La notizia
Brindisi «candidata» nel 2025 a capitale italiana della Tari
Costi su per 10 milioni. Con la differenziata al 70% risparmi per 2,2 milioni
BRINDISI - Brindisi si candida a diventare nel 2025 la città con la Tari più alta d’Italia. Se nel 2024 lo studio di Cittadinanzattiva la colloca «solo» al settimo posto (tenendo in considerazione un nucleo familiare composto da tre persone con abitazione di 100 metri quadri) è perché l’amministrazione Marchionna - come ammesso dal primo cittadino - ha scelto di ignorare la sentenza del Consiglio di Stato che ha dato ragione ai proprietari delle discariche sull’aumento delle tariffe per il conferimento, da adeguare agli indici Istat. Una omissione che ha comportato l’approvazione a luglio di un Piano economico-finanziario identico a quello del lontano 2022 e a una successiva variazione di bilancio d’urgenza da 3,5 milioni di euro per evitare il blocco del servizio di smaltimento dei rifiuti. Ieri in commissione consiliare il sindaco Pino Marchionna ha spiegato che l’unica strada per sterilizzare parte dell’aumento Tari previsto nel 2025 è aumentare la percentuale di raccolta differenziata (a settembre al 41 per cento) e continuare a scovare evasori. Un aumento che nel 2025 potrebbe risultare di oltre 10 milioni di euro. Infatti, il Pef del 2025 conterrà l’incremento pari a 3,5 milioni del 2024, quello da 3,5 milioni del 2025, più l’arretrato a partire dal 2021 (qualora il ricorso presentato dagli enti locali della provincia di Brindisi contro gli aumenti dei costi di conferimento dovesse essere respinto). A tutto questo va aggiunta l’applicazione del calcolo del fondo crediti di dubbia esigibilità, pari al 30 per cento del totale dell’incremento. «È vero, sapevamo - ha detto Marchionna - degli aumenti: ho scelto deliberatamente di non aumentare le tariffe per quest'anno». Un’ammissione che il consigliere di opposizione Riccardo Rossi definisce «omissione», riservandosi di inviare una segnalazione alla Corte dei conti.
Marchionna non si fa illusioni rispetto alla realizzazione a stretto giro degli impianti pubblici di compostaggio e di recupero materiali promessi da tempo dalla Regione, né di poter contare prima della fine del mandato sulla riapertura della discarica di Autigno, per la quale la Regione ha assicurato un finanziamento da 40 milioni di euro. «Siamo sotto elezioni regionali e ci sono forti pressioni, dubito che sugli impianti pubblici ci saranno accelerazioni proprio adesso, dopo quasi dieci anni persi», ha attaccato il sindaco, che ritiene più concreta la possibilità di ottenere da Formica Ambiente una parte dell’eventuale ampliamento della discarica: «Se la Regione ha chiesto per sé 600mila metri cubi, chi dice che anche noi, in caso venisse autorizzato l’ampliamento, non possiamo chiedere 2-300mila metri cubi per il conferimento dei nostri rifiuti a prezzi scontati?».
Guardando all’oggi, gli uffici hanno predisposto alcune proiezioni sugli abbattimenti della Tari in caso di incremento della percentuale di differenziata. «Con un aumento della differenziata - ha spiegato il dirigente del settore Ambiente, Danilo Morciano - aumenterebbero gli introiti dai vari consorzi, che oggi sono pari a 900mila euro. Con una differenziata al 70 per cento, i costi della Tari si ridurrebbero di 2,2 milioni e dai consorzi avremmo 1,5 milioni; con la raccolta al 60 per cento avremmo una riduzione Tari di 2 milioni; con la differenziata al 50 per cento ci sarebbe un milione di euro di risparmio».