L'opinione
Come rinasce il volto del nuovo «007» dopo i ciak di Matera
L’ultimo film di 007, No Time to Die, del 2021, è stato girato in lunga parte a Matera. Il che chiama in campo queste latitudini, da dove si può quindi commentare la scelta del nuovo attore che interpreterà James Bond
L’ultimo film di 007, No Time to Die, del 2021, è stato girato in lunga parte a Matera. Il che chiama in campo queste latitudini, da dove si può quindi commentare la scelta del nuovo attore che interpreterà James Bond. Si tratta di Aaron Taylor-Johnson, trentaquattro anni, bianco, nato a High Wycombe, popoloso comune della contea del Buckinghamshire, nel cuore dell’Inghilterra tradizionale, lontana dal meting pot londinese. Notizia non da poco, dopo i rumors sul destino prospettate per l’agente segreto.
Negli ultimi anni James Bond subisce il fuoco di fila del politicamente corretto, della cancel culture e del woke. Del resto le accuse di machismo, sessismo, razzismo e simili a Ian Fleming e al suo protagonista datano dagli stessi anni del suo primo trionfo letterario e cinematografico. Le femministe in minigonna lungo Carnaby Street e gli altri luoghi deputati della Swingin London deprecavano quel tipo in monopetto blu, con un Rolex Oyster Perpetual al polso e al volante di un’Aston Martin, che irretiva le loro coetanee incapaci di resistere al fascino del predatore alfa.
Come se Fleming non avesse esplicitamente dichiarato di scrivere «per maschi eterosessuali dal sangue caldo che si trovano in treno, sull’aeroplano o a letto». Fattori determinanti nella scelta di chi dovesse dargli corpo sul grande schermo.
All’inizio si pensò a Roger Moore, che lo avrebbe effettivamente incarnato negli anni Settanta. Ma alla fine prevalse uno scozzese, Thomas Sean Connery, con mediocri precedenti cinematografici eppure perfetto per indossare lo smoking in club esclusivo e pronunciare la fatidica battuta: «Mi chiamo bond, James Bond», seguita dal tema di John Barry in scala ascendente. Fleming non ne era entusiasta, poi però lo vide indossare un completo fattogli confezionare dal regista Terence Young e diede l’imprimatur.
Connery, comunque, comprese che legarsi ad un solo personaggio gli avrebbe precluso un carriera destinata a ben altri fasti. Così, dal «Gran Rifiuto» di proseguire a impugnare la Walter PPK dopo Una cascata di diamanti, del 1972, sostituirlo fu l’araba fenice della serie di pellicole. Vi si alternarono l’australiano George Lazenby, Roger Moore, Timothy Dalton, Pierce Brosnan e Daniel Craig. Senza considerare che nel 1954 era andata in onda una versione televisiva di Casinò Royale, con Barry Nilson nel ruolo di un «Jimmy Bond» tutto americano.
E si arriva ad oggi. Da almeno un quindicennio si vociferava di uno 007 nero, facendo spesso il nome di Idris Elba. D’altro canto in No Time to Die, la sigla di James Bond veniva momentaneamente attribuita a una donna nera, Nomi, interpretata da Lashana Lynch. Inoltre, l’impareggiabile Miss Moneypenny, la segretaria dell’Intelligence Service, era stata da tempo affidata al Naomie Harris, anche lei di colore.
Intanto le cose si complicavano sul versante dell’editoria. Nell’aprile 2023, per festeggiare i 70 anni dalla prima edizione di Casinò Royale, il romanzo in cui esordisce 007, tutta la serie dei libri veniva riproposta in una nuova versione, epurata di termini, aggettivi e giri di frase che avrebbero urtato le sensibilità del mondo attuale. Una disposizione che giungeva proprio dalla Ian Fleming Publications Ltd, detentrice dei diritti dei libri dedicati a James Bond. Lo anticipava il Telegraph. Era già toccato a Roald Dahl, e la cosa aveva suscitato le proteste della critica e dei lettori.
Ora, l’invenzione romanzesca e cinematografica di James Bond sono entrambe lontane dai fatti. Chiunque lo impersoni in technicolor, si deve tenere conto che nel vero ambiente delle spie non esiste uno come lui. Là si modera il linguaggio e non si importunano inutilmente le signore, se non per carpire loro dei segreti strategici. Quanto alle minoranze etniche, sono più che benvenute. La CIA, l’MI6 e gli altri servizi segreti sono ben lieti di reclutare afroamericani e orientali, che passano inosservati nei punti caldi del pianeta. Non certo come un’Aston Martin che ruggisce per le strade di Matera.