L'analisi

Bonaccini e Schlein, nella sfida i «dem» possono «riscoprire» la sinistra

Franco Neglia

Mai come in questa fase il loro lavoro è importante: la crisi energetica e l’aumento indiscriminato dei prezzi ha aumentato le disuguaglianze nelle nostre comunità, la fragilità dei territori richiede attenzioni costanti

Dunque buona parte degli amministratori locali, sindaci e presidenti di Regione iscritti al Pd sosterranno la candidatura del presidente della regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini a segretario del Partito Democratico. È positivo che coloro che sono chiamati quotidianamente ad affrontare e risolvere i problemi dei cittadini diano un contributo a un confronto congressuale che deve ridefinire idealità e proposte per un partito nuovo. Ma è altrettanto essenziale che continuino ad operare per l’impegno preso con gli elettori: amministrare comuni, province e regioni.

Mai come in questa fase il loro lavoro è importante: la crisi energetica e l’aumento indiscriminato dei prezzi ha aumentato le disuguaglianze nelle nostre comunità, la fragilità dei territori richiede attenzioni costanti (basta una pioggia perché tutto frani), una gestione accorta dei fondi del Pnrr richiede il massimo dell’impegno. Compiti che non ammettono distrazioni.

Altrettanto impegno totale richiede la gestione di un Partito: la valorizzazione dei contributi singoli, la costruzione delle alleanze, il dialogo costante con le voci della cittadinanza attiva. Insomma un compito cui assolvere con dedizione totale, ma soprattutto ispirando passione e partecipazione a tutti coloro, che pur dovendo badare agli impegni quotidiani, sognano e lottano per un mondo più giusto.

Le nuove generazioni, come lo è stato per quelle che le hanno precedute, hanno il diritto a vivere emozioni nuove, a condividere rabbie ispirate da un mondo sempre più ingiusto, a organizzare proteste e non sentirsi soli.

E tutto questo Elly Schlein, che non ha impegni di carattere amministrativo, lo può garantire. A chi osserva che è troppo sognatrice rispondo: sì, non ci basta più un mondo migliore, vogliamo un mondo nuovo. E per questa impresa servono un partito e una guida che guardino avanti, che propugnino il diritto alla vita e il diritto a una morte giusta con il medesimo vigore, che guardino alle offese ai più deboli con orrore, che aiutino chi è caduto, che lottino perché la retribuzione delle donne sia uguale a quella degli uomini.

In tanti anni di militanza e di impegno mi è stata data l’opportunità di frequentare varie personalità, spesso molto diverse tra loro, ma che avevano in comune la capacità di suscitare passioni. È di questa mancanza che soffriamo da troppo tempo; le ultime vicende di malaffare e corruzione che hanno riguardato esponenti di sinistra ci hanno tolto il gusto di partecipare e hanno commesso il «crimine» più grave: confermare nell’idea che tra destra e sinistra, quando si occupano posti di responsabilità, non c’è differenza alcuna. A sinistra, sino ad ora, si è balbettato quando si è trattato di denunciare le malefatte di nostri dirigenti, e invece dobbiamo essere i primi a farlo; si è costruita una campagna elettorale evocando una agenda scritta da uno dei massimi burocrati della finanza internazionale; addirittura con il jobs act si è teorizzato che in una società già molto «liquida» il lavoro dovesse essere ancora più fluido... tutti rider ed «amazonisti»! Cioè è la sinistra che ha proposto una società con uno sfruttamento più sofisticato della forza lavoro.

Una decisa opposizione ad un governo che nega gli adeguamenti inflazionistici alle pensioni e che ruba il reddito di cittadinanza anche ai più diseredati, spiegherebbe più di mille parole cos’è la sinistra: i lavoratori dipendenti e i pensionati hanno diritto a vivere più degnamente e i ricchi, singoli e società, devono pagare un prezzo adeguato alla società di tutti. Per ultimo va sottolineato che qualche primo risultato questo confronto congressuale l’ha già ottenuto: i due candidati affermano che è tempo che il partito nuovo non sia solo un elenco di cordate al seguito di capi corrente e che, fino a quando con cambierà la legge elettorale, i candidati in Parlamento saranno scelti da primarie territoriali. È poco? Per come è ridotta la sinistra, è davvero tanto.

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