serie b
Il Bari non si ferma; vittoria e quarto posto
Dorval, sempre lui, veste ancora i panni del «bomber», quarto gol stagionale. Per il Cesena ko e sorpasso
bari-cesena 1-0
BARI (3-4-1-2): Radunovic; Pucino, Mantovani, Obaretin; Oliveri (39’ st Favasuli), Benali, Maita, Dorval (39’ st Tripaldelli); Falletti (18’ st Lella); Lasagna (31’ st Sibilli), Novakovich (31'st Favilli). In panchina: Pissardo, Bellomo, Sgarbi, Maiello, Manzari, Simic, Saco. Allenatore: Longo.
CESENA (3-4-2-1): Klinsmann 6; Ciofi 5.5, Prestia 6, Mangraviti 5; Adamo 5.5 (32’ st Celia sv), Calò 6, Bastoni 6 (12’ st Tavsan 6), Donnarumma 5.5 (12’ st Ceesay 6.5); Berti 6.5 (32’ st Chiarello sv), Antonucci 5.5 (20’ st Kargbo 6); Shpendi 6. In panchina: Pisseri, Curto, Mendicino, Van Hooijdonk, Piacentini, Francesconi, Pieraccini. Allenatore: Mignani 6.
ARBITRO: Santoro di Bergamo 5.5.
RETE: 33’ pt Dorval.
NOTE: pomeriggio mite, terreno in ottime condizioni, 14.696 spettatori (7.542 abbonati; 313 tifosi ospiti), incasso non comunicato. Ammoniti: Bastoni, Adamo, Kargbo, Mantovani, Calò, Benali. Angoli: 4-1 per il Cesena. Recupero: 1’; 4’.
BARI - La partita perfetta, se sei in serie B e non sei una corazzata. Un «golletto» e tanta sofferenza. Mostrando muscoli e carattere, concentrazione e umiltà. Una fase difensiva che esalta il collettivo, tutto comincia da attaccanti mai statici e centrocampisti capaci di mettere «pezze» un po’ ovunque. Davanti a un Cesena punito dal risultato ma decisamente più in palla. Mignani, applaudito dal «San Nicola», ha costruito un bel giocattolo insieme a una società ispirata nelle scelte di mercato firmate Artico. Squadra sbarazzina, propositiva, organizzata. Punita da una clamorosa distrazione, in occasione del gol. E da una fase offensiva che s’è «depressa» davanti al muro biancorosso.
I detrattori (calcistici) di Mignani avranno goduto come matti per una vittoria così. E fanno benissimo, altroché. Troppe «masturbazioni» intellettuali, in Italia. Almeno quando si vince bisognerebbe avere il buongusto di farselo bastare. Sempre. Senza avventurarsi in questioni di lana caprina che sanno tanto di contorsionismo dialettico. Come il «gioco», che poi non si capisce bene cos’è. Non è gioco segnare su calcio da fermo? O in ripartenza? Non è gioco avere una feroce cultura della difesa della porta? O sapersi esaltare nella differenza? È gioco lasciare pochi tiri all’avversario? È gioco fare tanti punti? E, quindi, vittoria e basta. Vincere non è mai una casualità. Senza se e senza ma. Proprio come accadeva due anni facendo storcere il muso a qualcuno pur lasciando in eredità ugualmente tantissime verità. Tutte di «peso».
Partita abbastanza semplice da raccontare. Vince la squadra più concreta, quella che soprattutto sbaglia meno. Sicuramente non quella che gioca meglio. Non quella dominante. Dettagli. Nel calcio il possesso palla non è l’unica cosa che conta. Pesano più gli equilibri, la tattica sì che può scavare le differenze quando l’atteggiamento rasenta la perfezione. La distrazione che porta Dorval al poderoso stacco di testa che vale la vittoria (preziosissima e non solo per la classifica che brilla) è l’episodio che non spacca la partita, che infatti non cambia padrone (anzi), ma che regala al Bari ulteriori energie. Soprattutto mentali. Ci si esalta nella rincorsa del pallone. Fioccano i contrasti, gli occhi si fanno di «fuoco». E ci scappa pure qualche tensione. Benali, che giganteggia in lungo e in largo, si fa vincere dalla trance agonistica e scatena la reazione di Calò dopo una netta punizione fischiata al Cesena.
Cesay ha il pallone per siglare l’1-1 (Dorval troppo morbido), i romagnoli reclamano anche un rigore per un mani di Lella. Longo sceglie la strada ulteriormente conservativa (fuori Falletti e Lasagna per Lella e Sibilli) ma, forse, sperava di poter ripartire con maggiore efficacia. E invece la partita resta sostanzialmente «sporca». Di sofferenza e opposizione. Una vittoria alla... Mignani, si può dire senza che qualcuno faccia il permaloso? Un complimento, evidentemente. Tutto il resto è fuffa. E pure fastidiosa.