IL COMMENTO

Toglieteci tutto ma non toccate il condizionatore

Gino Dato

La cascata dei senza si arresta di fronte a quello che è il sacrificio in assoluto che non tolleriamo: la mancanza di refrigerazione

Antò fa caldo… Tra polvere di stelle e tormente d’afa la massima meteoropatica lanciata nel celebre spot televisivo racconta di una volontà precisa degli italiani nelle scelte di vita: condizionatore o morte… In principio furono i senza famiglia. Poi vennero i senza lavoro, i sans papiers, i senza tetto, i senza compagno, senza patria, senza pudore, i senza niente. E chi ne ha più ne metta di privazioni. Ma la cascata dei senza si arresta di fronte a quello che è il sacrificio in assoluto che non tolleriamo: la mancanza di refrigerazione e di condizionatori.

In tutti questi anni di declino, prima del grande tracollo, ci eravamo abituati a rinunciare a qualcosa, a spendere di meno, a negarci un piacere. Chissà, la frugalità antica e l’atavica fame erano rimaste radicate in noi e ci avevano piegato e forgiato all’austerità. Ma, quando si è trattato di indicare quali rinunce saremmo stati pronti a sopportare nei prossimi mesi in tema di risorse energetiche, la reazione alla ipotetica rinuncia e riduzione per condizionatori e refrigeratori appare netta e inequivocabile: mai e poi mai. Questa passione (o dipendenza?) per i sistemi di condizionamento e di refrigerazione la rivela l’ultimo rapporto Istat sui consumi energetici nel 2021. Secondo il quale la metà delle famiglie italiane (il 48,8%) dispone di un sistema di condizionamento; la diffusione è sostenuta in tutte le aree del Paese: 51,2% nel Mezzogiorno, 49,1% al Nord e 44,2% al Centro. Vince il Mezzogiorno e non è difficile capire il perché. Nei mesi caldi il 28,5% delle famiglie che si sono dotate di condizionamento accende il sistema tutti i giorni o quasi, il 35,3% qualche giorno a settimana; un quarto delle famiglie (24,1%) lo utilizza solo occasionalmente o non lo utilizza mai. In estate i condizionatori sono accesi in media sei ore e 17 minuti al giorno. Il primato nell’accendere il condizionamento va tuttavia alle famiglie che abitano nei comuni più piccoli (fino a 50mila abitanti) non di montagna (il 31% lo usa tutti i giorni o quasi), mentre lo usano con minore frequenza le famiglie dei piccoli comuni di montagna (24%).

Capiamo bene che, in alcuni ambienti come i centri commerciali, gli ospedali e i luoghi di cura in genere, così come nelle case dove ci sono dei malati o anziani, l’introduzione dell’aria condizionata sia tanto importante e vitale quanto possano esserlo lo stesso ossigeno o una terapia. Però, al netto di scelte di civiltà rispetto alle quali non si torna indietro, al fondo di questa propensione accentuata degli italiani c’è una sorta di difesa a oltranza di un livello generale di civiltà. Sissignori, condizionatori e refrigeratori come beni di massa sono arrivati dopo frigoriferi e lavatrici (presenti in quasi tutte le famiglie, rispettivamente 99,5% e 97,3%), dopo le lavastoviglie (per metà delle famiglie). L’elettrodomestico bianco ha segnato in parte il riscatto delle donne dai lavori domestici più pesanti e ripetitivi, ma sono stati i primi che hanno rivoluzionato lo stile di vita, lo stesso concetto di benessere, di piacere di vivere in una abitazione.

E pensate un attimo a bar o discoteche o a case senza l’opzional degli impianti per modificare le temperature e l’umidità a seconda che si viva in estate o in inverno. Pensate ancora all’evenienza di una riduzione del loro impiego, all’estinzione del loro tepore o, a seconda della stagione, refrigerio. Sarà dura questa estate e questo autunno quando dovremo in qualche modo fare i conti e temperare queste scelte. Ma, rispetto a questi traguardi non c’è verso di tornare indietro. Ne convengono anche coloro che, ai venti glaciali di ambienti surgelati, preferiscono le naturali e libere emanazioni. No, se possiamo privarci di qualcosa, questo non deve essere l’impianto che magari deturpa il prospetto di un edificio o lacrima acque e rumori a tutte le ore. Possiamo un po’ soffrire. Anche le ombre antiche e ristoratrici sembrano tirarsi indietro e svanire.

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