L'opinione

Per ristabilire la pace all’est, Bari con San Nicola potrà parlare all’anima della Russia

Rosario Polizzi

Bari ha cominciato dalla Basilica di S.Nicola, le istituzioni laiche italiane e quelle religiose si sono affiancate per creare quella risultante forte che vuole spingere il messaggio di Pace che non è questa volta «vediamo che vince o chi perde»

La strada per la pace da Bari: dopo il 20 dicembre occorre preparare il secondo tempo.

Dobbiamo dare ancora forza e divulgazione al forte messaggio culturale, nel senso più ampio, nicolaiano celebrato recentemente a Bari. La cultura non deve dunque essere mai subordinata alla politica, perché la prima vive nel mondo dell’essere ed è protesa alla ricerca della verità, mentre la seconda vive nel mondo dell’avere la prima unisce, la seconda separa.

È dunque necessario un approccio transculturale, proviamo ad utilizzare la comprensione delle altre «culture» che forse solo Bari e il suo messaggio Nicolaiano può dare e, perché no?, cercando di parlare a quella anima russa tanto decantata in letteratura guardandola dal di dentro con una sorta risonanza magnetica nucleare che individui un campo di riflessione neutra sui problemi comuni e su una loro possibile soluzione condivisa.

La recente rappresentazione del “Boris Gudunov” di Mussorgkij alla prima della Scala è stata una scelta illuminata, che nulla ha a che vedere con ipotetici atteggiamenti filoputiniani, ma che l’establishment russo ha definito come una voce nel deserto.

Si dice in giro «chi ben incomincia è alla metà dell’opera».

Bari ha cominciato dalla Basilica di S.Nicola, le istituzioni laiche italiane e quelle religiose si sono affiancate per creare quella risultante forte che vuole spingere il messaggio di Pace che non è questa volta «vediamo che vince o chi perde».

Ora viene in mente quanto avrebbe “fatto”, ma non è il termine esatto, Pinuccio Tatarella per recitare un ruolo di primo piano in questo momento con una armoniosa aggressività per una positiva conclusione di questa grande operazione di pace!

Decidiamo subito, qui tutti abbiamo perso e continuiamo a perdere tempo. Occorre un’altra voce subito un altro linguaggio e tempo di agire inventandosi una strada nuova per spiazzare tutti, creare un incontro che meravigli, un incontro che faccia decidere di partecipare per non perdere da tutte le parti faccia e territorio.

Il vasto mondo che esprime la cultura nicolaiana è chiamato adesso a fare il secondo tempo, dopo che lo scorso 20 dicembre si è celebrato il primo tempo. Non ci si può fermare, occorre insistere perché attorno non sono cessati i morti e le distruzioni. L’opera di cui si è tanto parlato a dicembre è incompleta e niente e nessuno in giro ancora può far molto e allora bisogna aiutare chi da qualche parte almeno sta facendo qualcosa. Non si può sciogliere l’Assemblea ancora non si può dire: «Andate in Pace»!

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