L'approfondimento
Bari, la «fuga» dal San Nicola: sempre più netta la frattura tra i baresi e la famiglia De Laurentiis
La città del pallone ha toccato sabato scorso il record stagionale di presenze al «San Nicola»: 24.425 spettatori hanno assistito al match tra Bari e Salernitana
BARI - Un patrimonio di entusiasmo, passione e coinvolgimento imperdonabilmente sperperato. La città del pallone ha toccato sabato scorso il record stagionale di presenze al «San Nicola»: 24.425 spettatori hanno assistito al match tra Bari e Salernitana. Un dato, però, che deve considerare due fattori determinanti. Innanzitutto, lo storico gemellaggio tra le tifoserie che inevitabilmente ha richiamato una maggiore partecipazione, in secondo luogo il tangibile contributo dei sostenitori campani: ben 1.290 hanno esaurito il settore ospiti, ma almeno altrettanti, in verità, si sono sistemati in gran parte della curva sud. L’ultima affluenza resta comunque ragguardevole per la categoria: non a caso, il match per un soffio non entra sul podio delle partite più seguite dal vivo nella B 2024-25, piazzandosi al quarto posto complessivo dopo Palermo-Cosenza (25.787 spettatori), Palermo-Salernitana (25.460) e Sampdoria-Palermo (25.322).
Eppure, proprio nel punto più alto delle presenze stagionali, è spontaneo riflettere su quanto si sia disperso in meno di due anni.
Nel 2022-23, Bari batteva record su record di pubblico in un «San Nicola» che puntualmente generava cartoline mozzafiato ammirate in tutta Italia. Un’escalation irresistibile che si è spinta fino al dato storico della finale di ritorno dei playoff con il Cagliari. E se la «maledetta» serata dell’11 giugno da un lato le speranze di promozione dei biancorossi, dall’altro ha avviato il declino numerico di un popolo inadeguato a tornei anonimi (o, in alcuni casi, persino sofferti) in B. Oggi Bari mantiene uno standard elevato soltanto per la passione innata dei suoi supporters, ma i dati raccontano di un contesto che viaggia verso un pericolosissimo appiattimento: quasi un’avvisaglia dell’apatia.
58.206: doveroso ripartire dalle presenze registrate dall’astronave di Renzo Piano l’11 giugno 2023. È la finale dei playoff per la serie A e ai Galletti basta quel pareggio che si stava materializzando fino a 120 secondi dal fischio finale per celebrare il ritorno nel massimo campionato. Occasione di lusso, emblematica dell’attesa spasmodica di un’intera comunità.
Già, perché si tratta del record assoluto del principale impianto calcistico cittadino in quasi 35 anni di attività. Nemmeno le sfide dei Mondiali del 1990 per i quali fu costruito con la ciliegina di ospitare la finale per il terzo posto tra Italia e Inghilterra o la finale di Coppa dei Campioni 1991 o, ancora, i confronti dei Galletti con le big italiane hanno generato un maggior numero di spettatori.
E malgrado l’esito tanto noto quanto fatale del match (la spuntarono i sardi), la squadra barese uscì dal campo tra gli applausi ed i ringraziamenti di una tifoseria comunque grata, benché devastato da una beffa atroce.
Un sentimento vivo dimostrato sia dagli altri exploit di quell’ottima annata (superate abbondantemente le 30mila presenze in altre tre gare, sfiorata quota 50mila nel giorno di Santo Stefano con il Genoa), sia dalla fiducia confermata nel torneo successivo che contò puntualmente oltre 20mila spettatori nei primi tre impegni interni (con Palermo, Cittadella e Catanzaro) per poi salire addirittura a quota 33.808 per l’andata del playout contro la Ternana. In una stagione tribolatissima, insomma, il popolo biancorosso ha comunque risposto presente nel momento più delicato. Tuttavia, su una passione pulsante non si è costruito: nel 2022-23, compresi i due incontri dei playoff, il «San Nicola» ha registrato un’affluenza complessiva di 566.973 spettatori in 21 impegni ufficiali, nel 2023-24 (compreso il playout) si è scesi a quota 363.767 in 20 gare, mentre nell’attuale torneo, a sole tre partite casalinghe da disputare nella stagione regolare, le presenze si attestano a 255.039 in 16 confronti, alla media di 15.940 a match. Al netto di auspicabili exploit (che pure potrebbero arrivare se la truppa di Moreno Longo centrasse la qualificazione ai playoff), si rischiano di perdere 300mila spettatori rispetto a due anni fa, e 100mila comparando con la scorsa stagione.
L’analisi, però, non si arresta qui. Perché nel campionato 2022-23, Bari, pur con la squadra in B, si attestava non soltanto come leader delle presenze in cadetteria, ma addirittura come l’ottava realtà italiana, alle spalle soltanto delle grandi storiche: nell’ordine di affluenza, Inter, Milan, Roma, Lazio, Napoli, Juventus e Fiorentina.
Il pubblico barese, malgrado la categoria in meno, superava persino grandi città ormai radicate nel massimo torneo come Bologna, Atalanta, Torino (sponda granata), Genova, Udine, Verona e Cagliari. Secondo i dati estrapolati dal celebre portale di statistiche «stadiapostcards.com», oggi, invece, Bari ha perso il suo scettro in B, cedendolo alla Sampdoria, seguita dal Palermo: la realtà pugliese mantiene comunque il terzo gradino del podio, con un netto margine sulle inseguitrici che, però, rappresentano città non paragonabili per dimensioni e bacino d’utenza al capoluogo pugliese. Crollato pure il raffronto con la A: ora Bari sarebbe 17esima, precedendo soltanto Como, Empoli, Monza e Venezia.
Le motivazioni del netto distacco della piazza sono fin troppo evidenti. Storicamente la serie B è un torneo percepito come una diminutio per una delle maggiori città del Meridione che da sempre anela alla stabilità sportiva al massimo livello. La cadetteria attira soltanto se affrontata con il chiaro intento di competere per il massimo traguardo, a prescindere dal risultato finale. Lo dimostra la leadership di pubblico ininterrotta nel quadriennio 2014-2018: dalla «meravigliosa stagione fallimentare» fino al crack finanziario, il Bari (pur passando da discutibili e instabili gestioni e mai centrando la promozione) ha puntualmente attrezzato organici sulla carta competitivi mantenendo alta la partecipazione dal vivo. Mal si sopporta, invece, di dover cedere il passo a realtà della B che certo si distinguono per maggiori disponibilità (e volontà…) di investimento, ma nemmeno lontanamente sono avvicinabili a Bari per «curriculum», potenziale o utenza complessiva.
Netta, inoltre, la frattura con la famiglia De Laurentiis: al di là di alcune dichiarazioni fuori luogo in particolare di Aurelio, patron della Filmauro e del Napoli (indimenticabile il riferimento alla «seconda squadra» del gruppo aziendale), la piazza giustamente non accetta la «convivenza» con la squadra partenopea che, di fatto, impedisce al Bari di approdare in serie A con l’attuale compagine societaria (inammissibili due club nella stessa categoria). In attesa di comprendere come evolverà la disciplina sulla multiproprietà (la Figc ribadisce di non considerare una proroga oltre il 30 giugno 2028, termine ultimo per la dismissione dell’istituto), non bisogna tralasciare un ultimo particolare. Ovvero, che il «San Nicola» è in piena corsa come una delle cinque-sei sedi italiane per ospitare l’Europeo 2032 (la scelta definitiva ad ottobre 2026): dopo l’investimento di quasi 12 milioni per il restyling effettuato dall’amministrazione comunale, è facile intuire che lo stadio andrebbe valorizzato proprio con quell’entusiasmo unico ammirato due anni fa. Un contesto svuotato, insoddisfatto e apatico si rivelerebbe, invece, il più deleterio degli spot in vista di un’opportunità unica per la città ed un’intera generazione di baresi che meriterebbero non solo la piena affermazione della squadra del cuore, ma anche di assistere ad una grande manifestazione internazionale.