Il commento

Gli atenei insieme? Scelta per il futuro di Puglia e Basilicata

Stefano Bronzini

«Se una proposta può sollecitare tante reazioni (ringrazio tutti) delude che si discuta approdando senza alcun indugio alla costruzione di sospetti e retro pensieri»

Sarebbe bello se al mondo fossimo tutti in accordo su tutto. Dobbiamo aggiungere, però, che sarebbe molto noioso e anche poco stimolante allo sviluppo delle idee. Pensavo a questo leggendo le reazioni che ha sollecitato la mia proposta di federare il sistema universitario pugliese e, perché no, anche della vicina Basilicata. Certo è una delle soluzioni possibili, non l’unica. Ascoltando altre voci si ha sempre da imparare.

Se una proposta può sollecitare tante reazioni (ringrazio tutti) delude che si discuta approdando senza alcun indugio alla costruzione di sospetti e retro pensieri.

«Ha detto così per recuperare consenso» oppure «Ha fatto questa proposta per recuperare studenti» o, in modo ancor più netto e deciso, «Chi andrà in Consiglio di Amministrazione o quale sarebbe la sede del rettorato?».

1) Recuperare consenso: ho dichiarato di rimettere il mio mandato se si costruisse una federazione degli Atenei ed essendo professore sarei felicissimo di continuare la mia attività di docente. Il consenso è parola seria perché parla delle persone e delle loro vite. Qualche cautela la consiglierei.

2) Recuperare studenti: oggi in Puglia l’unico mega Ateneo è l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro con i suoi 42.000 studenti. L’unico a ricevere i benefici annessi a far parte dei dieci mega atenei italiani. Il numero degli iscritti quest’anno ha tenuto, anche grazie a scelte, molte e innovative facilitazioni, supportate dagli studenti in modo intelligente e responsabile, per le iscrizioni e immatricolazioni. Esito virtuoso che, però, fa registrare un 42% di studenti esentati dal pagamento delle tasse. Altre università pugliesi hanno percentuali maggiori. Certo l’abbassamento demografico suona come un campanello d’allarme molto preoccupante per gli Atenei e ben si intreccia con una analisi dei bilanci.

3) Chi andrà in Consiglio di Amministrazione, in Senato e ancor più chi farà il Rettore? Siamo in Italia e a parlare di ‘poltrone’, verrebbe da dire ai più, è un attimo. Giusto parlarne: se si discutesse dell’idea in modo adeguato si potranno definire anche questioni di «poltrone» che dovranno essere definite nello Statuto della Federazione. Una cosa è certa: non ci sarò su quelle poltrone. Andrò in aula a fare lezione. È triste parlarne, in ogni caso, senza aver valutato l’indirizzo culturale della proposta.

Facendo virare la discussione sui sospetti si evita di confrontarsi sulla proposta: la federazione favorirebbe, infatti, una ricaduta della innovazione su tutto il territorio regionale e una auspicata razionalizzazione anche dei finanziamenti. Si eviterebbero duplicazioni o dispersioni. Chiediamo alle aziende e imprese cosa pensino a riguardo. Non spostare, ma razionalizzare per mettere in discussione il modello novecentesco ormai desueto. Nessuna censura a Scuole o a Dipartimenti, al contrario una diversificata qualificazione dell’offerta formativa e di ricerca. Nessuna variazione regionale delle offerte formative per i corsi che hanno cospicui numeri di studenti. I corsi di studio di medicina a Bari, a Taranto, a Lecce e a Foggia, ad esempio, rimarrebbero nelle proprie sedi con le loro inclinazioni specialistiche presentate nella fase costitutiva.

Molti argomenti, certo, potranno essere sollevati. Non è un percorso facile. Dire di no, però, con argomenti antichi potrebbe essere un grave errore. È necessario uscire dalla naftalina. Nel ‘900 abbiamo fatto delle scelte, alcune giuste e alcune sbagliate, metterle in discussione sarebbe utile.

Qualche incauta voce, ad esempio, ha evocato il tema dell’autonomia delle singole sedi senza avere contezza dei bilanci degli atenei e delle difficoltà conseguenti.

Fare una scelta, dunque, è necessario come ha ben sostenuto il Santo Padre il 25 febbraio in un incontro con i Rettori, Docenti, Studenti e Personale delle Università e Istituzioni Pontificie romane, alludendo alla esigenza dei tempi di impegnarsi a «fare coro» e invitando a «non andare litigando fra noi per prendere un alunno, un’ora in più. Vi invito, pertanto, a non accontentarvi di soluzioni dal fiato corto, e a non pensare a questo processo di crescita semplicemente come a un’azione “di difesa”, volta a fronteggiare il calo delle risorse economiche e umane. Va visto, piuttosto, come uno slancio verso il futuro, come un invito ad accogliere le sfide di un’epoca nuova della storia». Un indirizzo culturale ineludibile.

Oggi la legge consente la possibilità di federarsi. La questione è rivolta alla volontà delle persone di scegliere.

Si può essere in accordo o no, ma certamente donne e uomini del nuovo millennio dovrebbero riflettere in modo prospettico. Sarebbe proprio necessario e urgente aprire una serena discussione.

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