Serie B
Bari, l'ex Sibilano: «La squadra saprà restare al top»
«Polito si sta muovendo in modo intelligente. Dopo Ferragosto i colpi»
BARI - «Il Bari si sta muovendo nel modo giusto: occorre pazienza, ma la squadra sarà competitiva». Lorenzo Sibilano vota la fiducia ai biancorossi. L’ex difensore biancorosso, barese purosangue (89 presenze e tre reti tra il 1997 ed il 2006 tra serie A e B, oltre alla trafila nel settore giovanile culminata con la conquista del torneo di Viareggio) è un capillare conoscitore della serie B. Da allenatore, infatti, è il braccio destro di Davide Dionigi che ha seguito in cadetteria alla guida di Reggina, Brescia e, nella scorsa stagione, Cosenza, dove ha allenato uno dei volti nuovi dei Galletti, ovvero Marco Nasti. A dieci giorni dal viso del campionato, ecco la sua analisi sulla B che verrà e sulle prospettive del Bari.
Lorenzo Sibilano, come vede il nuovo campionato cadetto?
«La serie B non perderà mai le sue peculiarità: è un torneo duro, spigoloso, dai toni agonistici alti, così come ormai è elevato il livello tecnico. Tuttavia, secondo me la media si è un pizzico abbassata rispetto allo scorso anno, con la retrocessione di compagini di grande impatto come Benevento, Spal e, forse, Perugia, a seconda dell’esito dei ricorsi. Anche le squadre che sono arrivate dalla A si stanno muovendo con oculatezza, al momento si vede un grande equilibrio, ma non autentiche corazzate».
Il Bari riparte dal trauma della serie A persa in finale dei playoff: difficile ricominciare con un ricordo del genere?
«Purtroppo quella serata è entrata di diritto tra le date indimenticabili della storia ultracentenaria del club. Ma nello sport la vera forza è reagire alle delusioni, anche a quelle più dolorose. In tal senso, il Bari ha un solo modo per ricreare la sua magia: riprendersi quanto è scappato ingiustamente se valutiamo il terzo posto di una stagione straordinaria e lo stesso esito del doppio confronto contro il Cagliari. A volte il calcio sa restituire quanto ti toglie. Ora si riparte con aspettative più alte, con una piazza che moltiplicherà la sua attenzione dopo le affluenze incredibili del campionato passato. Ma ho fiducia in un aspetto: il Bari aveva uno spirito battagliero unico e perfetto per la categoria. Essere ripartiti da Polito e Mignani, nonché, almeno sul piano numerico, da una base consolidata è un vantaggio da non sottovalutare».
Sono andati via pilastri come Caprile, Folorunsho, Benedetti, probabilmente partirà Cheddira: la piazza teme che non sarà facile ripetersi…
«Chi tra questi ragazzi era considerato un protagonista annunciato in partenza? È vero: in questo momento il Bari ha bisogno di coprire 4-5 ruoli cardine, ma ho fiducia nella competenza di un direttore sportivo capace come Ciro Polito. Il mercato ora è fermo per tutte. Qualche compagine si è mossa in anticipo e poi si è fermata. C’è poca liquidità: la gran parte delle operazioni si sbloccheranno dopo Ferragosto».
Tra i volti nuovi c’è Nasti che lei ha allenato a Cosenza: come lo descrive?
«Marco colpisce perché è giovanissimo, eppure in attacco sa fare tutto: è rapido, dinamico, ha il fiuto del numero nove e la mobilità di una seconda punta. È abile nel gioco aereo, ma al contempo possiede la tecnica per garantire raccordo con il centrocampo. È una delle grandi speranze del calcio italiano: il potenziale dovrebbe portarlo a calcare a breve ben altri palcoscenici rispetto alla B. Misurarsi in una grande piazza ci farà capire quanto sia pronto alla consacrazione. A Cosenza ha accusato qualche difficoltà all’inizio, poi è andato in crescendo. Il modulo a due punte del Bari gli si addice perché è perfetto per giocare con un compagno al fianco, soprattutto se, come leggo, dovesse essere uno come Diaw: veloce, abile ad attaccare la profondità e nel dialogo con il partner di reparto».
Il colpo più ad effetto del mercato barese è stato fin qui Menez: a 36 anni il francese può esaltarsi al San Nicola?
«Parliamo di un campione che ha vissuto il meglio del calcio mondiale. A Bari troverà una società perfettamente organizzata che gli consentirà di riassaporare la professionalità a cui è abituato. Lui dovrà pensare solo al campo e, sotto questo profilo, la classe è cristallina. E un pubblico così passionale potrà trascinarlo: se è venuto qui, lo ha fatto per centrare l’ultima grande impresa della sua carriera».
Da ex difensore centrale, è sorpreso dall’ennesima sfida di Valerio Di Cesare?
«Il valore del calciatore è di categoria superiore, in più con l’esperienza acquisisci letture che prima non puoi avere. Di Cesare può ancora essere un valore aggiunto, però un minimo dovrà essere gestito. Ecco, io un centrale in più lo prenderei: quando lo scorso anno Valerio non c’è stato, la sua assenza si è avvertita».
Insomma, il Bari può ancora sognare?
«Direi che è un dovere nei confronti di un popolo che merita assolutamente la serie A».