L'intervista
Banca Popolare di Bari, la notte ora è meno buia
L’ad Carrus alla Gazzetta: «Il 2022 ultimo anno con le perdite»
Responsabile della finanza della Banca Popolare di Bari dal 24 febbraio del 2020, quando la gestione commissariale era appena iniziata, Cristiano Carrus è amministratore delegato dello storico istituto di credito barese dal 22 dicembre 2021. È la persona giusta per comprendere a che punto è la notte che contrassegna il cielo di quella che per decenni è stata la banca dei baresi, dei pugliesi e anche di molti meridionali.
Diversi sono stati i segnali di svolta giunti negli ultimi tempi. A certificarli i numeri della semestrale 2022, licenziata l’altro ieri dal consiglio di amministrazione: perdite in forte calo, raccolta sostenuta, impieghi in crescita.
La BpB riparte da qui?
Si, lo stato patrimoniale – dice Carrus alla Gazzetta - di una banca, prima ancora del conto economico, è lo specchio di come la banca potrà fare risultati. La raccolta diretta per anni, con i tassi a zero o negativi, non è stata una priorità assoluta. Ora invece assume forte importanza con la salita dei tassi, e poi la raccolta è l’indice identificativo di una banca che sa essere credibile con la clientela che ci lascia i soldi, fermo restando che accanto alla raccolta devono crescere anche gli impieghi. Ritengo questa la chiave di svolta per la Popolare di Bari, abbiamo la necessità di crescere con gli impieghi, con una costante crescita di impieghi a favore del nostro territorio, esclusivamente nelle zone nelle quali siamo presenti, per rispetto dei territori. Dare impieghi buoni alla nostra clientela, alle imprese che chiedono credito per poter lavorare e ai privati con la concessione di mutui residenziali, rappresenta per noi un obiettivo prioritario in un contesto difficile ma che ci concede un pizzico di ottimismo sul futuro. Le perdite sono diminuite dell’85% ma restiamo con i piedi saldamente per terra.
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