I dati
Brindisi, liste d’attesa tra luci e ombre: bene le urgenze, a urologia se paghi visita dopo 1 giorno invece che 143
Nel primo semestre del 2025, i tempi massimi per le prestazioni rispettati nell’87% dei casi. Disparità eclatanti tra chi prenota attraverso il cup e chi decide per l’intramoenia
Le prestazioni sanitarie di primo accesso catalogate come urgenti (da garantire entro un massimo di tre giorni), a Brindisi - secondo i dati della Regione relativi al primo semestre 2025 - vengono evase di media in un giorno, contro i 53 giorni medi del dato regionale. Una discrepanza piuttosto eclatante, che tuttavia viene mitigata dal dato complessivo. Nel resto della Puglia, infatti, le liste d’attesa per visite ed esami programmati (quindi da garantire entro 120 giorni, che poi sono quelle che rappresentano la maggioranza) sono meno lunghe che a Brindisi: 92 giorni in Puglia, 109 nel Brindisino. Nel complesso, i giorni medi di attesa per le prestazioni di primo accesso sono 102 in Puglia e 80 a Brindisi. Visite ed esami vengono evasi nei tempi massimi previsti nel 93,6% dei casi in Puglia e nell’87% a Brindisi. Numeri che vanno letti anche sulla base della accentuata carenza di sanitari e di strutture private accreditate nella provincia di Brindisi (le prestazioni ricevute dai privati accreditati rappresentano il 19% del totale in Puglia).
Le categorie previste per le prestazioni sono: urgente (entro 3 giorni), breve (entro 10), differibile (entro 30 giorni visite specialistiche, 60 esami strumentali), programmata (entro 120 giorni).
Insomma, per un paziente che ha bisogno urgente di una prestazione sanitaria, rivolgersi all’Asl di Brindisi è decisamente più vantaggioso. In generale, invece, i brindisini pagano uno scotto maggiore in termini di attesa rispetto agli altri pugliesi. E questo in una regione che, secondo quanto asserito nelle scorse ore dalla trasmissione Report, è ultima in Italia per i tempi delle liste d’attesa.
Un altro tema molto dibattuto in questi giorni è quello relativo alle attività libero professionali intramurarie (Alpi). Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha ventilato la possibilità di sospendere l’intramoenia quando le liste d’attesa sono troppo lunghe. In Puglia e a Brindisi, tuttavia, i numeri delle prestazioni erogate in Alpi sono bassi (rappresentano tra il 5 e il 6 per cento del totale). Ma ci sono alcuni casi da attenzionare. Il massimo - in termini percentuali - di prestazioni in Alpi si raggiunge per le visite urologiche (32,1%), ematologiche (29,5%), pneumologiche (27,2%), reumatologiche (20,52%) e nefrologiche (20,50%). Ebbene, in questi casi i tempi d’attesa passano per urologia da una media di 143 giorni per le prestazioni istituzionali a un solo giorno per quelle in Alpi, da 146 a 17 per reumatologia, da 85 a 4 per nefrologia, da 79 a 3 per pneumologia e da 71 a 2 per ematologia. Al netto di queste disparità, va detto che un numero crescente di sanitari sta prediligendo il rapporto di non esclusività, pertanto sono sempre meno i medici che svolgono l’Alpi.
Scendendo nel dettaglio delle prestazioni dell’Asl di Brindisi si può osservare ad esempio che, per la prima visita cardiologica, i casi urgenti vengono evasi il 98,4% delle volte entro i tempi massimi, ma basta spostarsi nelle prestazioni con tempi brevi (entro 10 giorni) per vedere scendere il dato al 38%. Per le visite angiologiche, i tempi vengono rispettati nel 24% dei casi per le brevi e nel 20% per le differibili. Si attendono 286 giorni di media per esami programmati (quindi da effettuare entro un tempo massimo di 120 giorni) di colonscopia totale con endoscopio flessibile e 262 per risonanze magnetiche della colonna in toto. Si superano i 200 giorni anche per le visite ortopediche, reumatologiche e urologiche.
Le richieste urgenti riescono a essere garantite quasi tutte nell’arco di tre giorni, mentre le percentuali crollano già per quelle a 10 giorni (per le elettromiografie tempi rispettati nel 14% dei casi, per gli holter il 24% delle volte).
Problemi si riscontrano pure nelle urgenze per ecografie scrotali (tempi rispettati nel 66,7% dei casi), risonanze magnetiche del rachide cervicale (66,7%) e del bacino (50%), ecografia monolaterale della mammella (83,3%).
Allargando lo sguardo sullo stato di salute dell’offerta sanitaria brindisina, c’è poi da tenere in considerazione la mobilità passiva, ossia il dato sui cittadini della provincia che ricevono prestazioni in altri territori. Se la mobilità extra-regionale è rimasta pari all’11% dal 2019 al 2024, quella infra-regionale è invece aumentata del 6,3%, passando dal 28 al 34 per cento. Segno, evidentemente, di un allargamento del divario nell’offerta sanitaria tra Brindisi e le altre province pugliesi. Sul fronte della prevenzione, infine, l’attività di screening oncologico supera i target regionali, così come per i tempi di risposta dei mezzi di soccorso.