La riflessione
Gli adolescenti lontani dalla politica: mancano spazi per formarsi
Sono già trascorsi i prodromi di un anno che continua a vacillare con i suoi conflitti e contraddizioni in un’atmosfera non di certo rosea. Viviamo cittadini di un mondo con la voglia di costruire un altro mondo possibile. Come si può dar vita a un nuovo mondo?
Azzardo: con il sostegno delle istituzioni, della politica, della scuola che al momento non sembrano siano propositive e rigenerative verso la cittadinanza. Da osservatrice e docente di filosofia ho compreso dialogando con i ragazzi del loro distacco con la politica, l’amarezza e la non fiducia in essa; d’altro canto i comportamenti non sarebbero così coerenti o ragionevoli in un teatro dell’agire spesso distonico. Sono persuasa che gli adolescenti, i giovani, durante il periodo dell’istruzione superiore debbano essere educati e formati ad avere un loro pensiero critico riguardo la politica, quella sfera che per alcuni è distante come se non fosse un argomento consono alla loro età, per altri è volutamente lontano in quanto non credibile. Una visione negativa della politica non può far altro che generare negatività, dissidi, contrasti perché, cos’è la politica se non un tentativo di dialogo capace di conferire sostanza alla democrazia?
Hannah Arendt a questo interrogativo ha risposto con la vita: libertà di pensiero critico e di azione responsabile. Con dedizione e coraggio. La politica deve essere compatibile con la conservazione della vita, con la libertà. Essa osserva Arendt, filosofa, teorica della politica, «si fonda sul dato di fatto della pluralità degli uomini. (…). La politica tratta della convivenza e comunanza dei diversi». Il dialogo è ciò che accomuna la politica alla libertà. Questo strumento che garantisce relazioni, reciprocità. È questa la politica che dovrebbe essere insegnata ai giovani oltre a creare luoghi di incontro dove generare idee, informazioni. Studiare, crescere. Sembra un mondo surreale, ma è semplicemente questo che nell’ovvietà del presente non viene garantito. Non si fa altro che impoverire queste menti delle quali ci si preoccupa di riempirle evitando di chiedersi cosa pensano, come agirebbero loro in relazione a determinate questioni problematiche che riguardano in verità ogni singolo cittadino, parte integrante di uno Stato laico, democratico fondato sul lavoro, sulla giustizia, sulla libertà. Il nostro Paese. Su ideali che sembrano evanescenti quali nello specifico «patria», «identità», «cultura». La politica ha un ruolo determinante, le istituzioni possono essere risolutive. Tuttavia le stesse rimembrano la presenza dei giovani solo nel momento della maggiore età per ricevere il consenso nelle elezioni elettorali. Uno strumento irrinunciabile. Sottolineo. Eppur tuttavia, come si può ricevere un voto se non ci sono le idee, non c’è un pensiero, non si sostanzia un dialogo, oltre ai consueti - in questi ultimi anni diradati per via del Covid-19 - comizi elettorali, vale a dire uno o una che parla, si presenta, e gli altri che ascoltano talvolta prevenuti su un modo di fare politica che - diciamolo - non convince più. Oramai è noto che molte promesse sono parole che le scaccia via il vento che a Sud respira - è noto - miscelandosi con i fumi dell’Ilva, i torpori dei gas… dotti, la rassegnazione della gente. La politica non ammette rassegnazione, significherebbe morire.
Amareggia inoltre pensare che non ci siano «spazi» dove incontrarsi per formarsi, per imparare perfino a gestire i propri sé, per essere fra gli altri. In passato campeggiavano le parrocchie, i circoli, le piazze, le sedi dei partiti che ora aprono solo per pubblicizzare le proprie candidature, poi tutto muore. Dove si dialoga? A scuola, in famiglia, tra gli amici? Poco, male o affatto (per utilizzare un formulario da quiz a risposta multipla). Definiti e delimitati da strumenti sociali che paradossalmente conducono all’individualismo, o peggio a una forma di solipsismo radicale.
Sono assenti i luoghi dove incontrarsi per discutere, consolidare la democrazia, alimentare una politica che non sia imposta dall’alto, che non sia una ghettizzazione di idee e persone per partiti, ideologie provinciali e che anziché «compromessi» comportano veti, o addirittura obblighi. In tal modo, i soggetti adulti non comprendono la complessità di un essere umano, un mondo che non può avere solo due punti di vista: contrari o favorevoli. Privi di un telos da perseguire. Socrate, Platone, Aristotele, non ci hanno insegnato nulla. La politica ateniese è una lezione inascoltata.
Il conformismo, il perbenismo, il mancato dialogo, la non capacità di comunicazione, le guerre non sono il risultato di cultura, pluralità, democrazia. Non sono parte di una realtà europea o centro-mediterranea di valori, di unità che possa garantire la presenza di diversità, di entusiasmo, di fiducia. Come possono i ragazzi aver fiducia della politica e di chi la rappresenta se ai loro occhi traspare diffidenza?
Pertanto, dialogo e cultura sono gli aspetti fondativi per una politica integra e per una società che possa godere di buona salute. Create luoghi di parola, creiamo idee. Smettiamola con gli slogan! I giovani non devono essere educati alla «resilienza», ma al pensiero, alla voglia di fare, al coraggio, alla responsabilità. Non devono sopportare, ma vivere!!! La politica può essere comparata a un’avventura filosofica dove anche in una condizione di «scacco» ogni essere umano presta «attenzione», «tendere verso», al fine di costruire una comunità di uomini e di donne libere. Vi chiedo, in conclusione, parafrasando le parole del sociologo Magatti: «Ha ancora senso scommettere sulla libertà?».