L'intervista

L'ex tecnico Pillon: «Bari, avanti così: hai tutto per mirare in alto»

Davide Lattanzi

«Con Mignani si era chiuso un ciclo, Marino sta portando mentalità offensiva. Ho un debole per Diaw: può diventare un trascinatore» 

BARI - «Il Bari è ad una svolta del suo campionato, ma l’Ascoli è abituato a combattere su ogni campo: siamo all’inizio, ma la posta in palio al San Nicola sarà alta». Giuseppe Pillon presenta così la sfida tra i pugliesi e i marchigiani che andrà in scena domani alle 14. Il tecnico di Preganziol, nella sua lunga carriera, ha guidato entrambe le formazioni: i bianconeri addirittura in due periodi, dal 2001 al 2003 (una promozione in B ed una brillante salvezza in cadetteria), quindi nel 2009-10 (altra permanenza in B, grazie ad una prodigiosa rimonta dal terzultimo posto). La sua esperienza con i Galletti, invece, risale al 2003-04, quando rilevò Marco Tardelli nel corso della stagione, senza, però, evitare la retrocessione in serie C, avvenuta nel playout contro il Venezia e poi scongiurata dal ripescaggio.

«Partite del genere - ricorda Pillon - lasciano sempre una traccia in chi le vive. La sconfitta di quel Bari con il Venezia resta uno dei dolori più intensi della mia carriera: era già mortificante che una piazza del genere lottasse per non retrocedere, ma la gente capì la difficoltà del momento, si compattò attorno alla squadra, sostenne anche me con grande affetto. Non dimenticherò mai l’atmosfera al San Nicola nel match di andata contro i veneti: vincemmo 1-0, ma al ritorno perdemmo e non conservammo la categoria. Avrei voluto davvero proseguire la mia storia in biancorosso, ma devo ammettere che, a distanza di tempo, comprendo la scelta del club di aver voluto cambiare strada. Mignani ha vissuto qualcosa di simile a quanto è capitato a me e ha incontrato difficoltà nel ripetersi: è una dinamica che ha una sua logica».

In che cosa vede la similitudine delle due esperienze?

«Il percorso di Mignani ovviamente è stato opposto al mio da tanti punti di vista: lui ha vissuto due anni esaltanti con la promozione in B ed il terzo posto in cadetteria, contro ogni pronostico. Io, invece, affrontai una stagione in sofferenza, nella quale comunque riuscimmo a tornare a galla, sprecando tante chance per salvarci direttamente. L’analogia, però, sta nell’essersi giocati tutto in uno spareggio e nell’averlo perso. Inevitabilmente, ricominci da quel ricordo e, se non parti a razzo, riaffiora il rimpianto per quanto ti è sfuggito: un sentimento che percepisce inevitabilmente anche la squadra, soprattutto i ragazzi che hanno vissuto tale esperienza. Reputo Michele un tecnico eccellente, ma forse il suo avvicendamento si spiega proprio così: azzerare tutto, dare una sterzata, mettere in circolo idee nuove. Certo, ci si poteva pensare in estate, ma comprendo che non fosse facile rinunciare ad un allenatore protagonista di un’escalation straordinaria».

Il ds Polito ha scelto l’esperienza di Marino: è il profilo giusto per risalire la china?

«Il Bari non era in disarmo, anzi i tanti pareggi inanellati alla lunga potrebbero anche rivelarsi preziosi. Tuttavia, era evidente che la squadra avesse smarrito la sua irriverenza, la brillantezza che la scorsa stagione sciorinava contro qualsiasi avversario. Marino adotta un calcio molto offensivo: la sua mentalità porterà il gruppo a bandire gli indugi e cercare con convinzione il successo. E se lui in età matura ha accettato una sfida del genere, significa che è convinto di poter vivere emozioni forti in una piazza così ambiziosa».

Ma a suo avviso il Bari può nutrire ambizioni di un campionato d’alta quota?

«Non si può vivere del ricordo della passata stagione: il complesso è radicalmente cambiato, ha caratteristiche diverse, ma i valori tecnici sono elevati: Vicari, Aramu, Acampora, Diaw sono veri top player per la B. Ho un debole per il centravanti friulano: ha una tecnica in velocità davvero elevata, da categoria superiore. Il gol realizzato a Brescia ne è una limpida dimostrazione. Se ha superato ogni problema fisico, può diventare un trascinatore. Il Bari non deve porsi limiti: può ambire al massimo traguardo e, in ogni caso, deve assolutamente essere almeno in zona playoff».

Che gara si aspetta sabato, contro l’Ascoli?

«I Galletti sono davanti ad un possibile bivio: sono reduci da una vittoria in trasferta, peraltro in rimonta. Dovrebbero arrivare alla gara contro i marchigiani con il pieno di entusiasmo: può essere l’occasione giusta per sbloccarsi in casa e riaffacciarsi nei quartieri alti della classifica. A patto, però, di mantenere la ferocia agonistica esibita nel secondo tempo dell’incontro del Rigamonti. Non sarà una partita spettacolare: bisognerà avere pazienza ed il massimo agonismo. Perché l’Ascoli è ben consapevole della sua missione: lottare per la permanenza su ogni campo. E Viali ha già impresso ai suoi una mentalità guerriera: lo scorso anno ha centrato una grande impresa salvando il Cosenza. Il Bari, però, possiede valori superiori a quelli dei bianconeri che, peraltro, si presenteranno al San Nicola con una lunga lista di indisponibili».

Anche il Bari, però, dovrà fare a meno di «senatori» come Di Cesare e Maiello…

«Saranno senz’altro assenze pesanti, ma la rosa biancorossa è profonda e le alternative non mancano, in particolare a centrocampo: ad esempio, il recupero di un elemento come Maita potrà rivelarsi davvero prezioso per Marino».

Sono trascorsi undici turni in B: che cosa sta raccontando il campionato?

«Il Parma si sta oggettivamente elevando sulla media: gioca a ritmi altissimi, ha molti giovani di prospettiva, è un complesso in continua evoluzione. Oggi è l’assoluta favorita per la promozione diretta. Il Palermo è una fuoriserie, ma sta accusando alcune scivolate inaspettate. Per il resto, vedo un grande equilibrio: mi piace il Catanzaro perché mostra un bel calcio. Alla fine, la ricetta è sempre la stessa: va avanti chi ha continuità di risultati ed una precisa identità. Sul Bari sono fiducioso perché perde poco, ha notevoli margini di crescita e soprattutto un pubblico da serie A».

Privacy Policy Cookie Policy