Il punto
Quell’onda lunga di illegalità con pochi argini
Modelli educativi sbagliati e certa didattica televisiva e musicale, tutta Gomorra style, stanno generando mostri, chiusi e alimentati in gabbia dai domiciliari imposti per due anni dal Covid, e ora liberi di fare quello che vogliono
Secondo Cesare Beccaria, se lo scopo di ogni pena era far da deterrente ai delitti, queste non producevano risultati: gli uomini nonostante tutto continuavano a commetterli, perché - come scrive in “Dei delitti e delle pene” - «Né l’eloquenza, né le declamazioni, nemmeno le più sublimi verità sono bastate a frenare per lungo tempo le passioni eccitate dalle vive percosse degli oggetti presenti». Il potenziale deterrente della sanzione, insomma, non è associato direttamente al grado di severità della stessa. Se si prendono in esame gli aspetti della teoria del deterrente, gli elementi più importanti sembrano essere le tre dimensioni: severità, certezza e celerità. Chiaramente, la severità, è intesa come il grado di intensità della sanzione conseguente al comportamento deviante. Secondo la teoria del deterrente, più è severa la pena più basso sarà il livello e la quantità di violazioni compiute. La certezza, invece, fa riferimento alla probabilità di essere puniti se si viola una norma. Proporzionalmente, più alto sarà il grado di certezza, tanto minori saranno i livelli di infrazioni commessi. Riguardo, infine, alla celerità, essa si riferisce all’intervallo di tempo che può intercorrere tra il comportamento deviante e l’attuazione della conseguente sanzione. Anche in questo caso, come può sembrare logico, più sarà immediata la sanzione, tanto meno la norma in questione verrà violata.
E malgrado i teorici del deterrente affermino che esiste un nesso abbastanza evidente tra pena e severità e che in genere, una sanzione più severa porta con sé più potere deterrente, non ci si può non porre alcune domande sulla lunga teoria di reati contro la pubblica amministrazione perseguiti dalla magistratura pugliese e lucana, oltre che italiana naturalmente, nelle ultime settimane, i casi scoppiati ieri a Matera e a Lecce.
Legge Severino e norma spazzacorrotti non hanno avuto, o se lo hanno generato è avvenuto in percentuali quasi impercettibili, quell’effetto deterrenza sui colletti bianchi che sarebbe stato lecito aspettarsi. Nemmeno la paura del carcere, della custodia cautelare che spesso, vista la lunghezza dei processi e l’alea del giudizio, rappresenta l’unica pena carceraria realmente scontata, frena l’assalto alla diligenza dei soldi pubblici, degli impieghi negli enti rimasti a garantire il miraggio del posto fisso, dei milionari appalti generati dal Pnrr.
Come mai? Evidentemente risulta sbagliato il modello di società, troppo adagiata sull’idea che basta avere – spesso peraltro solo a parole – un forte apparato repressivo per risolvere le strutture e punire i rei, invece che puntare, investendo in mezzi e persone, su una robusta prevenzione, tramite una formazione accurata. Non si può più continuare a conferire poteri salvifici alla fase repressiva, tralasciando in tutto quella prevenzione che invece così preziosa sarebbe per evitare ruberie, il blocco delle opere pubbliche e anche la distorsione della concorrenza a suon di tangenti e favori di ogni tipo.
I bambini ci guardano, i ragazzini ci imitano. Non valga come giustificazione o esimente a niente o nessuno ma l’esplosione di violenza in provincia di Foggia, culminata nel terribile omicidio di un 17enne avvenuto per mano di un 15enne per qualche like e messaggio di troppo sui social network, moderni oppio dei popoli, genera quesiti non liquidabili con una alzata di spalle o una frase di circostanza.
Modelli educativi sbagliati e certa didattica televisiva e musicale, tutta Gomorra style, stanno generando mostri, chiusi e alimentati in gabbia dai domiciliari imposti per due anni dal Covid, e ora liberi di fare quello che vogliono. Sono saltati schemi, regole e comportamenti. Nulla autorizza alla violenza ma nemmeno alla continua e insistita tolleranza di trasgressioni, violazioni, piccole o grandi illegalità.
L’esempio ai nostri figli dobbiamo darlo noi, e non è detto che basti a prevenire delitti e pene.