rive pugliesi e lucane. O addirittura altrove.
Gli zoccoli smisero lentamente di risuonare.