Bari - Venerdì sono state definite le istruzioni operative, subito dopo è stata inviata una circolare che dai distretti della Asl ha infine raggiunto le Usca e i medici di medicina generale, due dei pilastri per la riuscita del servizio voluto dall’azienda sanitaria locale di Bari: la cura a domicilio dei pazienti malati di Covid (che abbiano sintomi lievi e moderati) con gli anticorpi monoclonali per spegnere l’infezione che altrimenti, a causa di specifici fattori di rischio, può comportare conseguenze gravi e anche letali. Da lunedì si parte. Il servizio, messo a punto dal Dipartimento di assistenza territoriali, sarà garantito dai medici anestesisti e rianimatori dell’unità operativa di Fragilità e complessità assistenziale in accordo con Enrico Lauta, responsabile del Centro territoriale Malattie rare, oltre che attuale coordinatore Covid all’ospedale Santa Maria degli Angeli di Putignano. Saranno per ora cinque gli specialisti, coadiuvati da altrettanti infermieri, che si alterneranno, secondo una programmazione definita, per raggiungere a casa i pazienti di tutta la provincia che risulteranno idonei alla infusione previa proposta dei medici delle unità di continuità assistenziale (che si occupano delle visite a domicilio dei positivi al virus) e dei medici di famiglia.
DOMICILIO Nella stessa giornata ci saranno più somministrazioni, una ogni due ore (una serve per completare l’infusione, l’altra per l’osservazione di possibili effetti collaterali). Gli operatori sanitari si presenteranno con gli strumenti necessari a garantire l’operabilità e anche l’intervento in caso di reazioni avverse. Nel setting domiciliare è previsto che l’équipe abbia in dotazione, tra l’altro, un defibrillatore portatile, farmaci di emergenza, tutto il materiale occorrente per la intubazione in emergenza e per la ventilazione manuale e una bombola di ossigeno. Inoltre, sarà allertata la centrale operativa del 118 (cui verrà comunicato l’avvio delle procedure per la somministrazione della terapia), pronta a dare assistenza in caso di emergenza. Da questo punto di vista è previsto il supporto della Protezione civile che che garantirà comunque la presenza di un’ambulanza (attrezzata come unità mobile di Rianimazione) con autista e due soccorritori. Il mezzo di soccorso potrà essere anche il luogo del trattamento nel caso in cui il medico ravvisasse, dal punto di vista logistico (esempio: l’assenza di spazi adatti), l’impossibilità di procedere nell’abitazione del paziente. In questo caso il malato sarà trasportato trasferito in ambulanza dopo aver indossato una maschera FFP2 o FFP3.
OSPEDALI Nel frattempo, proseguono le terapie negli ospedali. Al Policlinico si va verso i 100 pazienti trattati. Poi ci sono gli altri centri autorizzati (anche Pediatrico, San Paolo, Perinei di Altamura, Santa Maria degli Angeli di Putignano e Fallacara di Triggiano), tra cui il Di Venere, dove c’è anche la farmacia territoriale (in cui sono immagazzinati i flaconi: ce ne sono a disposizione circa 8mila). A Carbonara il numero di trattamenti è in linea con quello del nosocomio di piazza Giulio Cesare, nonostante una organizzazione sottodimensionata. «È fondamentale - spiega Piero Berardi, anestesista - che i colleghi del territorio intercettino i pazienti eleggibili, ampliando la platea dei beneficiari del trattamento, che vanno identificati precocemente. Il successo della terapia è legato esclusivamente alla tempestività. Allo stesso tempo è importante sottolineare che c’è una serie di difficoltà di natura logistica e organizzativa. Un esempio è quello del trasferimento dei pazienti dal domicilio all'ospedale e viceversa, di cui bisognerebbe farsi carico senza gravare sugli assistiti».