La storia
Quell’ultima Regina passata da Bari: Maria Sofia, le nozze e il gossip per una donna oltre le convenzioni
Un libro Adda di Pierluigi Rossi con la prefazione di Ugo Patroni Griffi racconta la Puglia ottocentesca
Immaginate una giornata invernale, fredda ma solare e il lungomare di Bari sotto un cielo terso e azzurro: è il 3 febbraio del 1859 e la gente assiepata sulla Muraglia comincia a intravedere al largo le vele dell'«ultima regina», pronta a sbarcare a Bari. Lei, bella e inquieta, è Maria Sofia di Baviera, duchessa e sorella dell’imperatrice Sissi. In Austria ha appena sposato per procura Francesco di Borbone, principe ereditario delle Due Sicilie, che ha visto soltanto in una miniatura.
Sarà Bari a ospitare i reali e a festeggiare l'evento della conferma delle nozze, tenuto nel Palazzo dell'Intendenza, l'attuale Prefettura. Sfarzosità, nobili da tutto il Mezzogiorno d'Italia, carrozze, merletti e crinoline per un matrimonio da fiaba. Un'ala del palazzo è tutta per gli sposi, che qui avranno anche giorni festosi e – pare – notti difficili, tra la malattia del sovrano Ferdinando II e... l'impedimento del neo-sposo a «consumare» il matrimonio.
Gossip a parte, Storia e storie di questa parentesi barese del Regno Borbonico si trovano nel libro di Pierluigi Rossi Bari e Maria Sofia, edito da Adda (pagg. 188, euro 30,00), con le immagini della città ottocentesca e con la prefazione di Ugo Patroni Griffi, delegato Puglia del Sacro Militare Ordine Costantino di San Giorgio. Il quale apre la riflessione con una comparazione: come mai Bari ha quasi «dimenticato» questa sua regina di passaggio (c'è solo una targa vicino al teatro Margherita voluta dal Rotary quando era presidente Franco Zippitelli), mentre altrove statue, ricordi e pure falsi storici hanno creato culti «redditizi» come quello della principessa Sissi o di Romeo e Giulietta? Nessuna intitolazione ha meritato questa «sana e allegra ragazza», la duchessa che arrivò a Bari, conobbe qui marito e suocero e che poi negli anni mostrò grinta e resistenza prima della caduta borbonica.
L'autore Pierluigi Rossi ci fa addentrare nel mondo regale di questa monarchia prima del declino e ci regala immagini di una Bari ottocentesca, già rinnovata da Murat e ora desiderosa di curiosare attorno a questi reali in corteo in Puglia. Il re Ferdinando II per l'occasione della cerimonia aveva attraversato tante località del Regno e viaggiato in carrozza – come si legge tra le pagine nel documentatissimo itinerario – da Caserta e Avellino fino a Foggia, Ariano, Andria, Acquaviva, Gioia, Massafra, Taaranto e Lecce. E poi le soste e le folle a Terlizzi, a Bitonto; gli applausi quando giunse al ponte di Corato; le esultanze a Ostuni, Fasano, Monopoli e Polignano. Nonostante le condizioni di salute peggiorassero, il re compì il percorso fino a giungere a Bari per la cerimonia. Tutti i particolari emergono dagli scritti, compresi i nomi della nobiltà e dei popolani dell'epoca che furono ricevuti; nonché le famiglie invitate alle nozze, i consiglieri, i pettegolezzi sul fatto che il nubendo Francesco, che poi diventerà Franceschiello, non potesse coricarsi con la sposa (pare che soffrisse di fimosi e che risolse il problema qualche tempo dopo).
Le vicende si tingono di mille particolari, diventando un affresco della città e di un Sud ottocentesco preunitario, con nomi, notizie e brani di storici dell'epoca che ben si coniugano con il racconto, con la ricerca storica e con le immagini. La figura della giovane sposa è ritratta nel suo lato intimo e pubblico e, chissà, si restituisce un po' di fama alla donna che più tardi, nel 1860, cercherà di sostenere i soldati borbonici impegnati contro le truppe piemontesi, creando coccarde con le sue mani. Lei, una pasionaria sposata a Bari, un po' dimenticata. Ma non dalla macchina del fango: pensate che su di lei furono anche create fake news, come ricorda Ugo Patroni Griffi, accennando ai primi fotomontaggi dell'arte nascente della fotografia, in cui fu immortalata proprio Maria Sofia in pose lascive. Che dire, passano i re e le regine, ma i tempi non cambiano.