Il racconto

Più vicini di sempre, grazie virus

Giovanna Politi

Giovanna Politi racconta una famiglia rinata. Un video, un padre, un amore

Erika ha dieci anni e vive lontana dal suo papà che riesce a sentire pochissimo e a vedere ancora meno.
Lui e la sua mamma si erano separati quando lei aveva cinque anni e il loro allontanamento come coniugi aveva avuto ripercussioni sul rapporto che la bambina aveva con Saverio, uomo che lei nel suo cuore considerava ancora il miglior papà del mondo!
Lei vive a Lecce e il papà dopo la separazione, si era trasferito a Roma per lavoro. È un maresciallo della finanza, ha 40 anni e circa 700 km di distanza e di dolore nel cuore! Lui avrebbe voluto continuare a frequentare regolarmente la piccola Erika, il suo desiderio più grande sarebbe stato vederla crescere, partecipare alle recite a scuola e presenziare alle sue gare di tuffi in piscina, ma Amalia, la mamma, appartenendo a quella categoria di donne che pensano che i figli siano di loro proprietà escludendo dal cerchio magico l’importanza dell’altro genitore, aveva ridotto al minimo, con abuso di potere, incontri e telefonate e aveva addirittura fatto credere alla figlia che il padre non la pensasse.
Erika si era ritrovata più volte a piangere nel suo lettino e non era riuscita a capacitarsi che quell’uomo che la sera le leggeva le favole e giocava con lei a nascondino, l’avesse cancellata all’improvviso dalla sua mente!
Un giorno aveva confidato a Martina, la sua compagna di banco, tutta la tristezza per questa mancanza che aveva scavato, così lei lo aveva definito, un buco immenso nel suo piccolo cuore!

Martina l’aveva consolata regalandole degli adesivi profumati da attaccare sul diario e la bambina per un attimo era tornata a sorridere e aveva forse smesso di pensare.
Un giorno però, all’improvviso, sulla Terra era accaduto un fenomeno strano… Un pericoloso virus che stava infettando il mondo intero, aveva messo un fermo immagine ad ogni storia e modificato ogni vissuto cambiando la rotta ad ogni destinazione!
Tutto il mondo si era fermato! Niente scuola, niente feste e piscina, niente compleanni da festeggiare e le domeniche da nonna Agata che faceva le polpette al sugo dalla bambina tanto attese, da dimenticare!
Erika, essendo anche figlia unica, si era intristita ogni giorno di più, la curva del suo sorriso non era più verso l’alto, aveva cambiato direzione!
Amalia, vedendo la figlia così triste e sconsolata, un sabato pomeriggio le aveva detto: “che ne dici di fare una videochiamata a papà per vedere cosa fa?”
La bambina, in un attimo solo aveva cambiato il colore del viso, si era subito entusiasmata e aveva accolto con gioia immensa l’idea della mamma… inattesa, strana, ma bellissima!
Appena la schermata di Face time aveva fatto comparire il volto di Saverio sul dispaly, la bambina si era emozionata così tanto che non era riuscita più a parlare.
Il papà l’aveva rassicurata e con voce dolce le aveva detto che era felicissimo di vederla, che era diventata bellissima e che se era trascorso un anno dall’ultima volta in cui si erano visti e due mesi da quando si erano sentiti, era stata tutta colpa del suo lavoro!
La bambina aveva fatto finta di crederci, aveva sorriso al padre e preso per mano la madre… in quel momento il suo piccolo, fragile mondo si era ricomposto, era in armonia!
Amalia e Saverio si erano parlati tanto prima di quella chiamata ed erano giunti alla conclusione che i loro problemi coniugali non avrebbe mai più dovuto interferire nel rapporto genitoriale, la bambina era e avrebbe dovuto rimanere comunque la cosa più bella che avevano in comune.
Amalia aveva chiesto scusa a Saverio per aver strumentalizzato la figlia per punirlo del tradimento subito, Saverio aveva implorato il perdono per l’atto meschino e aveva ammesso la colpa di non aver insistito abbastanza con la moglie per avere un rapporto continuativo con la figlia, per essersi rassegnato senza lottare.
Entrambi da quel giorno avevano deciso che Erika avrebbe avuto due genitori, lontani ma due.
Per sempre!
Saverio aveva cominciato a videochiamare la figlia, lei appoggiava il cellulare sul cuscino e lui le leggeva una fiaba ogni sera.
La bambina si addormentava tranquilla e felice, era rinata! Aspettava l’appuntamento col padre come la cosa più bella del giorno e non ne mascherava l’entusiasmo con nessuno.
Un giorno Saverio le aveva detto: “amore mio, appena questo brutto virus scomparirà dalle nostre vite, papà si metterà in macchina e verrà subito a Lecce da te, te lo prometto! E ti prometto anche che verrò con un bellissimo regalo.”
Erika aveva ribattuto che il regalo per lei sarebbe stato abbracciare suo padre, viverlo anche se per pochi giorni, essere accompagnata a scuola da lui e che avrebbe gioito nel vederlo fotografare mentre lei si tuffava in piscina sotto l’occhio fiero del suo istruttore.
Avevano sorriso insieme, poi avevano incrociato due dita sulla bocca per giurarselo prima di attaccare.
L’indomani a colazione, Erika aveva detto alla mamma mentre le spalmava la nutella sui pancake: “mamma, voglio dirti grazie con tutto il mio cuore!”
La mamma le aveva chiesto il perché di quell’attestato nei suoi confronti e la bambina, mettendo lo zaino sulle spalle le aveva sorriso strizzandole l’occhio come fanno gli adulti per siglare un’intesa.
Quel giorno a scuola, finalmente tornata in presenza, seppur con distanziamento e mascherine, la maestra aveva dato un compito: descrivi cosa ti ha tolto e cosa ti ha dato il Covid 19.
Parla del tuo stato d’animo.
Erika aveva sorriso e con sguardo fiero aveva preso la penna e aveva iniziato a scrivere sicura:
Caro Virus, ti odiano tutti e all’inizio anch’io non mi risparmiavo, mi hai tolto la presenza degli amici con cui giocavo al parco, mi hai tolto la scuola, i compagni e le passeggiate col cane. Non ho visto i miei nonni adorati per due mesi e mi sono immalinconita tutto il giorno davanti al pc per seguire le lezioni, però io devo dirti grazie per una cosa immensa, enorme, gigantesca che tu mi hai regalato! Ti chiederai di cosa parlo…?
Vedi Corona V, a volte gli adulti non sono così intelligenti come vorrebbero sembrare, si fanno ripicche, ricatti sciocchi, dispetti strani e noi bambini ne paghiamo le conseguenze.
Poi sei arrivato tu come uno tsunami e hai fatto capire ai miei genitori quanto io avessi bisogno di entrambi, tu mi hai restituito papà che adesso sento tutte le sere e con la cui voce mi abbandono per poter sognare. Grazie Corona V, adesso puoi anche andare via quando credi, spero che i grandi abbiano imparato la lezione!
Grazie davvero, perché adesso papà ed io, siamo di nuovo vicini, anzi, più vicini di sempre!

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