L'analisi

No a nuove trivelle: il Sud deve puntare sulla transizione green

Onofrio Introna

In Puglia, con le Istituzioni, gli enti locali, i Sindacati, le forze sociali e il movimento ambientalista, ci battiamo da vent'anni

No alle trivelle, riprendiamo la nostra storica battaglia di sempre, come hanno già fatto i Comuni di Mola, Monopoli e Polignano, a tutela dell'ambiente, del turismo, della bellezza dei nostri mari e territori. Un monito da Michele Emiliano, preoccupazioni giustificate di Luca Zaia per i fenomeni di subsidenza, sindaci di centrodestra in rivolta contro le aperture del Governo, che vorrebbe riaprire la partita trivellazioni, per estrarre dai mari gas da fornire alle aziende a prezzi calmierati.

Il presidente della Regione Puglia ha confermato la più netta opposizione al decreto sblocca: la ricerca e la coltivazione di idrocarburi sottomarini a 9 miglia dai litorali, oltre ad arrecare gravi danni ai fondali, interferisce con i progetti che prevedono sulle coste salentine la nascita di parchi eolici. Il governatore del Veneto ha bocciato le trivelle al largo del Delta del Po, per la subsidenza del suolo, causata dalla rottura degli equilibri geologici provocata dalle estrazioni al largo. È più di un rischio, è una conseguenza certa: «ci siamo già scottati e ancora paghiamo», ha fatto presente, denunciando l'impatto sull'industria turistica.

In Puglia, con le Istituzioni, gli enti locali, i Sindacati, le forze sociali e il movimento ambientalista, ci battiamo da vent'anni. La nostra posizione è oggi se possibile ancora più chiara: piuttosto che violentare l'ecosistema e fare sforzi inutili offshore, regalando il grosso degli utili alle compagnie estrattive, non è più saggio continuare sulla linea delle energie ecosostenibili, della produzione di elettricità da fonti rinnovabili, pulite, non inquinanti? E perchè non aprire anche alla trasformazione dei rifiuti? Quelli organici possono fornire biocombustibile: da 10milioni di tonnellate di spazzatura compostabile si producono 1,1 miliardi di metri cubi di biometano. Sulla Gazzetta, Nicola Pepe ha sollevato il paradosso di regioni, come la Puglia, che continuano a mandare i rifiuti al Nord e pagano per fornire «combustibile» ai termovalorizzatori padani, affrontando anche onerose spese di trasporto, dal momento che non abbiamo termovalorizzatori con capacità adeguata alla trasformazione dell'umido in biogas (due soli quelli attivi, nel Foggiano e a Massafra, entrambi privati e sottoutilizzati). Non siamo in grado di trasformare qui nostri rifiuti organici in una ricchezza per il territorio.

Di questo ed altro si è parlato a Rimini, nel corso di Ecomondo, la fiera dell’innovazione tecnologica e dell’economia verde, sempre prodiga di notizie e dati utili, anche sullo sfruttamento dei rifiuti in una prospettiva di transizione verso l’economia circolare.

Nel momento in cui a Sharm El Sheik la Cop 27 sull'ambiente mondiale ha messo a confronto tutti gli Stati che hanno la buona volontà di affrontare i pericoli del riscaldamento globale del pianeta, una crisi energetica come quella dovuta soprattutto alla guerra scatenata dalla Russia in Ucraina non può fare cambiare la strategia finora fortemente ecosostenibile del nostro Paese.

Dopotutto, per attivare questi pozzi (ma ci si domandi perchè l'Eni ha cessato da tempo l'estrazione di olio greggio dai tre in concessione al largo di Brindisi) e per trovare e mettere in produzione quelli nuovi occorrono quattro anni e più. Quindi, puntare sugli idrocarburi sottomarini non risolve la domanda di gas. In questi anni saremmo invece in grado, nell'immediato, di ottenere energia dalle fonti alternative, eolico e fotovoltaico, dall’idrogeno, dalle biomasse. Potremmo superare l’handicap del gas russo ed evitare qualsiasi rischio per l’ambiente.

Perché mettere in pericolo il turismo, come lamenta il Presidente Zaia, uno dei settori trainanti dell'economia nazionale e delle Regioni dell'Adriatico. Da Trieste a Leuca, le nostre coste sono famose in tutto il mondo e da tutto il mondo arriva gente che sa di trovare acque pulite e spiagge organizzate e ordinate.

Il governo Meloni non può ignorare le apprensioni degli italiani in tema di difesa dell'ambiente. L'Italia deve continuare a guidare la marcia mondiale per l'abbattimento delle emissioni di CO2 nell'atmosfera e sconfiggere la logica dei veleni: fonti energetiche fossili, carbone, petrolio anche gas.

Sulle energie pulite, occorre lavorare ad una legislazione snella, che riduca le complicazioni burocratiche. Si può rafforzare ad esempio la strategia degli incentivi fiscali per l'ammodernamento edilizio, condizionando magari i superbonus di ogni importo all'impianto obbligatorio di pannelli solari, laddove possibile. Basteranno forse soltanto ad alimentare l'illuminazione delle scale e i servizi condominiali, ma daranno comunque un apporto.

Non facciamoci distrarre dalla crisi energetica contingente, dobbiamo proseguire con ancora più convinzione, aumentando gli sforzi per realizzare nelle Regioni del Sud impianti per la transizione energetica verde e la trasformazione dei rifiuti organici in biogas.

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