L'analisi

Caro cittadino del Sud l’autonomia differenziata «colpisce» anche te

Lino Patruno

Sai, caro cittadino meridionale, faranno un deserto chiamandolo pace...

Certo che c’entri tu, caro cittadino qualsiasi. C’entri eccome con questo infame progetto dell’Autonomia differenziata che si vuole concedere a tre Regioni del Nord. E non puoi proprio dire che è un affare della politica e se la vedano loro. Tu cittadino meridionale stai già peggio di un cittadino nato in un’altra zona del Paese. E questo perché i governi italiani hanno finora violato la Costituzione secondo la quale non si può essere trattati in modo diverso a seconda di dove sei nato. Ma a te convinto che peggio non può andare, la risposta è che sì, accidenti se non può andare peggio se passa la legge già approvata dal Senato e ora in approvazione alla Camera. Proprio quella legge che prometteva di occuparsi anche di te. E di farti migliorare una volta per tutte quella qualità della vita che finora ti ha penalizzato facendoti passare, tu che sei nato in Puglia o in Basilicata e dintorni, per un inferiore rispetto a un lombardo, a un veneto, a un emiliano.

Tu (o un tuo figlio) ora sei costretto a emigrare perché l’Italia ha fatto sviluppare il Nord e non il Sud fino al punto che il Nord non avrebbe avuto sufficienti braccia. Nessun problema, le braccia dei meridionali cui è stato precluso il lavoro sarebbero state dirottate dove di lavoro c’è un eccesso ma scarsità di braccia. Tutto programmato, mica casuale. Quelli non ti donano niente ma sei sempre stato tu a dover donare a loro lasciando la tua terra e sottraendoti alle sue necessità.

Ma non solo il lavoro. Avendoti fatto crescere meno facendo per te meno, mai hai potuto curarti come loro, mai hai potuto avere gli asili nido pubblici come loro, mai hai potuto avere i treni veloci come loro, mai hai potuto assistere i tuoi anziani come loro. E poi succede che qualcuno come te andando al Nord lo esalti dicendo che là tutto funziona e da te no facendotene anche una colpa mentre non ne hai colpa perché ti hanno sempre discriminato. E da loro tutto funziona, ci mancherebbe, non perché sono più bravi ma per il privilegio di attenzione statale che hanno sempre avuto. Si chiama «spesa storica»: sempre storicamente più per loro che per te.

Tu dici: e allora? Allora hanno pensato di dare maggiori poteri di gestirsi da soli a Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna con una assicurazione per te. L’assicurazione era che finalmente si coglieva l’occasione per calcolare i tuoi bisogni finora non soddisfatti (appunto da sanità a scuola, dai trasporti pubblici alla cura per chi non ce la fa) in modo da mettere Nord e Sud allo stesso punto di partenza. Qui però ti hanno fatto il primo sgambetto: noi pensiamo a te ma non c’è un euro per farlo. Non ho capito: mi state prendendo in giro? Nel frattempo non solo danno alle tre Regioni candidate l’autonomia. Ma gli consentono di trattenersi quasi tutte le loro tasse senza versarle allo Stato. Perché? Perché i ricchi avrebbero un diritto morale di stare meglio degli altri. Vedi tu.

Allora tu potresti dire: senti, che me importa, tanto peggio di come sto non posso stare, ecco perché mi disinteresso alla politica. Sbagliato. Perché con le minori tasse da quelle tre Regioni versate allo Stato (come del resto versi tu le tue tasse), lo Stato avrebbe sempre meno anche per te. Anzi tasserebbe te ancora di più. E non potrebbe darti nemmeno quello che finora ti ha dato. Così tu potresti curarti ancora meno, avresti ancora meno asili per i tuoi bambini, avresti ancora meno scuole funzionanti, avresti ancora meno assistenza per i poveri, avresti ancora meno treni. E avresti ancora meno lavoro, perché anche il lavoro dipende dai servizi. Ed emigreresti ancora di più. Non soltanto perché stai peggio. Ma perché in Lombardia, in Veneto, in Emilia si potrebbero consentire il lusso di pagare di più, esempio, insegnanti e medici. E tu finiresti per non avere più neanche quelli che finora hai, doppia fuga. E i ragazzi andrebbero ancora di più nelle loro università luccicanti d’oro.

Sai, caro cittadino meridionale, faranno un deserto chiamandolo pace. Ecco perché c’entri. Ora tu dici: sì, scusa, ma io che posso fare? Puoi contribuire alla indignata ribellione di un Sud finora un po’ seduto perché rassegnato. Ieri a Bari c’è stata una grande manifestazione in via Sparano, altre ce ne saranno in altre città anche di Puglia e Basilicata. Già partecipare (o solo conoscere) significa rafforzare chi sta conducendo la battaglia (meno che mai i parlamentari meridionali) perché l’Italia non diventi ancora più ingiusta e perché il Sud non scompaia. E perché il Sud non faccia più neanche i già pochi figli che fa. Che farli a fare con la condanna di dover andare via come esiliati? Di differenziato in Italia si faccia solo la raccolta dei rifiuti.

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