Sanità
Brindisi, il presidente dell’Ordine dei medici si scaglia contro l’Asl: «Nessuno vuole venire al Perrino»
Arturo Oliva va all’attacco: «I medici sono stremati difficile garantire l’ordinario, altro che legge sulle liste d’attesa»
BRINDISI - «Con soli quattro medici in servizio nel reparto di chirurgia generale del Perrino, come si può pensare di ridurre le liste d’attesa attraverso gli straordinari? Qui c’è difficoltà a garantire l’ordinario. Il primario è dovuto tornare dalle ferie per assicurare il servizio, servirebbero almeno sette medici al giorno per garantire il funzionamento del reparto». È un fiume in piena Arturo Oliva, presidente dell’ordine dei medici di Brindisi e segretario regionale del sindacato dei medici Cimo-Fesmed. Le condizioni stressanti nelle quali si ritrovano a lavorare i sanitari è alla base della riluttanza a scegliere Brindisi come sede lavorativa. Ma ci sono anche altre ragioni, come il fatto che «il contratto stabilisce - spiega Oliva - che il piano mensile delle attività venga predisposto il 20 del mese precedente, così da consentire ai medici di conoscere in anticipo quali turni dovranno fare. Ebbene, a Brindisi questo non viene ottemperato, non vengono rispettate le norme contrattuali. E poi ci si chiede il motivo per il quale i medici non vengono a lavorare a Brindisi. La qualità di vita lavorativa è indubbiamente negativa qui. Chi verrebbe a lavorare nella chirurgia generale del Perrino, dove ai medici non sono consentiti ferie o sabato e domenica liberi?». Anche l’ipotesi più volte rilanciata dell’Azienda Zero viene guardata con scetticismo da Oliva: «Sarebbe un fallimento, come accaduto altrove: nel contratto di lavoro della dirigenza medica bisogna indicare la sede e l’unità operativa. Pertanto, non si possono obbligare i medici a trasferirsi, hanno il diritto di scegliere la sede lavorativa».
Troppe le criticità che da tempo non trovano soluzione. «Quello che non si sta capendo - afferma preoccupato il presidente dell’ordine dei medici - è che si sta rischiando la desertificazione dei servizi. Basti pensare che in questo territorio non si partorisce più al di sotto delle 34 settimane, la radiologia interventistica è inesistente, con pregiudizi sulle condizioni di salute dei pazienti, la ginecologia dell’ospedale di Francavilla è chiusa ormai da un anno e mezzo».
Le lentezze e le storture della burocrazia complicano ulteriormente lo stato delle cose. «Abbiamo reparti clandestini - riferisce sconcertato Oliva - dato che la chirurgia senologica non esiste nel piano di riordino ospedaliero. Questi colleghi sono dei fantasmi per la burocrazia regionale, sono inquadrati in chirurgia plastica. Tra centro ustioni e chirurgia plastica risultano 17 medici, ma sei di questi in realtà fanno parte di chirurgia senologica. Accade pertanto che la Regione non autorizza un concorso se vede che in chirurgia plastica, da edotto, risultano 17 medici». In chirurgia plastica «manca il primario da un anno e mezzo: perché non si è fatta una procedura concorsuale? Perché non viene nominato il vicario? Mancano le strutture apicali. Mancano il capo dipartimento, il primario e il vicario: chi impartisce gli ordini? Il primario del centro ustioni - conclude il segretario regionale del sindacato Cimo-Fesmed - è in malattia da tanto tempo ma non mi risulta sia stato nominato un vicario».