criminalità
«Ora gli faccio saltare l’auto». L’imprenditore non pagava, intercettati i presunti estorsori del Brindisino
Gli indagati confidavano nell’omertà conseguente all’intimidazione che il gruppo era in grado di esercitare
Qualcuno degli indagati pensava a una ritorsione per l’imprenditore che non si era piegato alla richiesta estorsiva, che non si era presentato all’appuntamento fissato per il pagamento di 50mila euro e temeva che avesse presentato denuncia. «Ora gli faccio vedere che gli faccio saltare la macchina». Il retroscena emerge dalle intercettazioni disposte nell’inchiesta coordinata dalla pm della Dda di Lecce, Carmen Ruggiero, e partita dopo la denuncia presentata in Questura dall’imprenditore brindisino vincitore del bando indetto dalla Provincia per il rifacimento di alcune strade.
L’inchiesta, nell’ultimo mese, ha portato a sei arresti eseguiti in due tranche. L’11 ottobre scorso gli agenti della Squadra mobile di Brindisi hanno condotto in carcere Lucio Annis, 54 anni, di San Pietro Vernotico, Francesco Sisto, 51 anni e Tobia Parisi, 43 anni, entrambi di Mesagne e domiciliati a Brindisi (tutti e tre già condannati in via definitiva per essere stati affiliati al clan dei mesagnesi della Scu) e Salvatore Esposito, 44 anni, di San Pancrazio Salentino, ritenuto il tramite con l’imprenditore. Il 7 novembre sono stati arrestati gli altri due che, secondo l’accusa, avrebbero preso parte alla tentata estorsione, aggravata dal metodo mafioso: Massimo Magli, 48 anni, di San Pietro Vernotico, e Andrea Cava, 37 anni, di Manduria ma residente a Erchie. L’intercettazione considerata di rilievo, e per questo riportata nell’ordinanza firmata dalla gip del tribunale di Lecce, Tea Verderosa, è relativa al dialogo tra Magli e un uomo, estraneo all’inchiesta, avvenuta il pomeriggio dell’11 ottobre, quando i due commentano gli arresti. «Non stava pagando, è dal 20 settembre che gli stiamo sopra», dice Magli, che al suo interlocutore confida di aver espresso preoccupazioni a Sisto per il comportamento dell’imprenditore e spiega le motivazioni.
«Perché quando si doveva parlare, è venuto. Ora vuol dire che questo sta facendo qualcosa». Magli, a questo punto, racconta anche dei propositi di Sisto: «Ora gli faccio vedere che gli faccio saltare la macchina». Per la gip, nei confronti di Magli e Cava sussiste l’aggravante del metodo mafioso, «anche se non è provata la loro appartenenza a un’associazione di stampo mafioso». Di rilievo è «l’atteggiamento di sorpresa dopo aver scoperto che l’imprenditore aveva presentato denuncia», perché secondo la gip gli indagati «confidavano nell’atteggiamento omertoso conseguente all’intimidazione che il gruppo era in grado di esercitare».