Tesori nascosti

San Pietro in Lama, quella Diana acefala custodita in una villa

Toti Bellone

Datata al II secolo dopo Cristo, probabilmente proviene dal vicino sito archeologico

SAN PIETRO IN LAMA - Nel vialetto del grande giardino della villa in stile medievale dove si trova, nelle campagne alle porte di San Pietro in Lama, fra bouganville e un maestoso canforo, brilla per la bellezza del drappeggio. Che scolpito in verticale, salvo la parte di segno opposto attorno alla vita, non è di un abito, bensì di una statua. E che statua, se è vero come è vero che è datata II secolo dopo Cristo e quindi di epoca romana, e per di più quasi certamente proveniente dalla vicina Rudiae, oggi sito archeologico di primo piano, e già importante centro dell’antico Impero romano.

Scolpita in marmo, poggia su un piedistallo, e nella villa di proprietà privata dev’essere giunta nel lontano tempo in cui, prima di essere raccolti nel museo “Sigismondo Castromediano”, i reperti rinvenuti nella città che diede i natali al poeta latino Quinto Ennio presero le strade più disparate.

Della bella statua, purtroppo priva della testa e degli arti, che forse giacciono ancora sepolti fra le due cinte murarie di Rudiae, dove nei decenni sono venuti alla luce un anfiteatro, una necropoli e due epigrafi, si è accennato la prima volta in pubblico il 15 novembre 2024 nel Palazzo baronale di Monteroni, in occasione di un incontro organizzato da Gal Valle della Cupa e Pro Loco. In qualità di relatore, all’incontro era presente anche il manager del turismo culturale Dante Sacco, che forte dell’esperienza di tecnico della Soprintendenza nazionale per il patrimonio subacqueo, ne ha segnalato l’esistenza alla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Lecce.

Fra i primi a scoprire il manufatto marmoreo è stato l’archeologo topografo nonché titolare di Esperidi Edizioni, Claudio Martino. Ma successivamente, a visionarlo ed a datarlo, come afferma lo stesso Sacco, è stato il docente di archeologia dell’Università del Salento Francesco D’Andria. Dopo un accurato esame, il professore ha pure appurato che la statua rappresenta la dea greca Artemide, divenuta la romana divinità della caccia Diana, il cui culto era in auge proprio a Rudiae che - va ricordato - venne fondata dalle popolazioni messapiche abitanti la penisola salentina a partire dal IX secolo avanti Cristo e sino all’avvento della colonizzazione romana.

Una delle due epigrafi rinvenute nell’antica città, nella quale in onore del figlio morto, un Marco Tullio Cerealis istituisce l’annuale festa delle “Alimentaria”, antesignane delle odierne sagre, si trova a Monteroni nel già citato Palazzo baronale. In attesa che la Soprintendenza si pronunci sul futuro del “Tesoro Nascosto” nella villa in stile medievale, l’auspicio è che l’Artemide acefala possa presto raggiungerla, per essere ammirata da salentini e turisti.

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