La curiosità
Lecce, scopa e paletta il priore e un volontario puliscono il sagrato del «Rosario»
Almeno per il momento, il decoro davanti alla chiesa del Rosario da quindici anni stretta in una gabbia di ferro, è salvo
LECCE - Scopa e paletta, il priore della Confraternita, Antonio Orioli, ed il volontario Francesco Notaro venuto da Monteroni, puliscono il sagrato dalle cacche dei piccioni.
Almeno per il momento, il decoro davanti alla chiesa del Rosario da quindici anni stretta in una gabbia di ferro, è salvo. Per il momento, appunto, perché al riparo della rete metallica che da una parte e dall’altra sbarra la sontuosa facciata della chiesa barocca, i volatili torneranno a sporcare.
Ultimati i lavori di restauro, rete metallica, tubi innocenti e grosse lastre ferrose, continuano ad oscurare l’intero prospetto da ben quindici anni. Sono stati lasciati per contenere eventuali cadute di pezzettini di pietra dovuti allo sfarinamento del materiale tufaceo, ma effettuati i lavori per risolvere anche questo problema, non sono stati ancora smontati, lasciando la chiesa alla mercé dei piccioni, ed impedendo, allo stesso tempo, la visione a turisti e leccesi.
Di proprietà del Demanio, il Rosario viene gestito dalla Soprintendenza, e per le attività religiose e di ordinaria manutenzione, da Curia arcivescovile e Confraternita. Per rimuovere la “bruttura” che la opprime, senza il via libera della prima, queste ultime nulla possono, anche per il carico economico che la rimozione comporta. Ma la chiesa costruita dal prolifico architetto del Seicento, Giuseppe Zimbalo, non può e non deve sopportare oltre.