la giornata della memoria
La storia dei piccoli «kibbutz» pugliesi, rifugio dei sopravvissuti alla Shoah
Fra Tricase, Nardò, Ceglie Messapica e, lungo tutta la costa salentina, si formarono piccole comunità ebraiche askenazite: in attesa del ritorno in Palestina si erano organizzate in piccoli kibbutz
I popoli che portano dentro la loro anima la ferita, ma anche il sentimento, della diaspora, per dirla con un’espressione della poetessa Nelly Sachs, hanno cercato approdi in terre dalle abitudini calde, dalla tradizione accogliente, dal sapore di casa. È stato così per gli armeni ed è stato così per gli ebrei approdati in Puglia. Non solo nacquero molti bambini all’ospedale di Leuca, ma fra Tricase, Nardò, Ceglie Messapica e, lungo tutta la costa salentina, si formarono piccole comunità ebraiche askenazite, che attendevano il ritorno in Palestina, ma intanto si erano organizzate in piccoli kibbutz. Queste genti arrivavano dal cuore dell’Europa e, nonostante autorevoli libri sul tema, non ancora si conoscono perfettamente i numeri di quell’accoglienza. Samuel Goetz, ebreo polacco, in I Never Saw My Face, ha raccontato la sua esperienza a Santa Maria al Bagno, dove, come precisa lui stesso, riuscì a dimenticare «lo squallore dei campi di concentramento». Sono questi anche i racconti sull’accoglienza salentina che si leggono in Odissea Modernit e in Memory of Kindness – Growing up in war torn Europe.
Nessun posto era sicuro negli anni ‘40 per la popolazione ebraica, neanche la Puglia, ma questa regione d’Italia era cara ai loro antenati. La Puglia, infatti, accoglieva comunità ebraiche dal Medioevo, anzi proprio gli ebrei, in questa regione, contribuirono a un grande rilancio culturale. La gratitudine fra ebrei e pugliesi è reciproca. I principali centri di questo risveglio furono le più antiche comunità ebraiche di Bari, di Oria, di Venosa e di Otranto. L’importanza di Bari e Otranto, per la tradizione ebraica, è dimostrata da quanto, fra i dotti ebrei europei, si diceva delle due città: «Da Bari esce la legge e la parola di Dio esce da Otranto»; questo detto è stato tramandato da Rabbenu Tam, rabbino francese del XII secolo.
Non si può dimenticare, fra le più famose scuole di cultura ebraica pugliesi, quella di Siponto: da questa località, agli inizi del secolo XI, diverse persone si recarono in Mesopotamia, per seguire lezioni di Talmud babilonese. Erano giovani ebrei che, al loro ritorno, fondarono un centro di istruzione talmudica sipontino. Alla discesa dei Normanni esistevano, come si è già chiarito, numerose comunità giudaiche, di cui, proprio a partire da quel periodo, abbiamo notizie più certe; fra queste, particolarmente importanti sono quelle delle città marinare di Bari, Barletta e Trani. Va anche ricordata Taranto con molte attestazioni al tempo dei Normanni. Gli Ebrei dunque conoscevano già la Puglia da secoli. La frequentavano e la amavano. La ricca storia e le continue conquiste, scorrerie ed emigrazioni avevano creato una società pugliese multietnica, con la presenza di turchi, albanesi, greci ed appunto ebrei. La città di Manduria aveva, per esempio, un cosiddetto «ghetto», definito da alcuni studiosi «Giudecca», dove una comunità ebraica vi dimorò fino all’espulsione dal regno di Napoli nel 1540. «Giudecca», tradizionalmente, si definisce un luogo con le case ebraiche intorno a una sinagoga senza chiusura notturna. Il termine «ghetto», invece, è utilizzato dall’inizio del XVI secolo, e nasce per indicare un quartiere ebraico, un luogo circondato da mura, dove gli ebrei erano anche obbligati ad abitare.
Va anche precisato, nel rispetto delle fonti, che la distinzione tra ghetto e giudecca, in Puglia, non è mai stata molto chiara. Leonardo Tarentini, sacerdote manduriano, in Manduria Sacra e in Cenni storici di Manduria, del 1899, usò la parola «ghetto» riferendosi esclusivamente a uno spazio con la chiusura notturna del luogo sacro.
Perché è importante partire da lontano per ricordare gli accoglienti kibbutz salentini? Lo è soprattutto per comprendere che l’arrivo degli ebrei in Puglia, durante la Seconda Guerra Mondiale, non fu solo un fattore di vicinanza al Mediterraneo, ma anche una storia sacra, che spingeva quelle genti verso la terra da cui «esce la parola di Dio», Otranto, per poi raggiungere la terra oltremare. Dalla notte dei cristalli, il 9 novembre del 1938, il regime nazista radicalizzò la campagna antisemita, dalla cancellazione dei diritti politici degli ebrei si passò alle persecuzioni, che culminarono con la deportazione e lo sterminio. Da quel momento inizia per un popolo un lungo viaggio di sradicamento. Nessun posto fu più al sicuro per gli ebrei, ma tante famiglie riuscirono a mettersi in salvo. Chi scelse la Puglia era perché ricordava storie dei propri antenati. Queste vicende sono anche ben raccontate nel documentario Rinascere in Puglia di Yael Katzir.