Capelli biondi e neri, Dardust, pseudonimo di Dario Faini, è carico a mille per la 25esima Notte della Taranta in programma sabato 27 agosto nel piazzale dell’ex Convento degli Agostiniani a Melpignano (Lecce). Le «nozze d’argento» della manifestazione, organizzata dalla Fondazione Ndt e dalla Regione Puglia, vedranno il ritorno, dopo il biennio col format vessato dalla situazione pandemica, della folla oceanica, calcolata in alcune edizioni in 200mila «pizzicati».
Dardust (nato ad Ascoli Piceno), nuovo maestro concertatore, pianista, compositore, produttore discografico e musicista di fama internazionale, reduce dai fasti del palco dell’Eurovision Song Contest a Torino, in queste ore sta provando con l’Orchestra Popolare Notte della Taranta nel Sudest Studio di Guagnano, centro di incisioni musicali. Dopo l’incontro con i cori, svoltosi di recente, questa è la seconda tappa di un lavoro che ha preso il via nel febbraio scorso. «Ho iniziato a studiare presto - spiega -, siccome è un mondo molto distante da me non volevo arrivare con l’elaborazione dei pezzi a ridosso dell’evento. Quindi, tanto impegno per l’arrangiamento, dal Salento a Milano e ancora nel Salento con le voci e l’Orchestra. Fra noi c’è un rapporto di assoluta parità». In via di definizione il parterre degli ospiti.
Quanti sono i brani che comporranno la scaletta?
«Trenta brani, compresa l’Ouverture, eseguiti nel rispetto della tradizione pur con la contaminazione e il restyling sul lato del suono. Il tutto mantenendo un bell’equilibrio e una qualità alta per evitare l’effetto kitsch che è sempre dietro l’angolo. Quindi bisogna stare molto attenti».
Come sarà la Taranta targata Dardust?
«Ogni pezzo parte dalla tradizione, poi va da un’altra parte, si proietta nel futuro e ritorna. È un viaggio che tocca sfere anche lontane dalla Taranta per rituffarsi infine nelle radici. Diciamo che questo è il concept. Magari come è stato fatto dai precedenti maestri concertatori, tutti hanno lasciato la loro impronta».
In particolare, c’è qualcuno che le è rimasto più impresso?
«Non sono mai venuto al Concertone di Melpignano, ho sempre visto la Notte della Taranta in televisione oltre ad avere un mio archivio con tante registrazioni sull’evento. Diciamo che la versione di Kalinifta di Bregovic mi fece impazzire: il brano non mancherà nella mia scaletta. Ho molto apprezzato la lettura di Gualazzi, Carmen Consoli, Einaudi, Pagani... ho ripercorso un po’ tutti, insomma, anche per vedere le differenze di proposta dei vari pezzi della tradizione popolare grika e salentina».
Ci sarà qualche sentore della sua formazione classica d’origine?
«Molto poco, in verità. C’è comunque una pizzica del ‘600 da contaminare con la musica barocca di Vivaldi e con quella diventata pop grazie alla recodifica del Rondò Veneziano negli Anni ‘80, un omaggio al maestro Gian Piero Reverberi. Ogni viaggio ha i suoi spunti di contaminazione nel restyling che sto facendo. Qua e là riappariranno il piano, gli archi, ci sono questi risvolti emozionali, ma solo ogni tanto, perché subito vengono interrotti dai synth e altro. Mi piace creare queste “stanze”, ogni brano è un palazzo, si parte dall’ingresso con un certo tipo di mondo, si arriva nel soggiorno dove cambiano luce e prospettiva e così via. E sarà fantastico aver di fronte quell’immenso pubblico».
Lei ha incontrato l’altra sera il presidente dell’Us Lecce, Saverio Sticchi Damiani.
«Sì, quasi per caso. Mi ha chiesto di indossare sul palco della Notte della Taranta la maglietta giallorossa in onore del Lecce tornato in A. E lo farò con molto piacere».
Una curiosità: Costantino Rozzi, quando era presidente dell’Ascoli, fu autore della prima importante ristrutturazione dello Stadio di Via del Mare...
«Grande, quindi c’è anche un po’ della mia città a Lecce, ne sono davvero felice».