LA RIFLESSIONE
Come diceva Giorgio Gaber l’ideologia, malgrado tutto, credo ancora che ci sia
Tra «Ius Scolae», «fine vita», ambiente e politica, in fondo si può credere nella democrazia del pensiero
Tutti a dire che non ci sono più destra e sinistra: me ne siamo davvero convinti? Sono passati quasi trent’anni da quando se lo chiedeva Giorgio Gaber. Magari non ci sono più le ideologie del secolo scorso. Magari ora chiamiamole Barbie e Lol. Magari consideriamole più concezioni di vita che programmi politici. E però ora che andremo a votare non è che un centro-destra e un centro-sinistra non ci saranno, comprese una destra-destra e una sinistra-sinistra. E se riteniamo che stando in Europa non potremo che seguire le regole dell’Europa, c’è modo e modo di essere Europa.
E allora. Europei convinti o europei un po’ scettici? Un’unione sempre più stretta o Stati che conservino ampi pezzi della propria sovranità per motivi più o meno fondati? E così la cosiddetta scelta atlantica, cioè scelta dell’Occidente, Nato compresa. O assumere una posizione più indipendente con lo sguardo a regimi più illiberali nella crisi delle democrazie rappresentative? E a una nuova distribuzione di poteri nel mondo? E le diseguaglianze. Diseguaglianza non è solo povertà. Diseguaglianza è anche lavoro povero. Diseguaglianza è anche poco lavoro femminile. Diseguaglianza è anche poco lavoro giovanile. Diseguaglianza è anche divario fra Nord e Sud. Cercare di risolvere uno per uno questi disagi o puntare su un benessere più generale che premi chi è in vantaggio ma faccia salire il livello di tutti? È vero che con l’alta marea salgono anzitutto i panfili dei ricchi, ma salgono anche le barche dei pescatori. E continuare a puntare sulla locomotiva del Nord perché il Sud ne raccolga una parte?
Vedi di recente spiagge e tassisti. Se aprire alla concorrenza (che conviene ai consumatori) o difendere imprese e lavoratori che temono danni. Così le tasse e l’evasione fiscale.
Chi è convinto che non si paghino quanto si dovrebbe perché sono troppo alte. E chi ritiene che siano troppo alte perché in troppi non le pagano. Destra e sinistra qui dovrebbero avere un senso. E la proposta (Lega) sulla flat tax, tassa piatta, percentuale bassa e per tutti, ricchi e meno ricchi. Gli uni: crescerà l’economia con un vantaggio generale. Gli altri: sarà un regalo ai ricchi e ridurrà le entrate dello Stato per i servizi sociali.
E i diritti civili. Lo Ius Scolae: cittadinanza italiana ai figli di immigrati che hanno frequentato le scuole in Italia. Lo ius Soli: cittadinanza italiana ai figli di immigrati nati in Italia. Con chi si oppone perché bisogna pensare prima agli italiani. E chi lo considera l’unico mezzo per rimediare all’inverno demografico: non facciamo più figli e ne avremo bisogno. E cosa serve perché questi bambini tornino a nascere. Politiche per la famiglia, si dice. Finora l’unico campo in cui sono (siamo) stati tutti d’accordo: non si è fatto nulla. Mentre 100 mila giovani all’anno se ne vanno all’estero perché in un’Italia più giusta e con un futuro si crede sempre meno. Destra o sinistra che siano.
E il «fine vita»: la vita è mia e posso rinunciarvi se e quando voglio, o la vita non è un fatto privato e si deve dar conto alla comunità? E così l’aborto. E così il divorzio. E la difesa delle differenze sessuali, perversioni sociali o diritti individuali? Con la scuola alla base di ogni progresso ma sulla quale si sono finora sviluppati giochi senza frontiere con un risultato unico: sempre il peggior trattamento d’Europa. Da destra e da sinistra. Fino alla forma dello Stato, recentissima nuova entrata della campagna elettorale. Italia repubblica parlamentare o Italia repubblica presidenziale. Conferma della Costituzione uscita dalla sconfitta del fascismo. O modifica della Costituzione sull’altare di una migliore governabilità. E poi l’energia (nucleare o no).
E l’ambiente (rigassificatori in mare o no). E così le libertà, a cominciare da quella di stampa. E le minoranze. E la guerra in Ucraina. E l’inflazione. E il Covid. L’ideologia, l’ideologia, malgrado tutto credo ancora che ci sia, diceva Gaber. Ora si potrebbe tradurre: il mondo che vorrei per me e per chi verrà. Quanto a destra e sinistra, per il geniale cantautore milanese era di destra fare il bagno nella vasca, la doccia invece di sinistra. Finché non ha dato una versione più territoriale Luciano De Crescenzo: la doccia è milanese perché ci si lava meglio, consuma meno acqua e fa perdere meno tempo. Il bagno è invece napoletano. Un incontro con i pensieri, i sentimenti.