I dati
Ma poi si scopre la debolezza del maschio-vittima
Dati sorprendenti dal «report» del Centro anti-violenza che si occupa di uomini
Il maschio, un guerriero senza paura che in sella al proprio cavallo sguaina la spada e corre a salvare la principessa. Dal Medioevo è passato qualche secolo, eppure determinati schemi sono ancora al loro posto. Lui è il sesso forte, lei quello debole. Punto.
Poi improvvisamente si scopre che le cose non sempre stanno così e che a San Benedetto del Tronto, provincia di Ascoli Piceno, c’è uno dei principali centri antiviolenza al contrario, con centinaia di segnalazioni ogni anno da tutt’Italia: «al contrario» perché le vittime sono uomini.
In questi giorni sono stati resi noti i risultati del Report del primo anno di attività, con risultati sorprendenti. Spinte, graffi, morsi, tirate di capelli, lanci di oggetti, insulti, minacce di togliere o non far vedere i figli, autolesionismo, disprezzo, derisione, paragoni svilenti di ogni tipo e anche in campo sessuale, ipercontrollo per gelosia o, al contrario, indifferenza completa: sono arrivate richieste di aiuto da 132 uomini. Il 91% ha subito violenze da parte di donne, partner ed ex partner; il 70% ha subito violenza fisica (mista a psicologica), il 30% solo violenza psicologica. Allarmante il dato sulla «violenza assistita», cioè quella subita dai minori costretti ad assistervi all’interno delle mura domestiche: su 166 figli, tutti sono stati esposti. Soprattutto, assicurano gli esperti, si tratta di fenomeni altamente sottostimati, perché spesso non ci sono né segnalazioni né denunce.
Il problema in cui gli uomini sono delle vittime quindi esiste ma se ne parla poco, sempre con sorpresa e scetticismo, molto probabilmente per la storia del cavallo di cui sopra. Si tace per vergogna, per timore di non essere creduti, per il terrore di restare isolati, di non essere più lupi. E proprio «Dalla parte del lupo» è il nome di un centro simile a quello di San Benedetto, ma che lavora in Puglia. Qui gli utenti, spesso vittime di angherie psicologiche, temono di avere reazioni violente nei confronti delle proprie donne o ex.
Tuttavia com’è stato rilevato da una ricerca Istat presentata nel febbraio 2018, relativa ai dati raccolti nel biennio 2015-2016, 3 milioni e 754mila maschi hanno subito una molestia nel corso della loro vita. Di queste, quelle con un contatto fisico non voluto (toccati o baciati contro la loro volontà) riguarda il 3.6%. Sul posto di lavoro il 2.7% ha ricevuto molestie o ricatti negli ultimi tre anni. Inoltre ci sono anche casi di pedinamento e stalking. Per non parlare della infinita schiera di separati, normalmente e secondo il comune sentire «mai ingiustamente» legalmente condannati a perdere oltre che la moglie, anche i figli, la casa, e, c’è o non c’è, gran parte del reddito.
E allora perché a un certo punto tutti abbiamo creduto in una specialità del merlo maschio, quando invece si scopre che la capacità di fare del male al prossimo, talvolta fino ad ucciderlo e a ucciderlo lentamente, è un vizio degli umanoidi in genere? E così, purtroppo, è diventato un luogo comune, che impedisce di ragionare. Se capita qualcosa, un litigio, una separazione, un contenzioso, una lite tra le mura domestiche il carnefice è di certo il marito, fidanzato, spasimante respinto o ex e la vittima sempre la moglie, fidanzata, amante o ex. Non è ammessa tesi avversa, oppure sei complice, farabutto, probabile maniaco, sessuofobo, maschilista, ottuso.
Per carità, non si può negare che la violenza sulle donne, anche per l’elevatissima percentuale - e fosse anche solo una - è un fenomeno da non sottovalutare mai. Ed è ovvio che circolare di notte è assai più pericoloso per una ragazza che per un ragazzo. Non ci piove. Ma, come ha detto qualcuno, non è un buon motivo per chiudere gli occhi sulla sorte di tanti poveracci che, per esempio, dopo aver commesso la stupidaggine di sposarsi ne fanno una peggiore: finiscono in un tribunale per separarsi.