La protesta

Brindisi, i migranti contro il trasferimento a Restinco : «Il Comune faccia subito dietrofront»

NICOLA BELLANOVA

A dover essere trasferiti sessanta migranti attualmente ospitati nel capannone di via Provinciale San Vito. Toraldo (Flai): «Lavoratori regolari spediti nell’estrema periferia».

Come era prevedibile, il trasferimento a Restinco dei sessanta migranti attualmente ospitati nel capannone (anzi, nella tendopoli realizzata nel piazzale interno) di via Provinciale San Vito, ha creato proteste e spaccature all’interno della società civile. La comunità africana chiede un dietrofront, e chiama in causa le istituzioni: «Non è accettabile che i migranti vengano spostati in campagna, come se non facessero parte della città. Non sono animali - afferma Drissa Konè, rappresentante degli immigrati -. Mi informerò sui motivi di questa decisione e da chi è stata presa. Non la condivido assolutamente».

Si dice che dopo un rapimento di un bambino, da parte di un ospite del dormitorio, i brindisini avrebbero presentato una petizione: «Non si può punire un’intera comunità, per colpa di una singola persona. È una forma di generalizzazione che non va assolutamente condivisa». Gli ospiti della struttura provengono da Mali, Gambia, Burkina Faso e altri stati dell’Africa Centrale, sono per lo più braccianti agricoli che si spostano in bicicletta in attesa di prendere i treni regionali o recarsi sui luoghi di lavoro: «Ci opporremo - assicura Kone - farò presente questo problema in prefettura, dove si svolgerà un tavolo contro sfruttamento e caporalato. Il Comune ci ripensi».

Anche i sindacati scendono in campo: «I 60 immigrati, tutti lavoratori con regolare permesso di soggiorno che non riescono loro malgrado a trovare un alloggio dignitoso nella provincia, si troveranno da subito ad essere trasferiti in estrema periferia o meglio nelle campagne limitrofe - afferma Gabriele Toraldo di Flai Cgil - Proprio mentre in Prefettura si sta attuando la sottoscrizione di un protocollo anticaporalato e sfruttamento in agricoltura ma anche e soprattutto di diritti ed integrazione».

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