energia rinnovabile
Stop ai due parchi agrivoltaici tra Brindisi e Mesagne e Punta della Contessa. A rischio la gigafactory dei coreani
Quasi 650 ettari complessivi. Hanwha Energy vuole produrre batterie. Il Pd: «La palla passa al Governo»
BRINDISI - Arriva lo stop per due parchi agrivoltaici da quasi 650 ettari complessivi, uno tra Brindisi e Mesagne e l’altro nei pressi del parco di Punta della Contessa. Le implicazioni sono tante, perché da questi due investimenti potrebbe passare una parte consistente delle opere pubbliche del Comune di Brindisi, sulla base della convenzione che l’ente intende siglare con chi installa Fer sul territorio. Ma anche perché uno dei due progetti è stato presentato dalla Solar Energy del gruppo Hanwha Energy, ossia il colosso coreano che vorrebbe realizzare la gigafactory di sistemi di accumulo di energia a batterie nelle aree attigue all’impianto agrivoltaico. La fabbrica impiegherebbe centinaia di unità, ma il rischio è che senza il parco agrivoltaico, non ci sia futuro per la gigafactory. La Commissione Via del Mase a febbraio ha espresso parere sfavorevole all’impianto agrivoltaico tra Brindisi e Mesagne da 202 mw e 371 ettari. È prevista la piantumazione di 142.800 ulivi.
Il progetto, però, non ha convinto neppure gli enti locali. Il Comune di Mesagne nell’aprile del 2024 diede parere sfavorevole. La dirigente era Rosabianca Morleo, la stessa che adesso è chiamata a esprimere per il Comune di Brindisi il parere sulla gigafactory di batterie, che a differenza del parco agrivoltaico, ricade nell’agro brindisino. Tra le varie criticità, la Commissione Via del Mase ha rilevato che la prevista operazione di espianto e reimpianto di 68 ettari di vigneto in altre aree della stessa proprietà non è compatibile dal punto di vista ambientale in quanto si andrebbero ad alterare le caratteristiche relative alla biodiversità. Inoltre, ci sarebbe un rimarchevole rischio di depauperamento delle falde perché le specie orticole previste sono particolarmente idroesigenti. Per il capogruppo del Pd, Francesco Cannalire, l’occasione della gigafactory va colta: «L’interesse per un investimento di una joint venture italo-coreana per la realizzazione di impianti bess è un’opportunità per tutto il territorio. I pochi dettagli del progetto emersi in queste ore consentono di prevedere importanti ricadute economiche e occupazionali sostenute da un investimento di circa 600 milioni di euro. La palla ora passa al Governo, che ha il dovere di approfondire la compatibilità del progetto con le leggi vigenti e agevolare, eventualmente, il superamento delle criticità che dovessero emergere. Per questo resta incomprensibile il recente diniego da parte del Governo di un maxi-impianto agrivoltaico che sembra fosse propedeutico all’investimento coreano. Questo quadro normativo nazionale precario in materia di impianti di energia da fonti rinnovabili crea grande sfiducia negli investitori e rischia di far perdere occasioni in un territorio che invece dovrebbe essere protagonista nella transizione energetica. A causa delle pastoie burocratiche, questo importante investimento previsto dal gruppo coreano rischia di impantanarsi, rischiando di privare il territorio di un’altra occasione di lavoro e di sviluppo. Ci riserviamo, se sarà necessario, di chiedere l’intervento della Regione a sostegno dell’investimento, che reputiamo tra i più importanti tra quelli finora presentati».
Anche l’altro progetto di agrivoltaico sta incontrando porte chiuse da parte delle istituzioni. Si tratta dell’investimento della «Bio3 Pv Hydrogen srl», che ha presentato la sua manifestazione d’interesse alla consultazione pubblica del Mimit. La società intende investire 70-100 milioni a Brindisi. L’area d’intervento, a nord della centrale Enel, ricopre una superficie totale di 260,70 ettari. L’impianto agrivoltaico avrebbe una potenza pari a 151,61 mw. Nell’ambito della procedura Via si registra già il parere sfavorevole della Regione, la quale ha evidenziato tra le varie cose che l'impianto ricade nella fascia di rispetto dei 100 metri della zona speciale di conservazione di Punta della Contessa e che interferisce direttamente con il sito di interesse storico-culturale della Masseria Villanova. La Regione evidenzia che l’area in oggetto rientra tra quelle indicate come non idonee, anche perché l’impianto non può essere definito agrivoltaico ma a tutti gli effetti solo un impianto fotovoltaico. La produzione energetica non è sinergica - è la tesi della Regione - con quella agricola, e ciò in nessuno degli aspetti del ciclo produttivo agricolo. Nelle superfici interessate dal progetto non si evince, infine, una produzione attuale di prodotti Dop, Doc, Igp.