Il punto

Tra mediocri e disonesti tocca agli elettori salvare la democrazia

Nicola Daniele Coniglio

«La verità è che la città governata da coloro che sono meno desiderosi di farlo sarà quella governata meglio». Lo scriveva circa 2400 anni fa il filosofo Greco Platone nel «Mito della Caverna» (La Repubblica VII) ma il dibattito a queste latitudini sulla qualità di chi governa non è cambiato molto nel tempo.

Gli ennesimi cambi di casacca nella Giunta regionale pugliese confermano l’abbondante (per fortuna non totale) presenza di politici per professione e non per vocazione. Si cambia squadra come calciatori professionisti ma invece di fare gol bisogna portare voti per assicurarsi una poltrona in prima squadra (e i compensi economici ad essa associati). Questi cambiamenti spavaldi - e contrari alla volontà degli elettori - certificano l’assenza da parte di chi li fa e di chi li accetta di un’idea precisa e distinta dell’essere «servitori della collettività» e di quello che serve per migliorare il benessere collettivo. Una casacca vale l’altra. Triste. Molto triste ma, piuttosto che soffermarci sulla cronaca quotidiana, è importante ed utile - soprattutto per quando andremo nuovamente a votare - cercare di capire il perché molto spesso il risultato delle urne è una grande percentuale di rappresentanti politici di scarsa competenza. Perché talvolta vengono eletti in prevalenza «cattivi politici» che disegnano politiche inadeguate che non solo portano ad uno spreco di risorse pubbliche ma anche a vere e proprie trappole di sottosviluppo.

I rappresentanti politici - ad ogni livello, dai parlamentari ai rappresentanti delle circoscrizioni comunali - sono il risultato dell’incontro in una competizione elettorale tra offerta (i candidati che si propongono alle elezioni) e domanda (elettori che scelgono attraverso il voto).

Una prima ipotesi è che il cortocircuito che porta ad una scarsa qualità degli eletti sia legata a fattori che caratterizzano l’offerta, ovvero alla bassa «qualità» in termini di competenza di chi si propone alle competizioni elettorali. È questa la tesi di un brillante lavoro scientifico di due economisti italiani, Massimo Morelli e Francesco Caselli, dal titolo emblematico Bad Politicians (cattivi politici), pubblicato sul «Journal of Public Economics». Il punto di partenza della teoria di Caselli e Morelli è che le persone di minore qualità hanno un vantaggio nel cercare una carriera «professionale» in politica. Tale vantaggio è dovuto al fatto che, secondo questa teoria, data la loro minore competenza, le opportunità che essi avrebbero nel mercato del lavoro sarebbero poco remunerative. Al contrario, i candidati potenziali di elevata qualità per «scendere in politica» dovrebbero rinunciare (almeno in via temporanea) ad attività lavorative soddisfacenti e remunerative.

Un discorso simile vale per un’altra caratteristica desiderabile per un politico: l’onestà. Un cittadino disonesto potrebbe avere una maggiore propensione a candidarsi ad una posizione di rappresentanza politica perché considera tra i potenziali vantaggi anche i frutti delle attività di tipo predatorio ai danni della società.

Anche se gli elettori preferiscono i candidati di migliore qualità, queste due considerazioni suggeriscono che in una competizione elettorale ci potrebbero essere problemi di «offerta». Gli elettori potrebbero trovarsi di fronte ad un pool di candidati in prevalenza composto da «cattivi politici». Tanto più bassi sono gli incentivi a candidarsi per le persone di maggiore qualità, tanto più grave sarà questo problema di offerta. Gli incentivi non sono solo economici (ovvero quanto guadagna un rappresentante politico) ma anche non economici come lo status sociale, il prestigio o la reputazione associati alla carica politica. Qui entra in gioco un altro meccanismo perverso: quanto più bassa è la qualità della rappresentanza politica tanto più basso sarà il valore dello status sociale. Quando un luogo è governato da cattivi politici la reputazione e il prestigio diventano stigma e quindi sempre minore sarà la volontà degli individui migliori di candidarsi alle competizioni elettorali.

Ovviamente si tratta di una teoria che, per sua natura, è una rappresentazione semplicistica ed estrema della realtà. Le nostre istituzioni sono fortunatamente popolate anche da molti politici competenti e motivati da un genuino interesse a migliorare il benessere collettivo. È innegabile però che queste considerazioni della teoria di Caselli e Morelli hanno un ruolo nell’abbassare il livello qualitativo di chi governa.

Un altro elemento importante è legato alla difficoltà per il singolo elettore di determinare la qualità di coloro che si candidano. Acquisire informazioni precise è costoso, richiede tempo e volontà. Gli elettori disattenti o scoraggiati sono meno disposti a informarsi e fare scelte di voto più oculate. Molti di questi elettori decidono semplicemente di non esercitare il loro diritto. Il trend dell’astensionismo nel nostro Paese è in forte crescita: alle politiche del 1948 votò il 92% degli italiani contro meno del 73% nel 2018. L’inerzia degli elettori rende il problema della selezione dei rappresentanti ancora più acuto e problematico.

L’astensionismo e lo scoraggiamento dei cittadini non è però la risposta che serve. Il benessere di una collettività dipende fortemente dalla capacità di esprimere rappresentanti che siano migliori della «media» per competenze e qualità morali. Le scelte collettive sono complesse e richiedono che siano fatte da persone in grado di comprendere tale complessità (persone competenti e non necessariamente tecnici) e con l’onestà di prendere decisioni in linea con l’interesse degli elettori. Come fare affinché l’élite politica rappresenti il meglio e non il peggio della società? Molto spesso votiamo con disattenzione o, per inerzia, non puniamo nelle urne i «cattivi politici» anche dopo conclamate dimostrazioni di incompetenza o di disonestà. Solo con una forte domanda di buona politica da parte dei cittadini anche l’offerta politica potrà iniziare a cambiare nella direzione giusta. Se cresce l’astensionismo e lo scoraggiamento degli elettori le considerazioni di Platone saranno valide ancora per molto tempo. Elettori attenti ed esigenti rendono l’utopia di una rappresentanza migliore realizzabile.

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