Sabato 06 Settembre 2025 | 02:37

Lecce, l’inferno degli ulivi negli arazzi stinti di Edward Burtynsky

 
Pietro Marino

Reporter:

Pietro Marino

Lecce, l’inferno degli ulivi negli arazzi stinti di Edward Burtynsky

Nel museo Castromediano i lavori del grande fotografo sulla piaga della Xylella

Mercoledì 21 Giugno 2023, 12:53

La piaga biblica che ha colpito e colpisce ancora la Puglia è il tema drammatico di dodici grandi immagini che campeggiano a Lecce nel Museo Sigismondo Castromediano. Le ha scattate Edward Burtynsky, fotografo - artista canadese di rinomanza internazionale. Ne sono protagonisti gli ulivi salentini attaccati dalla xylella fastidiosa, il batterio che ha assunto triste notorietà. I pannelli inseriti tra le figure e i reperti dell’Antico instaurano dialoghi tra i Vivi e i Morti. Abbiamo visto milioni degli alberi che sono segno e simbolo identitario della natura e cultura mediterranea ammalarsi, non fare più frutti, perdere il verdargento, incanutire. Infine rimanere stecchiti, protesi con rami disperati verso il sole e il vento. Una tragedia che, oltre alle sconvolgenti conseguenze economiche e sociali, va cambiando l’identità stessa del territorio. Coinvolgendo anche l’immaginario: da qui le molte campagne fotografiche di documentazione e di denuncia. E non pochi artisti - non solo pugliesi - hanno assunto i corpi degli ulivi morti, i tronconi nodosi e mozzati, anche radici e ceneri, nelle loro sculture e installazioni. Ma l’operazione di Burtynsky - già presentata nell’inverno dell’anno scorso nel Museo Pascali a Polignano - conferisce al fenomeno un orizzonte più vasto, una dimensione epocale. Per questo gli è stato conferito il premio Pascali 2023, con una cerimonia nel Museo leccese. E l’intera serie di foto è stata acquisita dalla Fondazione Pascali.

Alcune riprese dall’alto rivelano le distese di ulivi malati come inconsuete composizioni di nervature selvagge in bianco-grigio. Un po’ savane di terre desertiche, un po’ arazzi poveri e stinti. Un paesaggio del tutto diverso, alieno, rispetto ai campi di ulivi che il maestro salentino Vincenzo Ciardo dipinse in tasselli frementi di luce impressionista. Ma poi lo sguardo si fa frontale, si concentra su singoli alberi come personaggi da Inferno dantesco (quello disegnato da Dorè), tormentati e dannati. Oppure cerca fittissime trame grafiche di selve trasparenti con rami e filamenti spogli, quasi dei Pollock con sentori di Oriente. In una immagine lo sguardo cade a terra, su un ammasso di legni tagliati e strappati. Resti anatomici della decomposizione di un paesaggio. Come quella evocata da Cormac Mc Carthy - il grande scrittore americano scomparso pochi giorni fa - nel romanzo epocale La Strada (2008).

Da vent’anni il fotografo (nato nel 1955 da un immigrato ucraino) va esplorando sistematicamente le trasformazioni dei territori del pianeta e le distruzioni dell’ambiente indotte dalle azioni dell’uomo. Ha indagato cave, miniere, impianti petroliferi, corsi d’acqua malata, foreste disboscate, slum urbani. Sino all’opera monumentale, il libro fotografico che raccoglie 43 casi di disastri ambientali nel mondo sotto il titolo Antropocene – l’epoca umana (2018). Una fotografia che privilegia l’orizzonte largo alla maniera di Ansel Adams, la visione aerea spesso ortogonale al suolo (con droni, ovviamente). Si compongono paesaggi come mappe ai limiti della composizione astratta. Sino a valenze espressioniste, grazie ai contrasti di colori lividi e alla violenza dei segni tracciati da terre e acque come ferite. Equivalenze con la pittura apertamente ammesse da Burtynsky, che è laureato anche in arte grafica. Così, dentro un impianto professionale che persegue evidenza documentaria da National Geographic (l’alta definizione prima ricercata con l’analogico, e dai 2000 con la fotocamera digitale) s’insinuano brividi di una poetica delle Rovine applicata al paesaggio. Il filo lungo del Sublime che nella grande arte europea si svolge da Friedrich a Kiefer.

A questa mission corrispondono, con interessanti variazioni, gli Xylella Studies compiuti da Burtynsky nel Salento su invito della Fondazione Sylva, costituita nel 2021 a Tricase da un gruppo animoso per proporre iniziative di rigenerazione (operativa e culturale) del territorio. È la sua seconda impresa italiana, dopo il ciclo fotografico sulle cave delle Alpi Apuane che era di forte allucinazione grafica. Nel ciclo salentino «cerco di mostrare attraverso le mie fotografie la tragedia degli alberi colpiti in modo così così terribile e penso alla tragedia dei contadini», dichiarò nel 2022 l’autore intervistato per la «Gazzetta» da Enrica Simonetti, e ha ripetuto ora.

Ora, può darsi che queste foto inducano ad una sorta di consolazione estetica, ad una suggestione seppure amara. Si potrà anche sostenere che la distruzione del territorio pugliese arrecata dalla xylella sia nell’ordine delle calamità naturali. Ma l’incredibile sommatoria di ignoranze e arroganze, errori ed esitazioni, demagogismi e complottismi che non hanno impedito - e forse favorito - la sua avanzata chiama in causa le responsabilità umane. Quasi un frutto marcio della cultura antropocentrica, oggi avvertita come colpevole dei mali del pianeta. Comunque ne siamo complici, prima che vittime. Non possiamo quindi restare soltanto spettatori. Come prova ad ammonirci il fotografo nato e cresciuto tra le grandi foreste dell’Ontario: «Se noi distruggiamo la natura, distruggiamo noi stessi».

La mostra «Edward Burtynsky - Xylella Studies» organizzata dalla Fondazione Pascali è visibile a Lecce, nel Museo Sigismondo Castromediano (viale Gallipoli 30) sino al 10 settembre. Orari: dal martedì alla domenica 8.30 -20. Info: 0832.37.35.72. Sul muro di cinta del Museo grandi pannelli fotografici di Danielle Corricciati documentano le fasi della ricerca dell’autore nel Salento. Così un video all’interno della mostra. Dopo la chiusura della mostra, le 12 fotografie di ulivi esposte saranno destinate dalla Fondazione Pascali al Museo dell’Olio di Alberobello, per restarvi in permanenza.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)