Letture

Quando i cinema di Bari narravano il neorealismo

Anton Giulio Mancino

Un viaggio tra sale della città ed epici film nell'accurato volume di Nicola Mascellaro, storico archivista della Gazzetta

Chi l’ha detto che la storia culturale circostanziata al territorio non possa fare storia a sé e soprattutto illuminare da un’angolazione insospettabile il contesto nazionale? A supportare quest’assunto c’è ora anche un bel volume assai documentato dello storico archivista della «Gazzetta del Mezzogiorno», Nicola Mascellaro, classe 1939, che a partire dai flani, dalla speciale programmazione nelle sale baresi e dalla prospettiva della nostra testata ricostruisce la stagione più irripetibile del cinema italiana, il neorealismo.

Il prezioso e cospicuo volume si intitola molto appropriatamente Il cinema nei cinema di Bari. L’epopea del neorealismo 1947-1953 (Di Marsico Libri, 430 pagine, 22 euro) e fa emergere un dato assai interessante e altrimenti poco studiato che avemmo modo di sottolineare in un contributo dal titolo Cinema e pubblico dopo la liberazione a Bari nel monumentale, settimo volume del 2003 della Storia del cinema italiano a cura di Callisto Cosulich. Ovvero che gli eventi bellici a Bari e in generale nel resto della Puglia, non avendo perlopiù inciso in modo altrettanto terribile che in altre città del centro e nord Italia, avevano fatto sì che proprio «La Gazzetta del Mezzogiorno» fosse uscita in edicola regolarmente prima e dopo l’8 settembre 1943.

Questa importante continuità l’ha resa quindi una insostituibile fonte informatica e cartina di tornasole sullo stato della «normale», con buona pace dei tempi, programmazione nei cinematografi e della critica nella regione. Mascellaro, anche grazie alla sua passione personale e all’opportunità generazionale di essere stato un testimone diretto del suo tempo, quindi sviluppa questa premessa e trasforma coerentemente il caso Bari nel più bel modo di omaggiare la storia del neorealismo guadandone il decorso dal capoluogo privilegiato barese e riesce nella straordinaria impresa di far coesistere le gesta di grandi capolavori nati dalle macerie della rappresentazione collettiva con il lavoro dell’esercizio cinematografico.

Sembra insomma, leggendo Il cinema nei cinema di Bari come effettivamente merita, ovvero come un romanzo popolare di una città che rinasce e cresce, modulo singolare del paese intero devastato dalla guerra, di assistere in tempo reale agli eventi e di diventare spettatori in prima fila dei grandi classici di Vittorio de Sica, Luchino Visconti e Roberto Rossellini.

Mascellaro ama, ricostruisce e rammenta a tal punto questo momento cruciale dell’avventurosa storia dell’Italia da saperla appropriatamente riflettere con autentica cognizione di causa nella magistrale esperienza delle sale locali, censite accuratamente anche in appendice, nelle pagine della «Gazzetta» e nelle opere maggiori dei maestri, da Sciuscià a Stazione Termini, solo per citare indicativamente due fondamentali e differenti esemplari della fertile galleria desichiana.

Insomma, per i cultori non soltanto di cinema, è un libro da non perdere, anche per il fitto apparato iconografico e per confrontare l’austera grandezza di quell’epoca, pur nella distruzione materiale e morale generale, con la mediocrità e la mediocrazia oggi vigenti.

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