L'opinione
Se l’uomo risponde solo al web gli alfabeti diventano confusi
La navigazione in Internet è un evento ormai planetario che, con la astuta complicità della «pandemia pandemonica» condiziona i nostri comportamenti, lo stile di vita e le modalità di apprendimento e comunicazione
«Senza le Arti la psiche umana rimarrebbe nuda davanti alla propria estinzione». (G. Steiner).
E invece ravviso dibattiti con tanta confusione e stereotipia intorno a tematiche le più disparate. Dalla violenza che pochi individuano quale comportamento di massa (profeta fu Pasolini), all’ anestesia sensoriale, all’abuso di sesso funzionale al non pensiero, al delirio di onnipotenza che induce allo scivolamento nel disumano, a discettazioni sulla guerra quale resa dinanzi agli accadimenti come se fosse impossibile un qualsiasi dialogo, al rapporto Medico-Paziente dal quale rapporto molti escludono la Malattia, alla Natura che è invero innocente (nè madre nè matrigna) mentre l’Uomo non lo è affatto: un essere vivente che si pone come padrone mentre noi dovremmo custodire sia la Natura che l’ Altro (tutti fratelli siamo) di cui non abbiamo alcun rispetto.
Siamo vissuti da linguaggi «macchinali» ai confini di una dissociazione che scinde ancor una volta il corpo dalla mente, vieppù confondendo quella non esistente scissione cartesiana artatamente intesa in modo non corretto.
La navigazione in Internet è un evento ormai planetario che, con la astuta complicità della «pandemia pandemonica» condiziona i nostri comportamenti, lo stile di vita e le modalità di apprendimento e comunicazione. Ma qui sfugge che l’uomo è la misura di tutte le cose: gli strumenti, quali estensioni del nostro corpo sono infatti neutrali.
La cosiddetta robotica, in uso in chirurgia, non ha alcuna valenza senza la mano del chirurgo attento , l’intelligenza artificiale sempre artificio sarà senza la luce propria dell’intelligere come tale!
Intorno ai feminicidi sembra prevalere l’aspetto ridondante senza sviscerare la tragicità che si cela nelle radici di tali efferati assassini. Internet è una finestra sul mondo, ma dipende tutto da chi guarda. Si sono dissolti i confini spazio-temporali con relazioni in tempo reale, sono caduti alcune ideologie ma non i pregiudizi , sono divenute realtà alcune prospettive in ambito medico e tecnico-scientifico quali la telemedicina, la teleassistenza, o la teledidattica, con positivi risultati sia in campo tecnico-scientifico sia in quello umanistico e letterario.
Ma forse bisogna riflettere su quanto la tecnologia condizioni lo sviluppo del pensiero creativo innanzitutto nelle giovani generazioni: in tal senso per esempio la rete davvero inquieta perché ricordiamo a noi stessi che il corpo, con i suoi sensi, è «insormontabile». Ma ciò che in questo momento inquieta davvero è l’approssimazione di contenuti che dovrebbero essere approfonditi e non diffusi con affermazioni ad effetto senza ben chiarire ciò che si diffonde.
La net- dipendenza e la disinformazione facilitano la rimozione dei problemi, il nascondimento a se stessi e agli altri della propria identità personale, mentre espone a una solitudine di difficile definizione. La creatività nasce invece dalla relazione, dall’incontro reale con l’altro.
Urge tornare a pensare, a conoscere se stessi come corpo e corporeità nel gioco di aléthēia, che significa disvelamento, e perciò, rivelazione di sè e dell’Altro da sé.
Viviamo nell’era del dominio del visuale, nell’era del dialogo tra coloro che non hanno più «la seconda vista», ciechi dinanzi alla propria immagine riflettente comunque l’immagine del mondo.
Della capacità di essere liberi e critici dinanzi agli eventi ci rimane ben poco poiché si perde lentamente la capacità di pensare in termini divergenti e creativi, con quella libertà che è il fondamento di ogni vera democrazia.
E invece siamo prigionieri di una invisibile rete in cui l’ «io» e il «tu», «me» e not me si confondono e così germina, cresce e si sviluppa tra clamori e silenzi la pianta della tirannia economica, politica e mediatica. Ma non tutto forse è perduto!