L'editoriale
Emiliano tra oggi e venerdì nell’arena dell’etica (che Conte applica a modo suo)
Il presidente, Michele Emiliano, sfangherà alla bell’e meglio la mozione di sfiducia del centrodestra. Anche perché alcun consigliere vuole lo scioglimento del consiglio regionale
«Mezzogiorno di fuoco» al consiglio regionale pugliese di oggi. Venerdì, non quello di Robison Crouse, ma venerdì 10, giorno in cui il Presidente Michele Emiliano sarà audito dalla Commissione antimafia per il suo comizio, a Bari, in cui raccontò della sua visita con Decaro - della quale ha negato - a casa della sorella del malavitoso Capriati e per il caso Pisicchio: «C’è una indagine su di te, dimettiti o ti caccio». Per tutto il polverone sollevato sulla data della convocazione in Antimafia si troverà, metaforicamente, un plotone di esecuzione di cui non faranno parte i 5S e nemmeno quelli del Nazareno.
Il presidente, Michele Emiliano, sfangherà alla bell’e meglio la mozione di sfiducia del centrodestra. Anche perché alcun consigliere vuole lo scioglimento del consiglio regionale. E, comunque, resta un fritto misto di paranza. Il pangiuridicismo del M5s, «i puri e i duri» di Azione con i loro aut aut sulla sanità, il Partito democratico intronato che non sa che pesci pescare nelle acque di Emiliano o in quelle della Schlein, il Movimento Con perde pezzi, Sinistra italiana incavolata, Italia viva spara sul pianista, la destra presenta la mozione di sfiducia, il cui risultato finale sarà il voto di fiducia ad Emiliano. Siamo al 7 maggio e non al 5 maggio manzoniano: «L’ansia d’un cor che indocile/ serve». Il 7 giugno: un giorno fatal che avviene dopo le diverse inchieste giudiziarie. La mozione di sfiducia è fuori luogo, quando non ci sono i numeri, ancora peggio, una sceneggiata politica per affermare di essere una opposizione pugnace. Come dice Tuco del film Il buono, il brutto e il cattivo: quando «si spara, si spara non si parla».
La politica non è una messa in scena nonché un optional.
Come mai non se sono accorti, quelli del Partito democratico, che Giuseppe Conte solleva la questione morale della Regione Puglia, in cui erano comodamente sedute due assessore 5S, e non gli risponde a tono e gli si appunti che è anche ora di finirla. A dir poco, è un atteggiamento masochista, quello Dem. Un fatto, veramente, inspiegabile. Perché, l’assessora M5S al Welfare non parli del suo operato e quella che aveva la delega alla Cultura non spieghi i suoi - come si legge sulla stampa - tour per mondo. Doppia morale dei 5S, la cui trasparenza è solo a parole e non nei fatti.
Conte è tornato in Puglia per delle manifestazioni: a Lecce nella storica Piazza Sant’Oronzo, per mancanza di numero legale, non ha comiziato, invece, a Bari, si è esibito nei suoi show moralistici populistici. È un classico: la questione morale, la lotta contro il malaffare e il clientelismo.
A suo parere, Emiliano ha iniziato bene, mettendo in cantiere il di lui Patto della legalità, con la costituzione dell’assessorato della legalità. E non finisce qui. Aspetta gli altri passaggi «etici», tra i quali il nucleo degli ispettori , il cui compito è prevenire il malaffare a tutti i livelli, come se la Regione Puglia fosse una «mangiatoia». A tempi andati, dell’Acquedotto pugliese si diceva «che ha dato più da mangiare che da bere».
Non è bello che sia dipinta in questo modo e ne va molto del pm in aspettativa nonché presidente della Puglia, come se fosse seduto su una istituzione piena di disonesti. Cose da pazzi.
Se questo è il quadro gli ispettori dovranno avere un potere giudiziario simil pm? Francamente, non si capisce granché, di certo verrà fuori una sovrastruttura che paralizzerà governo e apparato regionale. Già il modello MAIA è stato sperimentato e ha fatto flop, boicottato dagli assessori.
Emiliano sta spianando la strada per fare entrare in maggioranza i 5s, al prezzo che nella Regione c’è di tutto e di più per cui bisogna bonificarla. Intanto, da una parte, i 5s nei panni l’opposizione di sua maestà, dall’altra, il Partito democratico li aspetta come se fossero il 7 Reggimento Cavalleggeri.
A nostro avviso, paragonare la Regione Puglia come una sorta di sentina del malaffare, è un brutto segno, per chi l’ha governata e la governa. All’opposto del centrodestra che, finora, ha usato l’arma della politica nelle sue diverse sfaccettature nei confronti della maggioranza, senza eccedere eccessivamente nel moralismo e ne ha ben donde per farlo.
Conte usa talvolta il linguaggio inquisitorio alla Tomas de Torquemada talaltra quello dell’imbonitore.
Il suo modo di dire moralisteggiante peggiora elettoralmente, le coalizioni, in cui è presente il M5S: Laforgia, a Bari e Salvemini, a Lecce. Nello stesso tempo, spara alzo zero sul quartiere generale della Regione. Quasi che solo lui avesse l’antidoto della buona politica, per salvare la Puglia e Bari. Vero che abbiamo avuti alcuni casi di malcostume politico, di cui la magistratura, e non solo, sta indagando, ma non è che al buio tutti i gatti sono grigi. Meglio lasciare da parte il moralismo d’accatto contiano e parlare, invece, della weberiana etica della responsabilità, la cui traduzione porta che l’uomo politico deve rispondere agli interessi dei cittadini e non rispondendo ai propri interessi personali.
Giuseppe Conte, prendendo come paradigma il moralismo, e non la politica, potrebbe incappare nel protagonista dell’Opera dei tre soldi di Brecht: «Rivoltatela come più vi pare, prima viene lo stomaco, poi viene la morale».
Insomma, Conte ha una sua interpretazione della morale pro domo sua: la politica in un ruolo ancillare.
Piaccia o no, la politica ubbidisce a un codice di regole, o sistema normativo, differente da, e in parte incompatibile con, il codice, o il sistema normativo, della condotta morale. Machiavellicamente parlando, non si fa politica con i «pater noster». Questo vale per Conte e non per i Dem che stanno dietro al suo carro, in modo non dignitoso.
Conte di lotta e di governo, il Pd una sorta di punching ball, mentre il centrodestra di opposizione ha avuto enormi deficit politici e non tutte le sue forze, in questi anni, hanno remato nel medesimo senso.