Il racconto
Quei «divertimenti» familiari
Tra moglie e marito... non mettere la vacanza. Lilli Maria Trizio e una storia estiva
Ogni anno la stessa storia. Venivano al mare ed il marito si metteva a litigare con tutti i condomini. La situazione poi si era fatta pesante, avevano acquistato una casa e a fine stagione la fatidica frase: "Qui l'aria è diventata irrespirabile, l'anno venturo si cambia posto", oramai non aveva più senso. Dovevano rimanere, a costo di non frequentare più nessuno. Ne aveva ingoiati di rospi con quel marito attaccabrighe e criticone. I signori del piano di sopra erano sfruttatori, quelli del piano di sotto falsi e formalisti. Alle riunioni di condominio, invece di stringere amicizia, e ne avevano bisogno essendo gli ultimi arrivati, aggrediva gli astanti con fastidiosi discorsi di protesta. L'amministrazione non funzionava mai. Scuse, è che non gli piaceva la gente: "Persone mediocri" concludeva. L'avrebbe strozzato, capace di guardare minuziosamente gli altri, lui non si vedeva. Vecchio, bisbetico, biascicava la bocca in un continuo borbottare. Tanti sacrifici, soldo su soldo, per comprare due stanze al mare e le toccava assistere alle scene di sempre, monotone ripetizioni di un capriccioso carattere. La sera, i condomini si riunivano per giocare a carte o organizzavano cene sociali intorno alla piscina. Lei, la moglie del guastafeste era esclusa, la solitudine rimaneva intatta, amaro si chiudeva il giorno. Era stufa delle lunghe, estenuanti sedute davanti al televisore, penzolando le teste forse per mezz'ora e s'addormentavano. Un grido o una musica dal video le dava un sobbalzo e constatava la decadenza, avrebbe pianto sulla difficoltà di smuovere la loro vita. Sonno di vecchi e di perdute cose. Il marito non l'aiutava a tirarsi su, non sapeva perdonarglielo, c'è modo e modo di scendere la china. Peccato! La casa dell'acquisto l'avevano tanto desiderata ed era comoda e carina a pochi passi dal Lido. Un casermone di città, si direbbe, vi erano per lo meno quaranta appartamenti, ma il paesaggio marino con le minuscole vele addolciva il grigio cemento speculativo. Dopo l'ultima riunione di condominio e relativa sfuriata sulla antipatia dei condomini, la mattina seguente al fattaccio, mentre era al supermarket per la spesa incontrò una signora del suo caseggiato. Una donna parecchio strapazzata dalla critica del consorte, la maligna, veniva chiamata. Si avvicinò, la salutò e senza pensarci troppo la invitò a cena. La signora tergiversava, le parve ben strano l'invito, però pur tentennando, chiese il suo numero telefonico, più tardi avrebbe dato una risposta. Certo, un tiro mancino al padrone di casa, ma doveva soprattutto occuparsi dell'ospite. Era stata incauta? Se avesse accettato avrebbe trovato un'atmosfera tesa, poco ospitale. Per quanto si sentisse combattuta, aveva nel fondo assieme alle sensazioni difficili, una punta di compiacimento, orgoglio per la prova a cui eventualmente si sarebbe sottoposta. Vivere per rispettare le stranezze del marito? Un matrimonio è patrimonio di due esseri, che il gran capo scendesse una volta nel suo campo. Ciondolando, sbatacchiando e meditando aveva riempito il carrello della spesa sino all'inverosimile. Nel guardarlo pensò che avrebbe invitato molta gente. Era decisa...sì... sfidare le ire, rompere l'involucro, che andasse a quel paese il caratteraccio del marito, aveva il suo e lo avrebbe tirato fuori. Al rientro, con pacchi e sacchetti, il coniuge non c'era, era al mare, si attaccò al telefono e invitò una quindicina di persone. Il dado era tratto. Iniziò ad organizzarsi, una maggiore pulizia della casa, ad ideare un menù e per non destare sospetti pur non avendone voglia, raggiunse il marito sulla spiaggia. Lo faceva ogni giorno dopo le faccende domestiche. Verso l'una, la coppia rientrò per il pranzo e il sonnellino pomeridiano. Non si accorse del frigorifero stracolmo, l'aveva prevenuto nel portare l'acqua a tavola. L'unica mansione che svolgeva. Mica per aiutarla, per sete. Quando ebbe riposato, lo spedì alla ricerca del tecnico. Da alcune sere il video presentava momenti di sbandamento, immagini tremolanti, ed era stato lui a gridare: "Se tu non ci vuoi andare, almeno ricordamelo." Eccolo accontentato, l'operaio abitava lontano, sarebbe rimasto fuori giusto il tempo per preparare il buffet e se poi si fermava al bar avrebbe fatto tardi. Ebbe cura di dargli una camicia pulita mentre si vestiva. Bel colpo se riusciva nei segreti intenti. Di fronte alla realtà. Adesso arrangiati... beh... te la sei voluta. Si mise in cucina e preparò dei pomodori ripieni di riso, vitello al forno, insalata, tartine, della macedonia. Tra un fare e l'altro si diresse un attimo sulla terrazza ad ammirare il panorama. Il mare del pomeriggio. Quella era l'ora in cui il mare perdeva la sua tempra battagliera, si riposava, stanco delle furiose impennate, si toglieva elmi e cimieri e si cullava nel sentore di millenari ricordi. Dal mesto sciabordio salivano in preghiera segni di mondi sconosciuti, dialoghi, bisbigli di una dolcezza struggente, la luce non feriva più, ma leniva e la malinconia in lei diventò opprimente. Desiderò ancora amare il testardo marito e chissà fargli capire il senso degli altri: la continuazione della vita in occhi diversi, il riso, la parola e un po' di fantasia. Possibile che l'ostinato vecchiaccio non si rendesse conto di come il loro bagaglio spirituale fosse diventato esiguo? Frasi smozzicate e protratti silenzi. L'idea degli invitati a sorpresa le risollevò l'umore. La faccia, la smorfia che avrebbe fatto. Ritornò ad occuparsi dei fornelli. Pensò che fondamentalmente fosse educato, sperò che la sfuriata la riservasse a lei in privato. Per carità! ...Lo sfogo plateale a lei era inevitabile. Terminò di spignattare, mise un'elegante tovaglia e si interessò della sua persona. Nonostante l'età, agghindata faceva la sua figura. L'ùzzolo di imbellettarsi, sì... figuriamoci! Non andavano da nessuna parte. Si guardò allo specchio per l'ultimo ritocco e già udiva i brusii nelle scale, gli ospiti e scorse l'orologio: puntualissimi, stavano giungendo. Il marito tardava...che fortuna! Le persone entrando s'informarono della metà assente. Rispose che sarebbe arrivato al più presto. La gente chiacchierando si sparpagliava tra la camera da pranzo e la terrazza. Per darsi un contegno, non conoscendoli se non di vista, aveva pochi argomenti, si mise a girare subito con il vassoio degli aperitivi. Qualcuno le chiese informazioni sull'appartamento: il costo, i metri quadrati, da quanto ne erano proprietari. A circa venti minuti dall'arrivo degli ospiti, giunse il marito, sembrava uno che avesse sbagliato piano. Sono a casa mia? Che tonfo al cuore! Restava sulla soglia impalato, ma dopo un rapido "Oh!" che notò solo lei, salutò i condomini molto correttamente. Non c'è che dire, degno di Della Casa, aveva incassato bene, si comportava meglio di come avesse immaginato. Si ricordò che in gioventù era stato un ricercato uomo di mondo. E nonostante si avvicinasse poco al marito, voleva evitare battute e commenti, si accorse che parlava in mezzo ad un gruppetto di persone. Per essere un orso, faceva progressi. Lo scrutava da lontano e accidenti!... non solo si era ambientato, si divertiva anche. Allora gli piaceva stare in mezzo alla gente! Portando una sedia ad una signora proprio nella direzione del consorte, ascoltò il capobanda che metteva buon umore. I soliti tipi che non mancano mai in una serata, l'accentratore era un fine dicitore di grasse barzellette e lui giù a ridere, risate non di convenienza, di chi se la spassa. Le venne rancore nel constatare l'allegria del marito; metteva in risalto la fatica tutta nascosta per giungere al divertimento. Se c'era la predisposizione, perché soffocarla con un assurdo comportamento? Cosa avevano quelle persone di così sconveniente da non poter essere trattate da loro? Occupandosi degli ospiti e del buffet non distoglieva l'attenzione dal compagno che continuava a sghignazzare al limite della congestione. Di solito assomigliava ad un funerale di terza classe. Lo giuro, ti farò cambiare vita con le buone o con le cattive! La festicciola procedeva bene, ognuno aveva costruito il suo caldo spazio, sulla terrazza i discorsi sfumavano e scomparivano nelle fessure aperte del lieve vento, le persone pigramente sedute avevano dimenticato l'urgenza del tempo. Magìa delle notti d'estate! Neri fiori sparsi nell'aria, la grande ala del nulla aveva sospeso il suo tormento, la bellezza affiorava con forme morbide e danzanti, scomparsi i muri della mente, le sillabe assieme alle scaglie del mare correvano verso l'infinito. Ma forse non era accaduto niente, non v'era stato benessere. Ebbe termine la serata, e il marito si mise a fare pettegolezzi, logori e consunti dall'uso. Non salvava niente e così facendo insultava il suo sforzo di tenersi a galla, ma forse era distruttivo perché c'era dietro lei che non lo era. Il tizio era uno scroccone, l'altro un cafone, la signora del piano di sotto una vera malalingua. "Ma se ti sei divertito...hai...hai riso sempre." Nel mentre pronunziava la frase, prese due pomodori di riso avanzati e glieli spiaccicò in testa. Dall'incoerenza.