Il punto
Donne, il mito greco già insegnava libertà e parità
Nessun uomo e neppure un dio.. può rubare, depredare il cuore e il destino di una donna.
Nel suo tentativo di farsi racconto totale del mondo, il mito ci racconta molto, forse tutto di noi, di come ad esempio si siano strutturate le gerarchie dei sessi e si siano naturalizzate quelle disuguaglianze che ancora determinano rapporti di dominazione e violenza che le donne subiscono da sempre, da quando di loro si innamoravano gli dei. Sono agitati da passioni al pari degli uomini gli dei: quando amano, si prendono quello che vogliono!
Per soddisfare un impulso sessuale, che è insieme esercizio di potere, un dio ingannava, rapiva, stuprava. Zeus il più infedele dei mariti, il più insaziabile degli amanti, è un dio che sceglie il «travestimento» per avere le donne mortali che seduce, insegue, possiede e poi abbandona. Innumerevoli sono le metamorfosi che consentono al signore dell’Olimpo di manipolare la preda e sfuggire all’ira della moglie tradita: cigno, toro, aquila ma Zeus è anche capace di assumere l’aspetto di un uomo, come Anfitrione, per entrare nel suo letto ed unirsi alla moglie Alcmèna, prendendosi l’amore che questa aveva riservato al marito; o di una dea, come Artemide, per avvicinare Callisto senza insospettirla e perfino di una pioggia per penetrare nella stanza in cui è rinchiusa Danae.
Ma il mito ci racconta che gli dei sanno pure estorcere con la violenza e non solo con l’inganno, l’amore e il piacere che gli vengono negati: Zeus rapisce e stupra Europa, Latona, Elettra, con la forza afferra Ganimede, seppellisce viva Elara e divora, ingoiandola, Metis quando questa minaccia di spodestarlo col figlio che porta in grembo. Anche il dio del mare Poseidone ordina ai delfini di catturare contro la sua volontà Anfitrite e Apollo rapisce Creusa, insegue e molesta Dafne, e ancora Ade rapisce Persefone e quanti satiri e centauri scopriamo protagonisti di aggressioni sessuali! In nome di quell’amore che ancora oggi umilia, oltraggia e offende la dignità della donna gli dei punivano chi non voleva sottomettersi al loro volere: Cassandra e Coronide subiranno la vendetta del dio che non hanno accontentato, Demetra e Dafne devono rinunciare a vivere nel proprio corpo di donna per sfuggire agli attacchi predatori che le tormentano.
Ma i Greci sanno indicarci anche la via d’uscita dalla violenza, dal Male. Nella tragedia ad esempio la figura femminile arrivava a prendersi tutto lo spazio che le veniva negato nella realtà e nella vita in cui era condannata alla subordinazione e al silenzio. Nel teatro greco le donne sono titani che sfidano l’autorità e l’uomo: Antigone, Medea, Clitennestra emergono eroine statuarie nel loro dolore, nella risolutezza dei loro sentimenti con cui spaventano chi ancora oggi si sente minacciato dalla Bellezza, dalla forza, dal talento delle donne libere che devono rivendicare libertà e parità e affrancarsi da quella soggezione in cui l’uomo e la Storia l’hanno obbligata a essere vittime di quell’amore che non ama ma offende e uccide. Che il Mito, che ci racconta la prevaricazione dell’uomo sulla donna e la sua infinita pena e solitudine nella Storia, ci insegni che c’è un amore dal quale si deve fuggire, dal quale ci si deve salvare: perchè nessun uomo e neppure un dio.. può rubare, depredare il cuore e il destino di una donna.