L'analisi
Patto della Locomotiva: così Bari e Napoli faranno la differenza
La verità è che Napoli e Bari dovevano restare divise. E non è un caso che saranno collegate da un treno diretto solo nel 2027, cioè 166 anni dopo l’unità d’Italia
La verità è che Napoli e Bari dovevano restare divise. E non è un caso che saranno collegate da un treno diretto solo nel 2027, cioè 166 anni dopo l’unità d’Italia. Non c’è nulla che abbia potuto impedirlo finora. Non un territorio particolarmente infido. Non un dissesto idrogeologico. Non acquitrini e malaria. E nemmeno l’Appennino, visto che ora si fora con una delle gallerie più lunghe del mondo. Dovevano restare divise per un motivo molto più grave: perché sono Sud. Magari scarsa attenzione più che premeditazione. Magari indifferenza più che scelta ideologica. Ma divise sarebbero state un Sud che cresce meno, primo comandamento per un sistema di potere con centro altrove. Divise non sarebbero state una concorrenza per quel sistema di potere.
Pensiamo, unite avrebbero finalmente riavvicinato il Tirreno e l’Adriatico. Unite avrebbero potuto creare (vade retro) una economia locale che avrebbe saldato fra loro non solo le città ma anche la galassia dei paesi ora invece in spopolamento. Avrebbero potuto creare da una parte all’altra un flusso di imprenditori, lavoratori, pendolari, studenti, turisti, curiosi, malati. Avrebbero potuto creare un mercato alternativo a quello dominante del Nord. Avrebbero potuto fare di questo pezzo di Sud un unico popolo e un unico territorio. Capace magari di difendere meglio se stesso. Di creare una massa critica, un corto circuito e una scintilla primordiale. Sarebbe potuto nascere un pezzo di Sud più capace di non dipendere sempre da altri. Un Sud con una forza di attrazione, spostando un po’ l’ombelico del Paese. Nuovo centro di gravità permanente.
Illusioni, fantasia, velleità? Tu me lo davi un treno e poi si vedeva. I cinesi, che la sanno lunga da tempo, danno un solo nome allo sviluppo: treno. Vedi il treno «cavallo d’acciaio» che di una distesa di praterie fece l’America. Vedi il tentativo di «Via della seta» appunto cinese. E infatti la prima cosa che fece il neonato Regno d’Italia fu sviluppare le ferrovie. Ovunque, ma sia mai fra Napoli e Bari, si fossero specchiate a vicenda invece di guardare a Milano. Quando per ricucire l’Italia dopo la guerra si fece l’Autostrada del Sole, la si fermò a Napoli. E la bretella allungata poi fino a Bari costringeva solo all’auto, tempi lunghi e inquinamento (a parte gli interminabili lavori che ne fanno oggi poco più che una sgarrupata statale).
Da Napoli a Bari nel 2027 soltanto una alta capacità (più corse nei due sensi per passeggeri e merci), mica quei 300 all’ora che hanno fatto di Milano e Torino un’unica conurbazione urbana. Parti la mattina da Torino, vai al lavoro a Milano, torni la sera a casa a Torino in un’oretta, meno del traffico cittadino. E non sei neanche pendolare. La volete anche al Sud, non vi sarete montata la testa? Così la velocità media dei treni fra le città meridionali oscilla fra i 65 e i 90 chilometri all’ora, cambi compresi. Allora ci muoviamo solo se indispensabile, restiamo separati causa lentezza in un mondo ipersonico. Oppure asfalto, così che ogni cosa che si faccia al Sud costi di più, non esclusa la fatica. Infatti.
Ora Napoli e Bari fanno l’accordo della locomotiva. Non fateci aspettare il 2027 (quand’anche) e le due ore. Già l’anno prossimo riducete le oltre 4 ore attuali in 2,40 come si può: andiamoci a prendere un caffè al Gambrinus. E i sindaci Decaro e Manfredi hanno fatto un incontro che neanche Vittorio Emanuele e Garibaldi. Ciò che, più che la storia, più che attivare una locomotiva ferroviaria, può attivare una locomotiva economica. Udite udite: la seconda locomotiva del Paese finora tenuta forzosamente in rimessa. L’unica che può dare a tutta l’Italia, non solo al Sud, la spinta per non essere sempre l’ultima fra le prime in Europa. Quella seconda locomotiva bloccata dal terrore che se si dà qualcosa al Sud lo si toglie al Nord, quando invece conviene a tutti. Sud opportunità non inutilità. Sud non problema ma soluzione del problema. (Studio Confindustria: con l’alta velocità in Puglia, spesa 44 miliardi, beneficio 95).
Fra Bari e Napoli si crea il 50 per cento della ricchezza del Mezzogiorno. Due aree metropolitane con 4,3 milioni di abitanti. Due capitali tecnologiche d’Italia, il Sud che produce ma addirittura innova del quale ha parlato il centro studi di Banca Intesa. E ora insieme università, cultura, musei, teatri. Ma anche economia del mare, Erasmus di giovani, rapporti col Mediterraneo e i Balcani, progetti in comune col Pnrr. Fra la Napoli culla dell’illuminismo italiano e Bari illuminista strada per strada.
Ecco cosa può (potrebbe) far fare un solo treno. Ecco perché lo si è fermato finora.