L'editoriale
I tanti «super-talenti» rimasti al Sud insegnano che si può eccome
Ci sono studenti nelle università pugliesi convinti di essere degli «sfigati» rispetto a chi è andato a iscriversi altrove
Il primo a ringraziare i ragazzi pugliesi che non vanno via come tanti è stato un 18enne di Pozza di Maranello, Emilia Romagna. Non fosse stato per un gruppo di leccesi (Soleto) poco più grandi di lui e che sono rimasti al Sud, non avrebbe potuto avere la mano destra della quale era privo dalla nascita. E che mano artificiale, capace di adattarsi immediatamente all’oggetto che vuole afferrare. Nulla di simile al mondo, merito di un ingegnere del piccolo centro salentino il quale che pensa? Trasforma la sua tesi di laurea in start-up dalla quale nasce un’azienda che di suoi colleghi ne ha ora più di venti. Avesse preso il solito treno per il Nord o un aereo per chissà dove, un’altra povera storia di abbandono del Sud si sarebbe scritta.
Ma non solo. Un non meno giovane docente del Politecnico di Bari riceve una borsa di studio di un milione e mezzo di euro dal Consiglio europeo della ricerca. Obiettivo: creare robot «indossabili» che attraverso speciali fluidi aumentino le capacità psicofisiche di chi meno ne ha. E poi abiti che regolino la temperatura corporea permettendo di affrontare caldi estremi. O guanti per attività manuali a distanza di migliaia di chilometri. Avesse anche questo talento detto come tanti (purtroppo) che dal Sud bisogna solo andarsene, avremmo perso il suo genio. E, soprattutto, la sua smentita vivente alla convinzione radicata che qui non si può, punto e basta.
Ci sono studenti nelle università pugliesi convinti di essere degli «sfigati» rispetto a chi è andato a iscriversi altrove. Il mito di Milano, di Bologna, ora anche di Padova. L’avesse pensata così anche un poco più che trentenne di Monopoli, non avremmo dalle nostre parti la stampante 3D più precisa mai creata, che lavora, per dirne una, per l’esercito americano. E per la Ferrari, salta un bullone (molti, ahinoi) ed è subito rifatto. O non avremmo chi col 3D ci fa addirittura le case. O non avremmo quei maghetti di Noci che ti inventano il Gps anche per i luoghi chiusi, non rischi di nuovo di perderti in un centro commerciale o in un aeroporto.
No, al Sud non si può: questo il tormentone. E in Puglia, per carità. Una fuga continua che ha ridotto la popolazione a meno di 4 milioni di abitanti. E la Basilicata, più lucani fuori che in casa. Si farebbe metafisica se non si riconoscessero i problemi, tutto il lavoro che servirebbe e non c’è, vite passate a inviare curriculum. O lavoro tanto povero che non basterebbe senza un po’ di nero o la famiglia dove se si mangia in due si può mangiare anche in tre. Ma spesso il fatalismo è alibi di mediocri. E il destino passa anche per le proprie volontà. Specie se non ci provi prima di mollare. Come hanno fatto e fanno questi piccoli grandi eroi di cui parlano poi i giornali. Come, al Sud?
La Puglia è quinta in Italia per numero di start-up innovative (con particolare presenza di donne). Quelle che partono da un’idea, o da un tenace impegno in direzione ostinata e contraria, e poi schizzano. Ce ne sono, è vero, che non reggono, ma questo avviene ovunque. E sempre la Puglia è nona per numero di piccole e medie imprese dell’innovazione, con Bari sesta città metropolitana. Una effervescenza, senza sentirsi sfigati in partenza. Avendo alle spalle, occorre dirlo, una Regione che si fa cura e prende cura di chi un giorno dice, Eureka, ci sono. Come chi si inventa il naso intelligente che lo porti in giro e ti segnala subito la scuola, o l’ufficio, in cui non si può stare con anidride carbonica o altre insidie. O chi si inventa sistemi di traduzione simultanea che vincono bandi mondiali sbaragliando tutte le altre intelligenze artificiali di questa Terra.
E poi. Puoi andare in giro per Bari guidato da una telecamera che ti fa da guida turistica e ti coccola come un bambino. E la creazione di piatti pronti ritagliati su di te anche nelle foglie di prezzemolo. E l’acqua marina o sporca che diventa immediatamente distillata e potabile. E l’olio in polvere. E la vite che cresce in scatola. E il cioccolato col cacao sostituito dalle carrube. E i tronchi di ulivo che sopravvivono alla morte da Xylella diventando opere d’arte. E i saponi tecnologici. Ed è lucano il nemico numero uno di Google, avendo progettato un motore di ricerca concorrente che i fondi di investimento fanno a gara per finanziare.
C’è un Sud, e c’è una Puglia, e c’è una Basilicata in cui l’anti-tormentone è: qui non c’è lavoro solo se non vuoi. E convinti che la sconfitta più grande sarebbe essere costretti come sempre a partire. Di recente si è svolto in Sicilia il Festival per il diritto di restare. Capaci di produrre il più col meno, come sempre. Cari ragazzi, che facciamo: lo facciamo aspettare questo treno?